Ipocondria: quando la paura della malattia si avvera

Ipocondria: quando la paura della malattia si avvera
Julia Marquez Arrico

Scritto e verificato la psicologa Julia Marquez Arrico.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

L’ipocondria, o disturbo d’ansia per la salute (come viene chiamato dal DSM-5), è uno dei motivi più frequenti per i quali le persone ricorrono agli psicologi e alla psicoterapia. Si tratta della paura intensa e costante di contrarre una malattia.

Le malattie più temute dalle persone affette da ipocondria di solito sono quelle che implicano un deterioramento lungo e progressivo (come per esempio, cancro, HIV, fibromialgia), anche se esistono casi in cui teme di avere una malattia cardiaca o respiratoria (dal decoro più veloce e acuto).

Mentre nell’ipocondria l’aspetto più comune è la paura di malattie che deteriorano lentamente il nostro corpo, il timore di malattie più repentine (come un attacco cardiaco o affogare) sono più tipiche dell’attacco di panico. In entrambi i casi, sono le precauzioni adottate dalla persona al fine controllare corpo, sensazioni e paura che la fanno ammalare, psicologicamente.  

Ipocondria, donna impaurita

In altre parole, anche se i componenti principali dell’ipocondria sono la paura della malattia e l’iter necessario per ottenere una diagnosi (prove mediche, ricerca di informazioni, ecc.), esistono più fattori psicologici che influiscono sulla comparsa di questo disturbo, sulla sua intensità e durata.

In questo articolo spiegheremo come la paura intensa della persona ipocondriaca finisca per avverarsi, come conseguenza del controllo sul proprio corpo, dell’intolleranza all’incertezza e dell’inadeguata gestione della paura.

La paura di ammalarsi attira la malattia

Perché una persona che ha paura di ammalarsi finisca per sviluppare l’ipocondria devono convergere vari fattori. Tra i principali fattori psicologici che permettono a tale paura di avversarsi, troviamo aspettative irreali e idee preconcette di come debba funzionare il corpo umano.

Il ruolo delle aspettative irreali, l’auto imposizione e la necessità di controllo nello sviluppo dell’ipocondria

Quando una persona ha aspettative irreali e prive di fondamento su come deve sentire il suo corpo ogni giorno, qualsiasi sensazione fisica normale, come una contrattura, uno stiramento o un dolore, viene inteso come un segnale di allarme.

In parte è reale, se si ha ogni giorno mal di testa o uno strappo al collo bisogna senz’altro trovare la causa e intervenire. Tuttavia, le persone ipocondriache interpretano questi segnali come indicatori inequivocabili di malattia.

La paura della malattia cresce se il proprio schema mentale dice che: “sta succedendo qualcosa di grave, ho una malattia seria”. Questo dimostra che avere un’idea erronea di come debba funzionare il nostro corpo faciliti lo sviluppo dell’ipocondria. Questo ragionamento è piuttosto frequente nelle persone che hanno una bassa tolleranza alle sensazioni fisiche fastidiose. Credono che il loro corpo debba essere sempre uguale (nessuna macchia nuova e nessun neo), sempre senza dolore (nessuna contrattura né strappi) e sempre senza fastidi.

Ipocondria, donna preoccupata

Sebbene il malessere fisico sia normale e faccia parte dell’essere vivente (il nostro corpo è un organismo in costante cambiamento), se lo ascoltiamo finiamo per amplificarlo. Questo trova spiegazione mediante la “Teoria del cancello”, la quale ha dimostrato scientificamente che concentrarci su una determinata sensazione non fa altro che amplificarla, renderla più intensa e duratura nel tempo. Le tecniche di distrazione, dunque, sono necessarie per il trattamento psicologico dell’ipocondria.

L’auto-esigenza è un altro fattore chiave nello sviluppo dell’ipocondria, in quanto si diventa eccessivamente esigenti nei confronti del proprio corpo e della scomparsa dei fastidi. Non è sufficiente temere la malattia e non sopportare disturbi fisici normali, deve apparire anche un alto grado di auto-esigenza e ricerca del controllo affinché l’ipocondria faccia la sua comparsa. La persona comincia a pensare che il fastidio o la sensazione sgradevole deve scomparire e si pone un limite di tempo arbitrario perché ciò succeda.

Evitando di ammalarsi fisicamente si finisce per farlo psicologicamente

La mancata tolleranza verso le sensazioni fisiche fastidiose, ma normali, oltre a esigere al corpo che smetta di provarle fa ammalare psicologicamente. Controllando di continuo cosa fa male, quanto e dove, si investe gran parte del proprio tempo nel tentativo di controllare l’incontrollabile: il normale  funzionamento dell’organismo.

Una volta che amplificate le sensazioni fisiche mediante le attenzioni rivolte, la persona si spaventa di più e comincia a cercare su internet o a consultare medici. Tale processo di ricerca di informazioni in rete è molto pericoloso, poiché fornisce alla persona una grande quantità di nozioni che alimenteranno le sue preoccupazioni portando alla cosiddetta profezia autoavverante.

D’altra parte, andare dal medico e sentirsi dire che non vi è alcuna malattia, il soggetto si  calma temporaneamente, ma diviene schiavo dell’opinione del professionista. Per di più, realizzando prove ed esplorazioni, l’ipocondriaco si considera un medico malato quando invece non è così.

Come gestire correttamente l’ipocondria

Cercare la conferma di essere ammalati attraverso diverse fonti, senza credere a quello che ci viene detto dagli specialisti e insistendo nel dire “So di avere qualcosa, anche se mi dicono il contrario” non è la soluzione corretta.

La nostra mente è molto capricciosa e molto spesso “decide” di prendere il cammino sbagliato facendoci sentire molto sicuri di essere nel giusto. Nel caso dell’ipocondria, la persona deve capire che cercando informazioni e sottoponendosi a prove mediche di continuo, si lascia guidare dalla paura. Deve prendere coscienza di essere in errore e che, nonostante creda che le stia succedendo qualcosa di grave, non è così.

Ipocondria, psicologa con un paziente

La paura di ammalarsi è normale e adattativa, dobbiamo avere paura di ammalarci per poi avere un comportamento salutare e volto a proteggerci. Tuttavia, la ricerca di informazioni che indichino che confermino le nostre convinzioni è una forma sbagliata di gestire tale paura. In primo luogo, bisogna smettere di analizzare qualsiasi sensazione fisica e di sottoporsi a continue esami medici, così da abbandonare il ruolo di malato.

In secondo luogo, si deve capire che la paura non è il vero problema, che invece possiamo identificare nella mancata tolleranza della stessa che cresce ogni qual volta che si cerca di non sentirla o di placarla. È molto importante sottolineare il fatto che il problema non è la paura, ma la forma di gestirla, da cui poi scaturisce l’ipocondria.

Tenendo presente tutto ciò, un modo corretto di gestire la paura di ammalarsi è lavorarci, indagare il perché, cosa si ottiene, cosa si può fare al riguardo e soprattutto accettarla. Uno psicologo può insegnare a gestire le proprie paure, inclusa quella di ammalarsi. Se non tratta in modo corretto, infatti, quest’ultima finisce col divenire una malattia psicologica.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.