Kufungisisa, il pericolo di pensare troppo

Kufungisisa, il pericolo di pensare troppo

Ultimo aggiornamento: 24 settembre, 2020

Nello Zimbabwe le tribù locali usano una parola che riassume alla perfezione la maggior parte dei problemi psicologici dell’era moderna, kufungisisa, che si potrebbe tradurre letteralmente come “pensare troppo”, applicabile a fatti della vita presente, ma anche ad eventi traumatici del passato.

Gli shona, una delle popolazioni di questa regione, ritengono che rimuginare sia causa di malessere fisico e psicologico. I nativi, infatti, sono convinti che pensare troppo possa provocare ansia o depressione, ma anche altri disturbi fisici, come stanchezza o mal di testa.

C’è qualcosa di vero nel concetto di kufungisisa? Pensare tanto può davvero causare molti problemi? Con questo articolo proveremo a dare una risposta.

Kufungisisa: quando pensare troppo fa male

Nel corso della storia, l’uomo è sempre stato orgoglioso della sua capacità di riflessione. Diversamente dagli animali, che seguono l’istinto, l’uomo può pensare e riflettere su ciò che sta accadendo. Tuttavia, questa capacità è un’arma a doppio taglio.

Donna sta risolvendo un problema

Le altre specie non si sentono male come noi. E, per quanto possa sembrare contraddittorio, è proprio la nostra abilità di riflessione a crearci molti problemi.

La tribu shona non è l’unico gruppo che utilizza il concetto di kufungisisa. La psicologia moderna, infatti, si basa proprio su questa idea. Quando si è diffuso il ramo della scienza cognitiva, lo studio della mente ha rivelato che a farci stare male non è quello che ci accade o accade attorno a noi, quanto i nostri pensieri in merito o le nostre reazioni.

Albert Ellis, il padre della terapia razionale emotiva, lo aveva ben chiaro. Non è tanto l’evento in sé a influenzarci, piuttosto i nostri pensieri o le nostre opinioni sull’evento stesso. Com’è possibile che la nostra mente ci faccia stare così male?

Il ruolo del nostro cervello

Gli esseri umani crescono in un ambiente tremendamente ostile e, nonostante il progresso e la ricchezza, il cervello si comporta come se vivessimo ancora nel Paleolitico. Per questo motivo molte delle nostre funzioni mentali sono “obsolete”.

Tra queste, il modo in cui elaboriamo le informazioni. Dato che i nostri antenati erano continuamente minacciati da pericoli, era fondamentale per loro concentrarsi sugli aspetti negativi e rischiosi della vita; solo così potevano difendersi da animali selvatici, trovare cibo o costruire un riparo sicuro nei momenti di necessità.

Nonostante il processo evolutivo, il nostro cervello continua a funzionare nello stesso modo. Il sistema reticolare attivante (RAS) si occupa di spostare la nostra attenzione su tutto ciò che può andare nel verso sbagliato. Per questo, tendiamo a fissarci sulle cose negative.

Gli shona hanno coniato l’espressione kufungisisa proprio per definire questo modo ostile di vedere il mondo ostile, una forma di pensare che ci fa star male. Tuttavia, oggi sappiamo che rimuginare sulle stesse cose ci fa preoccupare troppo, oltre a farci perdere tempo e accrescere il nostro malessere.

Come smettere di pensare troppo?

Il pensiero ha un ruolo molto importante nel nostro benessere ed è per questo che la maggior parte delle terapie psicologiche puntano a cambiare il modo di pensare e di vedere il mondo. In questo senso, esistono sostanzialmente due approcci, che si trasmettono di generazione in generazione da migliaia di anni:

  • Modificare il nostro pensiero e opinione su ciò che ci accade;
  • Vivere nel presente.

Vediamoli nel dettaglio.

Donna preoccupata

1. Modificare i nostri pensieri

La prima risposta al malessere causato dai pensieri ruminativi consiste semplicemente nel modificare quello che diciamo o pensiamo. Secondo alcune correnti, come lo stoicismo, quello che accade non ha importanza. La moderna psicologia cognitiva abbraccia questa idea per insegnarci a vedere le cose da un’altra prospettiva.

Di quello che ci accade, nulla è così terribile. Se riusciamo a convincerci di questa idea, gran parte del nostro malessere semplicemente svanirà. Preoccuparsi non ha senso, qualsiasi cosa accada, alla fine staremo bene.

Prima di andare leggete anche: Dire addio all’ansia grazie alla mindfulness

2. Vivere nel presente

Filosofie ancestrali come il buddismo o correnti moderne come la mindfulness si basano sulla stessa idea: la base della sofferenza è il pensiero, lo stesso concetto racchiuso nel termine kufungisisa. Di conseguenza, per tutti i pensatori che hanno questa visione del mondo la soluzione è zittire la mente.

Ovviamente, non è una cosa semplice, ma alcune tecniche come la meditazione o lo yoga possono essere di grande aiuto. La scienza ha dimostrato che riuscire a spegnere la mente ha grandi benefici per la salute fisica e mentale.

Quasi tutte le culture nel corso della storia hanno condiviso o condividono l’idea del kufungisisa o che pensare troppo faccia male. Con un po’ di sforzo, tutti possono imparare a evitare questo problema. Tuttavia, se credete di aver bisogno di aiuto, non esitate a rivolgervi a uno psicologo o psicoterapeuta. Con la sua guida, il cammino verso la libertà mentale sarà molto più semplice da percorrere.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.