La competizione a scuola: un bene o un male?

La competizione a scuola non deve per forza essere un male, a patto che apporto benefici allo studente. Se portata allo stremo, invece, potrebbe finire per provocare stress o ansia.
La competizione a scuola: un bene o un male?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

Immaginate che a scuola venisse organizzata una partita di pallacanestro tra bambini. Questa situazione così comune è una riflessione per capire se sia corretto o meno dare importanza al risultato finale. Questo quesito dà origine a un’altra domanda: la competizione a scuola è positiva? Proviamo a rispondere.

Non prendiamoci in giro: oggigiorno il mondo del lavoro è altamente competitivo, dunque è importante domandarsi se sia un bene educare i bambini ad adattarsi a questo tipo di mercato del lavoro. Se lo guardiamo da un punto di vista adattivo, lo è senz’altro.

Eppure, sarebbe anche interessante che i futuri professionisti riorganizzassero il mondo del lavoro in modo che si basi sulla collaborazione e che permetta a qualunque individuo di trovare il proprio posto senza dover estremizzare il livello di competizione.

Partendo da questi ragionamenti, potremmo giungere alla conclusione che la competizione a scuola può essere sia un bene che un male. Per conoscere più a fondo l’argomento, sarebbe opportuno analizzarne vantaggi e svantaggi.

Una sana competizione è un bene: ti spinge a fare meglio.

-Gianni Versace-

Una gara tra bambine.

La competizione a scuola

Fatta questa premessa, vediamo cosa c’è di buono nell’introdurre la competizione in ambiente scolastico. Ricordiamo che comunque parleremo in generale, senza mai portare all’estremo la suddetta competizione.

Aspetti positivi

Attualmente per avere accesso all’istruzione universitaria è necessario superare un test d’ingresso. Dunque, gli studenti che vogliono frequentare un determinato percorso di studi che richiede voti alti saranno costretti a migliorare il proprio rendimento accademico. Questo li spinge a impegnarsi di più, a porsi obiettivi e a dare il massimo nello studio per raggiungere la meta finale.

Quando i ragazzi vogliono spiccare e ottenere buoni voti, contemporaneamente la loro formazione si arricchirà, permettendo loro di acquisire conoscenze e ottenere un migliore rendimento scolastico, personale, di vita, professionale, ecc. Inoltre, miglioreranno anche altri aspetti. Per fare qualche esempio:

  • Si riduce la paura di sbagliare, visto che gli errori passano dall’essere visti come un fallimento a diventare opportunità di apprendimento e miglioramento di sé.
  • Più importanza all’impegno associato a valori positivi. L’idea che non sia necessario vincere sempre aiuta gli alunni ad affrontare un processo costante di miglioramento.
  • Potrebbe essere utile introdurre il concetto di competizione individuale per evitare che i bambini facciano paragoni tra i propri meriti e successi con quelli degli altri. In questo modo avrà senso solo confrontarsi con i propri successi e i propri meriti, con un focus sullo sviluppo e sul miglioramento di sé.
  • Bisogna associare l’impegno che deriva dalla competizione a valori positivi. Non è sempre detto che da questo impegno derivino una vittoria, un miglioramento, ecc. L’ideale è premiare il bambino per il lavoro che ha svolto: anche se non lo ha portato alla vittoria, è servito per imparare e fare esperienza, per esempio.

Inoltre…

  • È altrettanto fondamentale evitare di fare paragoni. Il focus andrà posto sui successi di ogni alunno, non tanto su quello che ha raggiunto rispetto agli altri bambini, che non hanno avuto successo per qualsivoglia motivo.
  • Per quanto possa apparire contraddittorio, la competizione a scuola contribuisce alla collaborazione e all’aiuto reciproco. In particolare, è preziosa quando si lavora in squadra, nello sport, ecc. I ragazzi in generale sono socievoli, per cui dovranno aiutarsi l’un l’altro per permettere al gruppo di avere successo. Questo li avvicinerà, creerà legami e permetterà loro di sostenersi e incoraggiarsi a vicenda.
  • Il focus è sul percorso o, almeno, così dovrebbe essere. In questo modo sarà una competizione molto più positiva, e questo perché permetterà agli alunni di sfruttare al massimo il percorso mentre imparano, senza concentrarsi troppo sul risultato finale.
Gioco di squadra tra bambini.

La competizione a scuola: aspetti negativi

Abbiamo analizzato la competizione a scuola a un punto di vista positivo, mettendo in luce tutti quegli aspetti a sostegno delle emozioni e della formazione del bambino. Eppure, esistono anche altri elementi, questa volta negativi, che potrebbero remare contro il suo sviluppo in età infantile e giovanile.

D’altra parte, infatti, si può osservare come l’eccessiva competizione tra studenti possa provocare intenso stress e ansia, che derivano dalle forti pressioni subite dagli alunni, fino a sfiorare l’ossessione per i buoni voti.

Oltre a ciò, può favorire una minore solidarietà tra compagni, provocando una malsana competizione tra studenti, al punto da nuocere all’affiatamento, al lavoro di squadra e ad altri valori, come la generosità, l’empatia o la resilienza.

Conclusioni

La competizione a scuola può essere un bene o un male, dipende tutto dal tipo di approccio. Da un punto di vista neutro, aiuta senza dubbio i bambini a essere più competenti, li spinge ad andare oltre i propri limiti per migliorare se stessi.


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  • González Ramírez, M. (2001). La competitividad entre los niños. Madrid: Edimat Libros.


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