La cultura del vittimismo: come agisce?
A tutti sarà capitato di assumere il ruolo di vittima in situazioni drammatiche o dolorose. Quando ci sentiamo vulnerabili e indifesi, cerchiamo attenzione e protezione. La cultura del vittimismo, tuttavia, rafforza questa dimensione, portando per mano la persona che ne assume il ruolo.
Una volta sperimentati il senso di protezione e di cura offerte dal nostro ambiente prossimo, scopriamo quanto sia gratificante ricevere l’attenzione degli altri, essere protagonisti.
Quando questo ruolo diventa la nostra identità, ci trasformiamo in vittime croniche. Si tratta di un modo di essere favorito dalla cultura del vittimismo in cui ci troviamo: socialmente è ben visto chi aiuta i bisognosi, anche se questa persona arriva a perdere se stessa. Al contrario, chi non offre aiuto va incontro a una critica sociale negativa.
È interessante notare che il vittimismo non è classificato come patologia nel DSM-5, anche se vi sono le basi per sviluppare un disturbo paranoide della personalità.
Ruolo di vittima e la cultura del vittimismo
Rinforzo continuo
Certamente assumiamo il ruolo della vittima spinti da un sentimento di malessere, tuttavia, alcune persone ne fanno uno stile di vita. Cosa succede? Cosa porta, a volte, a essere attratti dal proprio dolore?
La risposta è semplice: il rinforzo e la continua attenzione. Il rinforzo si produce quando la vittima entra nel gioco del “cane che si morde la coda”: sto male, la mia posizione viene rinforzata dagli altri, quindi posso restare nel ruolo.
La cultura del vittimismo e il ruolo della società
La società occupa un ruolo chiave. Secondo Daniele Giglioli, docente di letterature comparate e autore del saggio Critica della vittima, il vittimismo è un prodotto culturale delle leggi sociali attuali. La cultura del vittimismo ci convince che mostrarsi agli altri nel ruolo di vittima è ben visto, poiché valutiamo positivamente l’atto di aiutare chi ha bisogno.
Nella cultura del vittimismo esiste una certa tendenza a rafforzare il ruolo di vittima: “poverino, non ha nessuno”, “è mia madre, certo che la devo aiutare”, “sei cattivo a lasciarlo solo”… A tutto questo si aggiunge la paura di quello che possono dire gli altri “cosa penseranno di me se non l’aiuto? Diranno che sono una brutta persona”.
Locus of control esterno
Chi assume questo ruolo è davvero convinto che quanto gli accade sia colpa degli altri o delle circostanze. Pensa di essere sfortunato, che tutto capiti a lui. Si tratta di un fenomeno chiamato locus of control esterno, in cui il soggetto non si assume la responsabilità delle proprie azioni, ma al contrario la attribuisce a fattori esterni o fuori da se stesso.
“Le persone che credono di avere il potere di esercitare un certo grado di controllo sulla propria vita sono più sane, efficaci e di maggior successo di coloro che non hanno fiducia nelle proprie capacità di apportare cambiamenti nelle loro vite.”
-Albert Bandura-
Cultura del vittimismo e negativismo
I vittimisti hanno la tendenza a esacerbare gli eventi, con una percezione di gravità maggiore e impedendosi di vedere gli aspetti positivi. Sono talmente concentrati sul negativo da trascurare ciò che di buono può esserci in una situazione. Le loro strategie di affrontamento sono pertanto errate e questo ostacola la possibilità di trovare alternative, possibili soluzioni alle difficoltà, il riprendere le redini della vita.
L’ottimismo è un valore inestimabile per una vita piena di significato. Con una ferma convinzione in un futuro positivo, puoi reindirizzarti e metterti al servizio di ciò che in te è più grande.
– Martin Selgmman –
Ricatto emotivo come forma di comunicazione
I vittimisti cronici cercano di manipolare gli altri per raggiungere i loro obiettivi. Ecco perché sanno riconoscere facilmente la persona più empatica, la preda, e utilizzare questa empatia a proprio vantaggio.
Ma se la persona non sta al gioco, il vittimista le attribuirà il ruolo di carnefice, confermando per se stesso quello di vittima. Mediante affermazioni come “con tutto quello che ho fatto per te, mi ripaghi così..”, “mi lasci solo”, “ma allora non mi ami”, viene stimolato il senso di colpa nell’altro. In breve, cercano di raggiungere il proprio scopo attraverso il ricatto emotivo.
Come comportarsi con una persona vittimista?
- Non datele quello che chiede perché in questo modo la incoraggiate a seguire il copione. Se anche voi continuate a ricoprire il ruolo richiesto, a offrire tutta l’attenzione e l’aiuto che il malato di vittimismo cerca, ne mantenete o aumentate la risposta.
- Spiegate al vittimista che cambierete il vostro atteggiamento per aiutarlo a uscire dalla sua zona di confort. Così facendo, gli consentite di capire i motivi del vostro cambiamento e i benefici che otterrà. “Non aiutandoti, non dandoti quello che desideri, ti sto aiutando veramente”.
- Mantenete una certa distanza emotiva. Essere circondati da persone negative destabilizza. Per proteggersi, è importante stabilire un limite. Anche voi e il vostro benessere siete importanti.
- Proponete possibili alternative al suo comportamento: “cosa puoi fare di diverso da quello che hai fatto finora?”, “quanta responsabilità hai?”, “sei disposto ad assumere un ruolo attivo in quello che ti succede e accettare che non tutto è frutto della sfortuna o colpa degli altri?”.
- Non fatevi coinvolgere troppo se la persona non vuole cambiare. Ricordate che non potete sacrificare voi stessi per far sentire meglio l’altro. È certo importante offrire comprensione e affetto, ma questo non deve andare a discapito del vostro benessere.
- Non siete colpevoli. Il senso di colpa è una delle armi principali della vittima cronica poiché è normale sentirsi colpevoli quando non si soddisfano i desideri altrui. Ricordate, però, che sta proprio facendo leva sul vostro senso di colpa per ottenere quello che vuole.
- Fate uso della parola “no”. Se non siete disposti a fare qualcosa, dite no, con gentilezza, chiarezza, fermezza. Non cercate troppe giustificazioni: il vittimista potrebbe usarle contro di voi.
- Consigliatele di cercare l’aiuto di un professionista. Di fronte al vittimismo cronico è utile un supporto psicologico fornito da un professionista specializzato.
In breve:
La cultura del vittimismo ci spinge spesso a rinunciare ai nostri sogni e alle nostre necessità per aiutare gli altri. È importante esserne consapevoli per proteggerci e stimolare il cambiamento nella persona che assume il ruolo della vittima.