La depressione non trattata ed effetti neurodegenerativi
La depressione non trattata, quella cronica che ci accompagna per anni come un’ombra scura, può lasciare un segno nel cervello. Studi recenti indicano che l’alterazione provocata da questa condizione psicologica interessa strutture come la corteccia prefrontale, influenzando la nostra capacità di prendere decisioni, risolvere problemi, riflettere, ecc.
Neuroinfiammazione, minore apporto di ossigeno al cervello, sbalzi nella produzione di neurotrasmettitori…I processi che accompagnano alcuni disturbi, come la depressione maggiore, possono ridurre la funzionalità di molte strutture cerebrali, fino a produrre un processo neurodegenerativo.
Tuttavia, tali cambiamenti diventano evidenti solo nel caso in cui il paziente sperimenti tale disturbo per un periodo compreso tra i 9 e i 12 mesi.
Alla luce di questo, le domande che verrebbe spontaneo porsi sono le seguenti: perché qualcuno è portato a non trattare la propria depressione? Cosa induce una persona a non chiedere un aiuto professionale per curare la propria sofferenza? Ovviamente non esiste una risposta univoca a queste domande. In realtà, spesso non siamo nemmeno in grado di definire del tutto la complessità di questo disturbo dell’umore.
Alcuni pensano che non potranno mai migliorare. La malattia stessa agisce da scudo e rende impossibile chiedere aiuto. Altri sono resistenti al trattamento. Altri ancora hanno pregiudizi sulle terapie psicologiche, non si fidano o non ammetteranno mai di avere un problema.
Senza dimenticare le persone che non hanno né le risorse né il supporto sociale per poter richiedere aiuto. Convivere con una depressione non trattata è tristemente comune e gli effetti di questa realtà sono spesso immensi.
“Non voglio essere libero dai pericoli, voglio solo avere il coraggio per affrontarli.”
-Marcel Proust-
La depressione non trattata e le sue conseguenze
Buona parte di noi sa cos’è la depressione, perché ne ha sofferto in passato o nel presente, per esperienza di una persona vicina che ha viaggiato in questo estenuante universo. Conosciamo bene i suoi effetti sull’umore, le implicazioni fisiche e persino sociali. Ma gran parte di noi potrebbe ancora ignorarne gli effetti sul cervello.
Un interessante studio condotto dal Dr. Victor H. Perry, professore di neuropatologia all’Università di Southampton, nel Regno Unito, ci parla di un fatto sorprendente ed estremamente importante. È stato dimostrato che le persone affette da depressione maggiore presentano un alto rischio di trascinare tale condizione nel lungo termine. Le ricadute sono spesso frequenti, cosicché si hanno pazienti che hanno avuto a che fare con questo disturbo per decenni.
La depressione non trattata o quella dall’effetto persistente producono un’azione neurodegenerativa. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
Diverse aree del cervello si riducono
In uno studio condotto dalla Dott.ssa Dilara Yüksel, dell’Università di Istanbul, è stato possibile dimostrare l’alterazione generata da una grave depressione a livello cerebrale nell’arco dei 3 anni in caso di mancato trattamento (o di non reazione al trattamento). La conseguenza più sorprendente è la riduzione delle dimensioni di diverse strutture cerebrali, come le seguenti:
- Corteccia frontale
- Talamo cerebrale
- Ippocampo
- Amigdala
Queste aree sono direttamente collegate alla memoria, all’elaborazione delle emozioni e alle funzioni esecutive (problem solving, attenzione, pianificazione, capacità di rispondere agli stimoli ambientali, ecc.).
Proteina C-reattiva e infiammazione
La depressione non trattata, a sua volta, ha un effetto biologico: aumenta la neuroinfiammazione. Il Dr. Jeff Meyer, del Centre for Mental Health dell’Università di Toronto, in Canada, ha condotto un progetto di ricerca con 80 partecipanti della durata di 10 anni. La metà di loro soffriva di un grave disturbo depressivo, senza aver mai ricevuto cure. L’obiettivo era quello di sapere quali effetti avesse avuto sul cervello.
- Fu rilevato un maggiore accumulo di proteina C-reattiva nelle aree cerebrali sopra elencate: corteccia frontale, ippocampo, amigdala…
- Questa proteina genera un effetto infiammatorio, dato che apre alla possibilità per la ricerca di nuovi trattamenti farmacologici per casi così specifici.
La depressione non trattata e la riduzione dell’apporto di ossigeno al cervello
Questi dati sono senza dubbio di notevole interesse. Lo studio condotto dal team del Dr. Tomohiko Shibata all’Università di Tokyo, mostra che i disturbi dell’umore, come la depressione non trattata, si traducono in una lieve ipossia. In altre parole, una condizione psicologica come la depressione maggiore mantenuta nel tempo si traduce in una minore ossigenazione cerebrale.
Ciò provoca affaticamento, turbamento, problemi di concentrazione, emicrania…L’effetto è sconvolgente. Per contenere tali sintomi, si utilizzano persino delle camere iperbariche.
Per concludere, la depressione maggiore può comportare un effetto altamente dannoso per la salute del cervello. L’effetto stesso della malattia può alterare la funzionalità cognitiva e questo, senza dubbio, contribuisce ad aumentare il disagio, oltre ai disturbi cognitivi e alla maggiore resistenza ai trattamenti.
Negli ultimi anni sono nate nuove tecniche. Ad esempio, la stimolazione magnetica transcranica (non elettroconvulsiva) ha dimostrato di migliorare significativamente il benessere di questi pazienti. Gli impulsi magnetici diretti verso queste aree problematiche ne migliorano la biochimica e la connettività. Secondo gli esperti, è come “resettare” il cervello. Restiamo in attesa di nuovi e promettenti progressi.
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- Dilara Yüksel, Jennifer. Engelen, Verena. Schuster (2018) Longitudinal brain volume changes in major depressive disorder
Journal of Neural Transmission. 67 (4), 357–364. DOI https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00702-018-1919-8 - Perry, Victor (2018) Microglia and major depression. Nature Reviews Neuroscience, vol. 17, número 8 (2016) pp. 497-511 DOI:https://doi.org/10.1016/S2215-0366(18)30087-7
- Shibata, T., Yamagata, H., Uchida, S., Otsuki, K., Hobara, T., Higuchi, F., … Watanabe, Y. (2013). The alteration of hypoxia inducible factor-1 (HIF-1) and its target genes in mood disorder patients. Progress in Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry, 43, 222–229. https://doi.org/10.1016/j.pnpbp.2013.01.003