La generosità da una prospettiva psicologica

In questo articolo analizziamo i benefici della generosità da una prospettiva psicologica. Sono sempre di più le conseguenze positive di questo atteggiamento adottato da chi si offre senza aspettarsi nulla in cambio.
La generosità da una prospettiva psicologica
Fátima Servián Franco

Scritto e verificato la psicologa Fátima Servián Franco.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Negli ultimi anni sono stati pubblicati nuovi studi che provano con dati certi i benefici della generosità da una prospettiva psicologica. Alcuni autori umanisti-esistenziali, in particolar modo Erich Fromm e Victor Frankl, si soffermano sui valori etici e sull’amore nelle sue diverse varianti. In questo senso, Fromm afferma che i valori etici e l’amore costituiscono una fonte di benessere psicologico e una caratteristica della persona emotivamente sana (Oberst, 2005).

La generosità e la gratitudine sono due concetti importanti che denotano eccellenza del carattere personale (Emmons & Sheldon, 2002). Inoltre, sono in un certo senso complementari. La relazione tra questi due concetti, infatti, inizia con il meccanismo affettivo di offrire un bene materiale, un consiglio o un aiuto a un’altra persona senza aspettarsi reciprocità; la generosità è una condotta prosociale che mira a migliorare il benessere di un’altra persona (beneficiario).

Maslow (2001) parla della natura generosa dell’essere umano come opposto all’egoismo e alla generosità malsana. Afferma che esiste una relazione tra la condotta generosa e la salute psicologica, in quanto la prima deriva dall’abbondanza e dalla ricchezza interiore. La condotta egoista, invece, è un fenomeno che riflette povertà interiore, tipica nelle persone nevrotiche.

“La virtù e la generosità vengono sempre ricompensate, sebbene in modi a noi sconosciuti”

-Nelson Mandela-

Mano con ambra a forma di cuore

Il concetto di gratitudine da una prospettiva psicologica

Da un punto di vista etico, la gratitudine è definita come una virtù morale che, come tale, denota un buon comportamento (McCullogh, Kilpatrick, Emmons & Larson, 2001). Tuttavia, la definizione di comportamento morale obbliga a essere grati per i benefici ricevuti (Blumenfeld, 1962).

Riconoscere e apprezzare la persona che ci ha aiutato non implica che siamo in debito con lei. Sebbene molti abbiano suggerito che gratitudine e indebitamento siano equivalenti, in realtà sono essenzialmente diversi (Watkins, Scheer, Ovnicek & Kolts, 2006). Il debito obbliga il debitore a ripagare il creditore.

È importante sottolineare che l’azione di chi dà deve essere necessariamente generosa, ovvero priva di un doppio fine mirato alla  ricompensa. L’atto generoso non mira ad acquisire creditori con fini di soddisfazioni egoistiche. 

“La generosità è un regalo fatto a noi stessi. Non c’è niente di meglio, per sentirsi bene”

-Franz-Olivier Giesbert-

La generosità, indicatore di salute mentale?

La generosità è stata studiata prettamente nell’ambito della ricerca scientifica dell’origine dell’altruismo. Vari ricercatori empirici dei nostri tempi stimano inoltre che possa essere ricondotta al campo della salute mentale. Anche il sentimento di comunità risiede alla base di un deficit del benessere psicologico e del disturbo mentale.

Quando il bambino non riesce a sviluppare un certo grado di sentimento di comunità, per esempio come risultato di un’educazione troppo autoritaria o troppo accondiscendente, nascono sentimenti di non appartenenza, di insufficienza, di inferiorità;  il famoso complesso di inferiorità (Oberst, 2005).

I sentimenti di inferiorità sono difficili da tollerare. Per questo la tendenza abituale è quella di attivare meccanismi di compensazione o sovracompensazione che Adler denomina complesso di superiorità o di potere, aspetto che secondo la psicologia adleriana è alla base di qualsiasi disturbo psicologico.

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Adler e il concetto di generosità

L’individuo con sentimenti di inferiorità – dunque con un sentimento di comunità deficiente – svilupperà quella che Adler chiama “disposizione nevrotica” (Adler, 1912/1993). La disposizione nevrotica può avere varie manifestazioni che oggi vengono definite, con più precisione, nel nevroticismo come tratto della personalità, oltre che nei disturbi psicosomatici e della personalità.

A partire dalla presunta inferiorità, nasce una distorsione della vita emotiva: il nevrotico non è più capace di relazionarsi con gli altri in maniera naturale, spontanea; al contrario, per compensare il sentimento di inferiorità, cerca di continuo di raggiungere traguardi fatui.

Quando tale disposizione è accentuata o vi convergono problemi psicosociali, possono apparire deformità di carattere come l’avarizia, il rancore, la malizia, la crudeltà, ecc. Tutto questo per scappare dall’insopportabile sentimento scaturito dal sentirsi inferiori o disprezzati.

“La generosità gode delle felicità altrui, come se ne fosse responsabile”

-Conte di Lautréamont-


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  • Adler, A. (191211993) El carácter neurótico. Barcelona: Paidós.

  • Blumenfeld, W. (1962). Los fundamentos de la ética y el principio generalizado de gratitud. Lima: Universidad Nacional Mayor de San Marcos.

  • Emmons, R. & Sheldon, C. (2002). Gratitude and thescience of positive psychology. En C. Snyder & S. Lopez (Eds.). Handbook of positive psychology (pp. 459-471). London: Oxford
    University Press.

  • Maslow, A. H. (2001) Visiones del futuro. Barcelona: Kairós.

  • McCullough, M., Kilpatrick, S., Emmons, R. & Larson, D. (2001). Is gratitude a moral affect? Psychological Bulletin, 127, 249-266.

  • Oberst, Ú. E. (2005). Las conductas prosociales,¿ un indicador de salud mental?. Aloma: revista de psicologia, ciències de l’educació i de l’esport Blanquerna, (16), 143-153.

  • Rodríguez, T. C. EL CONCEPTO DE GRATITUD DESDE UNA PERSPECTIVA PSICOLÓGICA. Rev. Psicol. Vol. 13 Nº 1-Enero-junio 2011, 105.

  • Watkins, P., Scheer, J., Ovnicek, M. & Kolts, R. (2006). The debat of gratitude. Dissociating gratitude and indebtedness. Cognition & Emotion, 20(2), 217-241.


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