La mente non riposa mai: per quale motivo?

La mente non riposa mai: per quale motivo?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Il politico statunitense ed ex-presidente Franklin D. Roosvelt affermò una volta che “Gli uomini non sono prigionieri del destino, ma sono solo prigionieri delle loro menti”. Un’affermazione quanto mai veritiera, soprattutto se anche voi avete la sensazione che la mente non riposa mai.

Per spiegare perché la mente non riposa mai, prenderemo spunto dai postulati della psicologa Maite Finch. In situazioni ansiogene o stressanti la neurochimica del nostro cervello cambia.

L’amigdala si occupa di inviare ordini al sistema della mente e delle emozioni. Ma cosa succede se questo stato di ansia o stress si attiva in momenti in cui non è necessario stare in allerta?

Alle volte, il modo in cui interpretiamo e viviamo la realtà può attivare simili modelli di neurochimica cerebrale. Tali modelli di pensiero possono portarci a soffrire un costante stato di malessere e ansia.

Scopriamo insieme cosa succede quando la mente non riposa.

Motivi per cui la mente non riposa

Maite Finch ritiene esistano diversi motivi per cui la mente non riposa. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Mente confusa

Evitare il pensiero polarizzato: bianco o nero

Alle volte il mondo ci appare magnifico, brillante e spettacolare. In altre occasioni, invece, tutto sembra orribile, buio ed eccessivamente negativo. È il famoso pensare in bianco e nero, creando degli estremi senza mezzi termini e scordando del tutto le scale di grigi.

Se pensate in bianco e nero, secondo quanto dice la Finch, mettete in atto due soli modelli di pensiero: va tutto bene o va tutto male. In altre parole, quando le vostre aspettative vengono rispettate, tutto è meraviglioso; mentre quando ciò non accade, il mondo sembra crollarvi addosso e vi fate assalire da un’eco di negatività.

Ragionamento emotivo

Ecco un altro dei motivi per cui la mente non riposa. La Finch lo denomina ragionamento emotivo: ovvero quando la presa di decisioni non è guidata dalla logica o dall’intuizione, bensì dallo stato d’animo.

È in questi casi che le emozioni – mal gestite e mal controllate – hanno un maggior peso sulla bilancia. In questo senso, quando un individuo si sente male, tenderà a giudicare persone e situazioni in termini negativi; a loro volta, a causa di tale atteggiamento e disposizione, le situazioni confermeranno tale ipotesi, andando a creare così un circolo vizioso continuo.

“La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre.”

-Albert Einstein-

Vivere in fondo al tunnel

Maite Finch ritiene che si vive in fondo al tunnel quando il proprio modello di pensiero è basato sulle vicende più complicate della vita. In altre parole, quando si tende a collegare tutti gli avvenimenti e le relazioni presenti a un determinato momento del passato, solitamente negativo.

Così facendo, la mente si trova in un costante stato di allerta individuando persone e situazioni negative e destinando la maggior parte delle risorse per proteggersi da eventuali minacce. Il focus dell’attenzione si concentra unicamente sulla ricerca del pericolo, del malessere e delle situazioni stressanti.

La mente, in altre parole, vive in costante ricerca di situazioni o circostanze negative. Questo livello di vigilanza e allerta è così marcato da annientare la percezione, il pensiero o qualsiasi atteggiamento positivo o neutrale.

Donna stressata

Pensiero troppo positivo

L’ottimismo comincia ad agire contro di noi quando assume la funzione del “velo opaco” con cui occultare i problemi oppure quando elimina del tutto la prudenza nel nostro modo di agire, o ancora quando si basa unicamente sulla speranza della fortuna.

D’altra parte, un ottimismo illusorio o esagerato – come credere che tutto andrà bene – può inibire la ricerca di un piano B se qualcosa andasse storto. Può anche ostacolare la capacità di adattarsi a scenari imprevisti quando i risultati ottenuti non sono quelli sperati.

Personalizzazione

Un’altra tendenza comune è anche quella di personalizzare continuamente. In altre parole, credere che quando qualcosa va male intorno a noi sia sempre colpa nostra. Vivere in questo modo vuol dire relegarsi a un costante stato di ansia – gli eventi negativi sono parte del mondo e non possiamo farci nulla.

Secondo la Finch, dovremmo tenere sempre presente che non tutto dipende da noi. Le responsabilità vanno condivise. Martirizzarsi costantemente per gli errori significa proiettare un’ombra di ansia sul nostro futuro.

“Il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano.”

-Bertrand Russell-


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