La parola ai giurati: leader che manipola

La parola ai giurati: leader che manipola
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

La parola ai giurati è un’ opera drammatica dell’autore Reginald Rose. La sceneggiatura iniziale era stata pensata per la televisione, ma in seguito fu adattata per il cinema e il teatro.

Reginald Rose nasce negli Stati Uniti, negli anni ’50 del secolo scorso si dedica alla scrittura di sceneggiati (destinati soprattutto alla televisione). Dalle sue storie, attraverso le quali fornisce un quadro chiaro e preciso della realtà collettiva, traspare l’interesse per le assai controverse questioni sociali e politiche dell’epoca.

La sua opera più celebre è sicuramente La parola ai giurati, nella quale evidenzia quanto sia complicato per gli esseri umani (poco obiettivi per natura) discernere tra sentimenti e realtà. La serie televisiva andò in onda nel 1954; in seguito l’autore la adattò per il teatro dove riscosse grande successo tra il pubblico. Infine, nel 1957 fu girato il film ispirato alla stessa opera, diretto da Sidney Lumet. Si tratta di uno dei film che meglio rappresenta il connubio tra televisione, teatro e cinema.

Il filo conduttore della complessa trama è rappresentato da una giuria di 12 uomini, molto diversi tra loro, che devono giungere a un accordo per stabilire se l’accusato sia colpevole o innocente. L’accusa è di omicidio colposo e quanto decreteranno avrà conseguenze importanti.

Di fronte ai dodici uomini, un magistrato dichiara concluso il processo a un giovane di 18 anni accusato di aver ucciso il padre, e chiede ai membri della giuria di ritirarsi per deliberare il verdetto. Se alla fine il ragazzo verrà giudicato colpevole, sarà condannato alla sedia elettrica con l’accusa di omicidio di primo grado.

Proprio quando sembra che ci metteranno davvero poco a raggiungere un verdetto di colpevolezza, uno di loro confessa di non essere del tutto sicuro e sostiene la presenza del cosiddetto “ragionevole dubbio”, per il quale si è tenuti a riconsiderare qualsiasi accusa. La persona che si oppone al pensiero della maggioranza espone i suoi argomenti e richiede una nuova votazione per vedere se qualcun altro ha cambiato idea. Votazione dopo votazione, i dubbi, che in un primo momento sembravano sepolti sotto un’apparente chiarezza, iniziano a venire a galla.

Attori la parola ai giurati

A quel punto la giuria decide di riconsiderare il proprio verdetto e riesaminare il caso in maniera più approfondita. I giurati discutono delle prove presentate, delle dichiarazioni rilasciate dai testimoni e giungono a nuove conclusioni.

Nel corso della delibera, i famosi giurati che hanno l’ultima parola portano a galla le loro paure, raccontano le loro esperienze di vita, mettono a nudo la loro personalità e spiegano i pregiudizi che li portano a sostenere il proprio punto di vista.

Forse è proprio questa la magia del film: è come se ci ponesse davanti a uno specchio che ci permette di capire che dietro la maggior parte delle opinioni e convinzioni che sosteniamo e difendiamo si nascondono delle motivazioni che non osiamo confessare nemmeno a noi stessi. Persino quando ci troviamo di fronte a un accusato che non conosciamo.

La parola ai giurati: come un leader riesce a capovolgere il verdetto

Il “ragionevole dubbio” sussiste quando tutti i membri della giuria intendono deliberare in modo precipitoso, giungendo a un verdetto di colpevolezza. Durante la prima votazione, veloce e piuttosto avventata, tutti i membri della giuria, tranne uno, dichiarano l’imputato colpevole.

È proprio in quel momento che vediamo venir fuori la capacità di leadership del giurato che la pensa diversamente: si dimostra capace di persuadere gli altri componenti del gruppo, che a poco a poco inizieranno a dubitare della colpevolezza del giovane imputato. Questo personaggio che “accende la miccia” presenta tutte le caratteristiche che un buon leader dovrebbe possedere.

Sa ascoltare gli altri

Nel corso del film, il protagonista ascolta attentamente ognuna delle opinioni, senza cadere nella tentazione di interrompere l’argomentazione degli altri membri della giuria. Ascoltare gli altri gli permette di mettere insieme le informazioni, individuare i problemi, prendere decisioni e risolvere i conflitti.

Riesce a far sentire importanti i suoi colleghi, li fa sentire parte integrante della giuria, perché sa che così facendo è più facile che si impegnino per riuscire, a poco a poco, ad abbondare la comoda posizione di chi prende una decisione senza ponderare e a partecipare al dibattito.

È assertivo

I giurati vorrebbero chiudere la questione il prima possibile. Tuttavia, il nostro protagonista va controcorrente ed esprime il suo disaccordo. Non è facile scontrarsi con l’opinione della maggioranza. Il rischio è che i suoi colleghi, chiamati a giudicare l’imputato, finiscano per giudicare invece la sua persona.

Ciononostante, un leader non rinuncia a esprimere il suo parere sincero, al di là dell’inerzia della corrente sociale. È consapevole della sua responsabilità e se ne fa carico, anche a costo di ritrovarsi in una posizione scomoda. Inoltre, un buon leader deve essere capace di ricordare agli altri le conseguenze delle decisioni collettive.

Dirige, coordina e modera

Il protagonista del film fa da moderatore nelle discussioni tra i membri della giuria, gestisce e risolve i conflitti e si assicura che la comunicazione sia fluida ed efficace. Questo film è un ottimo esempio per chi si trova in condizione di dover convincere gli altri attraverso delle argomentazioni, a prescindere dal fatto che la sua autorità provenga da fonti diverse, come un maggior prestigio o un’esperienza più lunga.

Giuria discute

È onesto

In La parola ai giurati non vediamo un leader caparbio. Nella prima votazione vota a favore dell’innocenza dell’imputato per aprire un dibattito, non per una semplice presa di posizione. I motivi per cui fa questa scelta sono vari. Sa che non opponendosi all’opinione della maggioranza non ci sarà alcun dibattito.

Pertanto, si dimostra onesto. Non si chiude, al contrario, esprime i suoi dubbi. Spiega agli altri che non sa cosa votare e che per questo gli piacerebbe ascoltare le argomentazioni di chi ha un’opinione ben definita. In questo modo riesce a coinvolgere tutti gli altri, cosa che difficilmente sarebbe accaduta se avesse deciso di affrontarli direttamente.

La sincerità è lo strumento migliore per chiarire i dubbi e risolvere i conflitti che nascono tra i giurati nel tentativo di raggiungere un verdetto.

Analizza e risolve

Nel corso di La parola ai giurati si può vedere come il leader coglie l’opportunità di portare alla luce nuove prove che instillano dubbi nel resto del gruppo. Sfruttando la sua capacità di analisi e poiché ci sa davvero fare con le persone prova a fornire una visione oggettiva dei fatti.

È ovvio che di in presenza del ragionevole dubbio di cui si discute nel film non si può far altro che assolvere l’imputato, ma è comunque difficile discernere tra ciò che è probabile e ciò che è possibile, dunque il regista lascia lo spettatore di pensare quello che ritiene più corretto.


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