La psicologia del terrore nel cinema

Secondo la psicologia del terrore, la paura non è un sentimento particolarmente piacevole. Più che altro è la risposta naturale e culturale dell'essere umano che reagisce a situazioni percepite come pericolose o minacciose.
La psicologia del terrore nel cinema
Guillermo Bisbal

Scritto e verificato l'antropologo Guillermo Bisbal.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

Secondo la psicologia del terrore, la paura non è un sentimento particolarmente piacevole. Più che altro è la risposta naturale e culturale dell’essere umano che reagisce a situazioni percepite come pericolose o minacciose. Di conseguenza, è una sensazione che si tende a evitare. Ma allora, perché esistono film pensati per spaventarci? E – cosa più strana di tutte – perché alcune persone li considerano divertenti e persino piacevoli?

La risposta a questi interrogativi si trova proprio in queste pellicole. I film horror sono pensati tenendo in considerazione la psiche umana: sfruttano gli istinti umani, stimolano l’eccitazione dinnanzi al pericolo e giocano con i timori culturalmente costruiti. Attraverso la psicologia del terrore è dunque possibile capire perché può essere persino piacevole provare quella paura che cercano di risvegliare i film horror.

Tutti provano paura

Ognuno di noi prova paura in alcuni momenti della propria vita. Tutti ci siamo sentiti vulnerabili dinnanzi a un pericolo o semplicemente angosciati pensando a situazioni potenzialmente minacciose. Tutto questo perché l’essere umano è codificato istintivamente per reagire di fronte al pericolo, fuggendo o affrontandolo di petto. E questo allo scopo di aumentare le probabilità di sopravvivenza.

Tuttavia, la causa scatenante della paura cambia in base alla cultura di provenienza del singolo individuo. Nonostante ciò, alcuni elementi sono una costante. Qualsiasi essere umano, infatti, tende ad avere paura di tre cose: della morte, dell’ignoto e della solitudine imposta. Questo senza escludere l’esistenza di cause che scatenano timori personali, come le fobie, che solitamente sono costrutti psicologici e sociali.

Proprio di queste reazioni istintive e di questi costrutti culturali si servono i registi per generare paura con i film horror. Ma questa non è ancora una risposta esaustiva al perché decidiamo di guardare un film horror. Proveremo a rispondere nelle seguenti righe.

Bambina del film L'esorcista

Perché ci piacciono i film horror?

I film horror, per essere apprezzati, devono mantenere un certo equilibrio tra la paura e il piacere. A tale scopo, devono soddisfare specifiche tecniche narrative che tengono conto sia della psicologia del terrore sia della fisiologia umana.

La paura creata dai film horror non può essere così reale e viscerale quanto lo è la paura reale. Lo spettatore ha paura, ma non scappa da ciò che la scatena, perché dentro di sé sa che si trova dinnanzi a una finzione. Tra le tecniche narrative più comuni per raggiungere questo effetto troviamo:

  • Il film deve trasmettere una certa tensione, suspense e mistero. Tutto per scatenare determinate aspettative nello spettatore e per garantirne, quindi, l’interesse fino alla fine del film.
  • Lo spettatore deve provare empatia e compassione per i protagonisti dei film horror. Quando il protagonista affronta una disgrazia, lo spettatore deve in un certo modo identificarsi con lui… Allo stesso modo, quando il protagonista vive un’esperienza positiva, lo spettatore si sente sollevato.

Altre caratteristiche dei film horror secondo la psicologia del terrore

  • L’antagonista deve essere odiato e disprezzato dallo spettatore. Il nemico nel film non deve generare empatia, tutt’altro. Lo spettatore deve percepire che tutta la negatività proviene dall’antagonista e che per questo motivo non merita di raggiungere i suoi obiettivi.
  • Assicurarsi che ciò che viene mostrato nel film horror appaia come irreale o poco verosimile, affinché lo spettatore abbia chiaro che ciò che succede nel film non è reale. In tal modo, lo spettatore potrà discernere tra finzione e realtà.
  • Cercare di dare al film un finale felice o quantomeno soddisfacente. Nonostante tutte le disgrazie che prendono forma nel film e nonostante le avversità affrontate dal protagonista, c’è una conclusione piacevole o in grado di ripristinare gli equilibri.

Le teorie psicologiche applicate nei film horror

Eppure, non sono sufficienti le tecniche narrative affinché un film horror abbia successo; vanno applicate anche alcune teorie tratte da nozioni della psicologia del terrore. L’aspetto alla base è il condizionamento positivo.

Nonostante tutti i mali che affliggono i protagonisti dei film horror, vedere che si salvano produce un effetto piacevole nello spettatore. È proprio questa sensazione di sollievo a essere ricercata dalla maggior parte degli spettatori di un film horror. Gli amanti di questo genere, infatti, amano non solo le sfaccettature negative, ma anche quelle positive di queste pellicole.

Hopkins che interpreta Hannibal lecter ne Il silenzio degli innocenti

Alcuni film horror si avvalgono anche del piacere della punizione. Uno studio condotto nel 1993 indica che molte persone trovano piacevoli film dell’horror come Venerdì 13 (1980) o Halloween (1978), perché ritenevano che i personaggi che morivano per mano dell’assassino meritassero tale fine. La sorte dei protagonisti, infatti, era pensata per assecondare gli standard di moralità di alcuni spettatori.

La psicologia del terrore e gli stimoli della paura

Secondo la psicologia del terrore, i film che mirano a generare paura si avvalgono degli stimoli incondizionati che causano paura o soprassalto nella condotta umana. Questi stimoli possono essere rumori intensi, movimenti improvvisi o la presentazione di cose estremamente strane o amorfe in situazioni non sospette.

Infine, bisogna considerare che l’efficacia dei film horror dipende dalla personalità dello spettatore. Ci sono persone che si aspettano eccitazione dal film horror, mentre altre preferiscono sentirsi rilassate. Per questo, i film horror non sono per tutti né per ogni momento.


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