La responsabilità individuale dopo la quarantena

Al di là delle regole imposte, ciascuno di noi deve essere responsabile al fine di contenere il numero di contagi. Ora più che mai, il buon senso e la coscienza devono entrare in gioco per se stessi e per gli altri.
La responsabilità individuale dopo la quarantena
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

La responsabilità individuale dopo la quarantena è determinante in questo periodo di convivenza con il coronavirus. Ci viene chiesto, ora più che mai, di comportarci in modo civile. Ci riferiamo all’istinto di sopravvivenza, dalla capacità di essere responsabili e all’adozione di un punto di vista che porti ad agire e pensare come una collettività unica.

Nel corso della storia più recente non era mai successo che si imponesse un sistema di restrizioni così rigide. Per alcuni mesi abbiamo perso tutto quello per cui abbiamo lottato per decenni: la libertà… di spostamento, di andare al lavoro, di intrattenere rapporti sociali, etc.

Le misure messe in atto per frenare il numero di contagi ci hanno reso prigionieri delle nostre stesse case, mentre il mondo intero si è fermato.

La responsabilità individuale dopo la quarantena

Adesso la nostra società inizia a riprendere timidamente vita. Lo fa attraverso nuove misure in cui ci vengono concesse delle libertà, piccoli passi grazie ai quali riprendere poco per volta la nostra attività economica, nonché l’occasione di riprendere i contatti con gli altri, in quella che viene definita come “nuova normalità”.

Eppure, lasciarsi alle spalle l’isolamento domiciliare e convivere con discreto successo con il virus è possibile. È il momento di dimostrare la nostra maturità di specie umana, la nostra capacità di essere responsabili e di prenderci cura non solo di noi stessi, ma anche degli altri, in un atto di coraggio necessario in questo mondo.

Ragazza con mascherina chirurgica.

Responsabilità individuale e consapevolezza, ora più che mai

Al di là delle regole imposte, ci sono la responsabilità, la generosità e quel senso di moralità che indica cosa va per il meglio o meno in ogni momento.

Siamo giunti a una fase cruciale, in cui non c’è bisogno che qualcuno ci ricordi cosa non è permesso; ormai da tempo siamo testimoni dell’evoluzione di questa malattia, tanto da sapere come proteggere noi stessi e gli altri.

In un certo senso la pandemia deve anche risvegliare in ciascuno di noi nuovi valori etici, con i quali dare uno scopo e un senso a questa esperienza.

Non ci viene chiesto solo di rispettare alcune regole. Durante l’isolamento domiciliare in molti hanno eseguito un esercizio di riflessione tale da capire che il nostro mondo ha bisogno di empatia, generosità; risulta dunque indispensabile agire come un gruppo per superare con successo questa crisi, da ogni punto di vista.

Salute fisica e salute morale per affrontare la pandemia

Per affrontare l’attuale pandemia, non è sufficiente proteggere la nostra salute fisica rispettando il distanziamento di sicurezza e indossando la mascherina. Queste linee guida non sono la soluzione a tutti i problemi attuali.

Alcune persone soffrono nella solitudine delle loro quattro pareti. Sono migliaia le persone che non hanno ancora elaborato il lutto per la perdita dei propri cari.

Ci sono famiglie che gestiscono con parsimonia le proprie riserve di cibo, consapevoli che il mese successivo potrebbero non avere il frigo pieno. I bambini non possono proseguire normalmente gli studi. Le imprese non sanno come né quando potranno riprendere con normalità le loro attività.

La responsabilità individuale dopo la quarantena passa anche attraverso la consapevolezza di queste realtà. Per capire che, nella misura del possibile, tutti possiamo fare qualcosa per gli altri.

La generosità, l’empatia proattiva e, ancora, la capacità di innovare o di formulare nuove strategie per sopravvivere al meglio in questa fase di convivenza dipendono dalla nostra responsabilità individuale.

Donna che mette la mascherina a un'anziana.

Risvegliare le coscienze e la responsabilità individuale dopo la quarantena

La coscienza individuale si nutre di valori e della capacità di riflessione; è lo sguardo che riesce a uscire dal proprio mondo per connettersi con gli altri e capire come agire. La responsabilità individuale dopo la quarantena aiuta a capire su quali criteri si regge adesso la nostra società e a impegnarsi per soddisfarli in tutti i modi possibili.

Per quale motivo alcune persone fanno fatica ad attuare regole così basilari? In molti sembrano aver dimenticato l’esistenza di un virus che sta portando via migliaia di vite ogni giorno in tutto il mondo. Forse perché non hanno percepito come reale il rischio; perché desiderano tornare alla loro vita prima della pandemia, ma ciò non è possibile.

Sono molti i motivi per cui la responsabilità individuale si dissolve per sfociare in irresponsabilità, in mancanza di senso civico e di umanità. Perché avere sensibilità umana significa andare oltre il proprio egoismo, l’autogratificazione, per capire che siamo un gruppo sociale e che la nostra sopravvivenza parte dall’attenzione e dalla tutela dell’altro.

Il complicato equilibrio tra diritti, doveri e senso di empatia proattiva

Nel contesto attuale abbiamo due opzioni. La prima è lamentarci perché ci vengono negati dei diritti: il diritto a uscire, a relazionarci con gli altri, a viaggiare  liberamente, ad aprire le nostre attività come sempre, ad abbracciare, a baciare, a mangiare normalmente in un ristorante. La seconda opzione è smettere di lamentarci e agire attuando l’empatia proattiva.

Questa abilità ci rende umani, persone vere che capiscono la situazione e agiscono di conseguenza, pensando agli altri, proteggendosi l’uno con l’altro, tenendo a mente le regole del presente, ma sentendoci capaci di andare oltre.

In che modo? Favorendo quella trasformazione reale oggi necessaria. Una in cui tutti possiamo convivere in sicurezza, prendendoci cura l’uno dell’altro. Pensiamoci bene.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.