Sindrome di Anna Karenina

Sindrome di Anna Karenina
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

Uno dei personaggi più classici e tragici della letteratura è senza dubbio quello di Anna Karenina. Lungi dal mostrarci una storia lontana dell’alta società russa del XIX secolo, delinea uno dei temi più ricorrenti in materia emotiva. Al punto da parlare in psicologia di sindrome di Anna Karenina.

Ci riferiamo all’amore intenso e distruttivo, quello in cui offriamo tutto per l’altro, per essere infine ignorati, manipolati e abbandonati.

Trama di Anna Karenina

Anna Karenina era una donna che conduceva una vita tranquilla con il marito e il figlio, ma all’improvviso si innamora di Vronsky, un bel militare per cui decide di abbandonare tutto, spinta unicamente dalla sincerità dei suoi sentimenti.

La relazione è circondata da una società stantia e ipocrita, sempre attuale. Sebbene Anna abbia abbandonato tutto in nome del suo amore, persino il figlio, il suo amante cade nella noia.

In fin dei conti, ha ottenuto il suo premio e non nutre più interesse per Anna. La fine della protagonista, come tutti sappiamo, è il riflesso più classico e tragico dell’amore, quello che nessuno di noi dovrebbe mai raggiungere: il suicidio.

La sindrome di Anna Karenina oggi

“Senza di te non sono niente”. Quante volte abbiamo sentito o detto questa stessa espressione? Nel XXI secolo la storia di Anna Karenina si ripete costantemente.

Sono molte le persone che non esitano un attimo a lasciare tutto per l’altra persona. A volte si verifica quasi un percorso di smantellamento personale, in cui vengono meno valori e principi, in cui l’autostima e persino l’identità sono rischio.

L’amore è condividere, dare, offrire, ma è anche ricevere dall’altro, essere parte di quella persona che amiamo. La reciprocità con equilibrio e maturità è essenziale. È importante che vi sia equilibrio perché bisogna saper porsi dei limiti in qualsiasi circostanza.

Piuttosto che offrire tutto per l’altro, proiettando tutta la nostra felicità su un’altra persona, prima dovremmo valorizzarci di più ed essere felici anche individualmente.

Alcune persone concepiscono la vera felicità solo quando hanno un partner. D’altra parte, quando rimangono single cadono in una angosciante impotenza. È un pericolo.

Dobbiamo amarci abbastanza da non sprofondare in un abisso nel momento in cui, per qualsiasi motivo, le nostre relazioni affettive finiscono. È un dramma, lo sappiamo, dal quale è difficile riprendersi.

Tuttavia, se stabiliamo un limite protettivo entro il quale salvaguardare la nostra identità, la nostra autostima e i nostri valori, quella rottura non sarà così tragica.

La sindrome di Anna Karenina consiste proprio nel processo di “svuotamento emotivo”. Abbandoniamo noi stessi e doniamo tutto all’altra persona. Con il rischio implicito che, un bel giorno, l’altro possa perdere interesse per noi.

Ana Karenina.

Amore romantico vs Amore vero e maturo

Non c’è niente di più romantico del sentirsi amati, vivere quelle prime fasi di grande intensità in cui passione, sessualità e continue fantasie con l’altro riempiono il nostro cuore e il nostro cervello.

Ma come si suol dire, non c’è nemico più grande della passione che si consuma. A poco a poco, la convivenza, gli obblighi e la routine mettono in un angolo l’esuberanza dei periodi iniziali.

L’amore continua a esserci, certo, ma la cieca intensità dell’inizio perde il suo splendore, passando da amore romantico a un amore più maturo. E lì, senza dubbio, entra in gioco il quotidiano che ci unisce in modo più complice e più reale.

La sindrome di Anna Karenina

La tragedia di Anna Karenina affonda le sue radici nel momento in cui Vronksy, avendo ottenuto ciò che desiderava, sperimenta la noia della consumazione. E a quel punto che lascia Anna nuda, spogliata della sua vita precedente, della sua posizione sociale, della sua famiglia e, ancor più tragicamente, di suo figlio.

Aveva lasciato tutto per quella cieca passione. Cosa fare allora? Rinnegata dalla società e ferita nel modo più doloroso possibile, sceglie la morte come unica via d’uscita. La morte su quei binari del treno.

Conclusioni

La vita è piena di anonime tragedie segnate anche dalla sindrome di Anna Karenina. Ma dobbiamo stare attenti e proteggerci.

L’amore romantico e passionale è molto intenso, ci eleva, ci avvolge con la sua magia e ci fa sentire più vivi che mai; come tale, vale la pena sperimentarlo. Ma con maturità ed equilibrio, amando anche noi stessi e senza rinnegare chi siamo.

Immagine per gentile concessione di: Eastcoastdaily


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