"La storia infinita": 4 lezioni

"La storia infinita" è un libro cult adorato da diverse generazioni. Narra di avventure, nonché un'interessante riflessione su diversi aspetti della vita.
"La storia infinita": 4 lezioni
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

La storia infinita è un capolavoro, una di quelle opere classiche, senza tempo, capace di far divertire grandi e piccini. Scritto nel 1979 da Michael Ende, è diventato presto un bestseller.

Il successivo adattamento cinematografico del 1984, con i suoi effetti speciali economici e la sua ormai leggendaria colonna sonora, ha reso questa storia un fenomeno di massa.

La verità, tuttavia, è che al cinema spetta di proporre un prodotto qualitativamente paragonabile al romanzo. La complessa narrazione, le intricate trame e l’immenso contributo filosofico meritano un adattamento con i mezzi e i budget attualmente a disposizione.

Come fatto interessante, va notato che Ende non approvò mai il modo in cui il regista tedesco Wolfgang Petersen adattò il suo prezioso lavoro sul grande schermo. Definì il film un melodramma kitsch orientato al mercato, fatto di peluche e plastica. Ciò persino in giudizio la società di produzione cinematografica, perdendo però la causa.

Eppure, tutte le nuove generazioni che scoprono il film decidono poi di leggere il libro. Ed è lì, nel rifugio di quelle pagine, che tutto cambia e inizia il vero viaggio. Quello in cui il semplicismo visivo sfugge per iniziare un percorso più autentico, eroico, filosofico e capace di cambiare chi legge.

La storia infinita.
Per Michael Ende, le vite monotone e incredule degli umani presuppongono la distruzione della libertà, dell’immaginazione e della vita stessa.

Lezioni tratte da La storia infinita

Gli insegnamenti de La storia infinita  lo rendono uno dei migliori libri fantasy. Il bambino che legge questo libro per la prima volta potrà facilmente immedesimarsi nel protagonista: Bastian Balthasar Bux.

Il classico secchione della scuola, un ragazzo introverso, pessimo nello sport, sovrappeso e vittima di bullismo. Sua madre è morta e suo padre affronta il lutto alla meglio. Per Bastian, il mondo è troppo caotico, finché non gli capita tra le mani un libro insolito. Un libro di cui diventa il protagonista assoluto.

Sebbene si sostenga spesso che si tratti di un romanzo troppo complesso per l’età infantile, non è così. I bambini nascono filosofi, solo loro possono porsi domande come: può esistere davvero qualcosa come il “nulla” nel nostro mondo? Non avere limiti equivale all’infinito?

Solo il lettore che mette in dubbio ciò che legge entrerà in contatto con gli insegnamenti di questo libro. Li presentiamo nelle righe che seguono.

1. L’immaginazione rende liberi e saggi

“Gli esseri umani vivono di convinzioni e le convinzioni possono essere manipolate”.

Ne La storia infinita scopriamo che il mondo della fantasia non può esistere senza il mondo reale e, a sua volta, il nostro mondo non può esistere senza la fantasia. La salute di un mondo dipende dalla salute dell’altro.

Non possiamo dimenticare che Ende fu l’erede di pensatori illuministi come Immanuel Kant, per cui ragione e immaginazione devono sempre andare insieme. Solo chi dà libero sfogo alla fantasia è libero e saggio.

Perché l’immaginazione, temprata dalla ragione, permette di vedere la realtà da altre prospettive e grazie a esse si impara anche a relativizzare, a mettere in discussione la realtà. Tuttavia, coloro i quali vivono aggrappandosi alle proprie convinzioni, senza mettere in discussione nulla, sono facilmente manipolabili.

2. Quando la tristezza ci trascina giù, combattiamo

“Come tutte le vere trasformazioni, la sua era lenta e regolare come la crescita di una pianta.”

Chi ha visto il film potrebbe essere rimasto traumatizzato dalla morte del cavallo di Atreyu, Artax. L’animale sprofonda lentamente nella palude della tristezza, mentre il suo padrone, Atreyu, piange impotente e disperato. Questa immagine è una dura metafora della perdita.

Tuttavia, lungi dal farsi travolgere dalla tristezza, riesce ad andare avanti e riprendersi. La morte fa parte della vita e davanti alla sua immagine non possiamo che proseguire e crescere.

3. I sogni e la speranza ci tengono al sicuro dalla disperazione

“Quando si fa un sogno, questo non può semplicemente cessare di esistere.”

Gmork è quel personaggio simbolico sotto forma di lupo che serve il vuoto e il Nulla. Fornisce ad Atreyu una descrizione precisa di cosa sia esattamente il Nulla.

È il vuoto della disperazione, quando perdiamo ogni speranza e siamo privi di tutto quello che ci dà significato. Il nulla è, prima di tutto, dolore e sconforto.

Un simile quadro rappresenta in modo alquanto accurato il substrato di una depressione. Tuttavia, Atreyu, infaticabile eroe, non vacilla e trova sempre il coraggio. Non lo fa nella palude del dolore quando perde il suo amato destriero e neanche quando si confronta con Gmork. È guidato dalla speranza e anche da Bastian, che inizia a credere nei sogni e nella fantasia.

Gmork de La storia infinita.
Ogni guerriero deve armarsi di coraggio per combattere contro il Nulla.

4. Insegnamenti de La storia infinita: l’autostima, una forza interiore

“Un’armatura elegante non aiuta, le sfingi possono vedere dritto nel tuo cuore.”

Un altro insegnamento de La storia infinita riguarda l’autostima, quel valore che, pur essendo spesso condizionato da ciò che ci circonda, deve essere forgiato dall’interno.  Con fiducia, temperanza, sicurezza personale e amor proprio.

Ricordiamo tutti quel momento in cui Atreyu deve passare tra le sfingi titaniche per raggiungere l’Oracolo del Sud. Quell’atto gli permetterà di conoscere la malattia dell’Infanta Imperatrice e salvare Fantasia.

Persino gli eroi più temprati dalla battaglia hanno perso la vita in quella prova. Chi è caduto polverizzato dalle Sfingi ha esitato, ha dubitato di se stesso. Invece, il ragazzo guerriero avanza con serenità e fiducia in sé. L’autostima ci apre le porte e ci permette di diventare gli eroi delle nostre stesse storie.


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  • Rojas, Q., & Milagros, V. (2007). La autoestima.


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