La teoria dello schema di genere

La teoria dello schema di genere ha lo scopo di spiegare come viene adottato un genere nella società. Ne parliamo in questo articolo.
La teoria dello schema di genere
Andrés Navarro Romance

Revisionato e approvato da lo psicologo Andrés Navarro Romance.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

La teoria dello schema di genere è stata introdotta dalla psicologa Sandra Bem nel 1981. È una teoria cognitiva che mira a spiegare come gli individui adottino un genere nella società e come le caratteristiche socialmente associate a ciascun sesso vengano mantenute e trasmesse ad altri membri della stessa cultura.

La Bem affermava che i bambini apprendono i ruoli maschili e femminili attraverso la cultura in cui vivono. Secondo questa teoria, sin dalle prime fasi dello sviluppo psicosociale i più piccoli adattano il proprio comportamento per allinearsi alle norme di genere vigenti nella cultura di riferimento.

Suggeriva che le teorie freudiane fossero troppo concentrate sull’influenza dell’anatomia nello sviluppo del genere e propose una nuova concezione. A sua detta, lo sviluppo cognitivo del bambino insieme alle influenze sociali influenza i modelli di pensiero (schemi) che corrispondono ai tratti maschili e femminili accettati.

La teoria dello schema di genere cerca di spiegare come viene adottato un genere nella società.

Influenze culturali nello schema di genere

Gli schemi di genere hanno un impatto non solo sul modo in cui le persone elaborano le informazioni, ma anche sugli atteggiamenti e le convinzioni che guidano un comportamento considerato “appropriato al genere”.

Per esempio, un bambino che vive in una cultura tradizionalista potrebbe credere che il ruolo di una donna sia quello di accudire e crescere i figli, mentre quello dell’uomo si concentra sul lavoro e la produttività. Costruisce così uno schema mentale interiore correlato a quello che uomini e donne possono e non possono fare.

Bambino che pensa.

Gli schemi di genere determinano anche il valore e il potenziale di una persona nella cultura di riferimento. Per esempio, una ragazza cresciuta in una cultura tradizionalista potrebbe credere che l’unica strada possibile per lei sia sposarsi e crescere figli.

Al contrario, una ragazza cresciuta in una cultura più progressista, potrebbe intraprendere percorsi diversi secondo i propri schemi interiori: la carriera universitaria, non volere figli o il matrimonio.

Molte di queste influenze sono evidenti, mentre altre passano inosservate. È evidente, per esempio nel lessico che pone sistematicamente le donne in secondo piano.

Per quanto impercettibili, queste influenze presenti nella società determinano la costruzione dello schema di genere di ogni individuo. Inoltre, uomini e donne sono tacitamente consapevoli delle conseguenze del mancato rispetto della norma culturale riguardo al proprio genere.

In caso di mancata adesione ai tratti attribuiti al proprio sesso, di fatto, la società potrebbe spingerli a cambiare il proprio comportamento. In caso contrario, dovranno affrontare il rifiuto da parte di coloro che non li approvano.

Gli stereotipi di genere secondo la teoria dello schema di genere

Poiché la teoria degli schemi di genere è una teoria del processo e non del contenuto, può anche aiutare a spiegare altri meccanismi. Ad esempio, quelli per cui gli stereotipi di genere sono profondamente radicati nella nostra società.

In particolare, forti schemi di genere forniscono un filtro attraverso il quale elaborare tutti gli stimoli in entrata dall’ambiente. Ciò consente alla persona di assimilare più facilmente le informazioni che diventeranno così stereotipate, il che consolida ulteriormente l’esistenza degli stereotipi di genere.

In questo senso, e in relazione allo sviluppo dell’adolescenza, la Bem ipotizza che gli schemi di genere porteranno all’adozione di comportamenti conformi alla definizione culturale di uomo o donna, quasi senza possibilità di scelta da parte dell’individuo.

Uomo e donna su una bilancia in equilibrio e la teoria dello schema di genere.

Sandra Bem afferma che esiste un primordiale “sottoschema dell’eterosessualità” che probabilmente ha portato allo sviluppo degli schemi di genere che conosciamo oggi.

In effetti, la maggior parte delle società considera l’eterosessualità come il punto di riferimento per definire la mascolinità e la femminilità appropriate. Ovvero: la norma, in molte società, è l’eterosessualità.

Il sottoschema dell’eterosessualità implica che uomini e donne siano diversi gli uni dagli altri. Ma anche che gli individui di tipo “sessuale” (coloro che si identificano con il genere assegnato ed elaborano le informazioni attraverso la lente di quello schema di genere) sono predisposti a utilizzare questo schema nelle interazioni sociali, comportandosi in modo diverso verso individui del sesso opposto a seconda che siano più o meno attraenti.

Conclusioni

La Bem credeva che gli schemi di genere fossero limitanti per il singolo e per la società in generale. Sosteneva che allevare figli liberi da questi stereotipi e limitazioni avrebbe portato a una maggiore libertà e meno restrizioni nell’esercizio del libero arbitrio.

I critici della teoria da lei proposta affermano che l’autrice ha ritratto gli individui semplicemente come spettatori passivi nello sviluppo di schemi di genere, ignorando le forze complesse e varie che contribuiscono alla costruzione del genere.


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