L'amore muore oppure si trasforma?

Quando qualcuno ci lascia i sentimenti che proviamo si intensificano. Con il passare del tempo potremmo riuscire a trasformarli ed elaborarli, come un fertlizzante da cui nascerà un bel salice. L'amore muore oppure si trasforma?
L'amore muore oppure si trasforma?
Gorka Jiménez Pajares

Scritto e verificato lo psicologo Gorka Jiménez Pajares.

Ultimo aggiornamento: 19 gennaio, 2023

La perdita di qualcuno che illumina il nostro cammino ci pone alle porte di un cammino doloroso. Il vuoto che sentiamo ci lacera dentro perché qualcosa ci è stato strappato via. Quando il legame rimane, ma il filo si spezza, è facile farsi travolgere dalla sensazione che la vita sia diventata più grigia, più fredda e più buia. L’amore muore? L’esperienza ci dice che i sentimenti non sono lontani dal morire, ma si trasformano.

I sintomi che accompagnano l’atto della perdita sono chiamati lutto. È diffusa la convinzione che il lutto si manifesti solo quando qualcuno muore, ma la realtà ci mostra che il lutto può manifestarsi in diverse situazioni: la separazione del proprio partner, la perdita di un oggetto di valore personale o fenomeni tanto di moda come il ghosting.

“La perdita è un evento che segna le persone in molti modi per i diversi modi in cui è possibile perdere qualcosa. Si può infatti perdere tutto, dagli oggetti materiali ai valori astratti, come gli ideali o l’identità, inclusa la salute, persone e le relazioni affettive che si costruiscono con loro”.

-Freud-

Donna che piange
Lo scopo ultimo del lutto è accettare la realtà e superare il dolore.

Trasformazioni significative

L’elaborazione del lutto è difficile; significa trasformare un ampio insieme di emozioni, pensieri e comportamenti legati a ciò che è andato perduto. L’obiettivo perseguito è facilmente comprensibile: accettare la realtà e superare il dolore. Il fine ultimo è la ricomposizione del nostro mondo interno. Per la terapia narrativa nulla muore, ma si trasforma.

Quindi l’amore muore?

Quando perdiamo qualcuno perché è morto o scomparso, l’amore rimane. Continua a cullare le lacrime che derivano dal dolore dell’assenza. La nostra anima ci accarezza in ogni ricordo e in ogni pensiero. Le persone che amiamo sono ancora presenti nei nostri pensieri e l’amore che professiamo per loro è latente, ma in modo diverso.

“Il dolore della perdita spesso nasce così all’improvviso da sembrare incoerenza, che introduce cambiamenti significativi nella visione di se stessi e del mondo e quindi avvia un processo di rivalutazione su com’era la vita prima di tutto”.

-Rood-

Dare un senso al dolore della perdita implica anche dare un senso a se stessi. Secondo la psichiatra Kübler Ross, le fasi che le persone attraversano quando subiamo una perdita sono:

  • La negazione di ciò che ci è successo, che ci permette di diminuire l’impatto emotivo della perdita.
  • Rabbia, risentimento che ci permettono di esprimere il dolore che proviamo.
  • Quando la rabbia è stata scaricata, appare la trattativa, il tentativo di recuperare ciò che abbiamo perso.
  • Quando ci rendiamo conto che non è impossibile, la tristezza di solito acquista importanza.
  • Dopo lo sconforto, arriva l’accettazione. La sensazione che accompagna la pace e la tranquillità e che permette un graduale recupero del proprio stato d’animo e stabilità personale.

“Un’esperienza dolorosa come la perdita non è un semplice fatto che ‘digerisce’ nel tempo.”

-Massa-

uomo che guarda fuori dalla finestra
Il lutto è un processo che ha bisogno di tempo per essere adeguatamente elaborato.

Le narrazioni che formiamo sul dolore si riferiscono al linguaggio che costruiamo per dare significato. Questo accade perché cerchiamo di trovare un significato nelle cose che ci accadono.

Pensare all’amore che in passato abbiamo provato per una persona che è assente ci permette di riflettere, rivalutare e dare un senso al rapporto vissuto e ai fatti che abbiamo condiviso con questa persona.

Ma l’amore muore oppure no?

Nel tempo, dove c’era il dolore, rimangono i bei ricordi, gli aneddoti e l’ammirazione. Per la terapia narrativa, il modo in cui parliamo delle persone che abbiamo perso ha un grande valore. Quindi, più modi vengono utilizzati per pensare, riflettere e raccontare quanto accaduto, maggiore è la possibilità di costruirne una versione meno dolorosa.

Elaborare, costruire e trasformare il dolore implica generare nuove narrazioni. Significa anche intrecciarle e mescolarle, unificando la nostra vita prima della perdita con la nostra vita attuale, in modo che possano convergere. Come ha detto Brian Jacques:

“Non vergognatevi di piangere; avete il diritto di piangere. Le lacrime sono solo acqua; e fiori, alberi e frutti non possono crescere senza acqua, ma deve esserci anche la luce del sole. Un cuore ferito guarirà col tempo e quando sarà fa, la memoria e l’amore dei nostri perduti saranno suggellati dentro di noi per confortarci”.


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