Lazzaro felice, un bellissimo film sulla gentilezza
All’inizio potremmo avere la sensazione che Lazzaro felice tratti di una storia lontana nello spazio e nel tempo. Con il passare dei minuti, attraverso il dialogo dei protagonisti, alcuni aspetti, come quello storico-temporale, vengono messi in discussione.
Le prime scene del film presentano un gruppo di lavoratori vittime della schiavitù in una fabbrica di tabacco. Eppure, siamo nel XX secolo: infatti, la prima parte di questo film ispirato a una storia vera si svolge in piena epoca contemporanea, alla luce del giorno, ma in un luogo di campagna isolato e lontano.
Il film si ispira a fatti realmente accaduti: una marchesa dell’Italia centrale costrinse all’isolamento i contadini delle sue terre affinché non venissero a sapere che la mezzadria era stata vietata. A partire dal 1982, i contratti di mezzadria si trasformarono in locazione o lavoro retribuito; la donna, però, nascose la verità agli operai per continuare a sfruttarli.
La vicenda si svolge negli altopiani dell’Inviolata, una regione fittizia nel Lazio, in cui una famiglia di contadini vive soggiogata dalla marchesa Alfonsina De Luna, un’imprenditrice dedita al commercio di sigarette.
Essendo proprietaria del terreno, controlla anche la vita dei contadini, che non vengono pagati e sono costantemente in debito con lei. La spietata Marchesa sfrutta i lavoratori che da generazioni abitano le sue terre, violando i loro diritti e privandoli della libertà.
Lazzaro, un ragazzo semplice e di buon cuore
Il film prende il titolo dal protagonista, Lazzaro, un ragazzo innocente, gentile e altruista. In un certo qual senso, Lazzaro somiglia al Lazarillo de Tormes della tradizione letteraria spagnola, ma privato della dimensione picaresca e, piuttosto, caratterizzato da una bontà semplice e pura, molto vicina al celestiale.
Lazzaro è un lavoratore umile, felice di aiutare senza ricevere nulla in cambio. Ben lontano dai principi che regolano la società di oggi, dominata dall’individualismo e dal raggiungimento dei risultati.
Questa idea coincide con il fatto che Lazzaro non può cambiare il mondo e la sua santità non può essere valorizzata. Nell’immaginario collettivo si tende a immaginare queste sante persone come forti e carismatiche, capaci di imporsi. Tuttavia, oggi, il carisma non è associato alla santità.
Lazzaro è un personaggio puro, buono per natura e per indole, che in contrasto con i tempi feroci del capitalismo, evoca un santo più che una persona comune. È un triste ritratto, in fondo quasi satirico, del passaggio da un medioevo storico a un medioevo umano.
“Se un santo apparisse oggi con il suo modo insolito di esistere, se apparisse nella nostra vita moderna, forse non lo riconosceremmo nemmeno o forse ci libereremmo di lui senza pensarci due volte”.
-Alice Rohrwacher-
Come apprendiamo il male?
Lazzaro scopre gradualmente il male e lo assimila, perché all’inizio è impossibile o innaturale per lui comprenderlo. Questo tentativo di comprendere il male difende la tesi che la natura dell’essere umano si manifesta erroneamente attraverso l’apprendimento.
Nella seconda parte, il film mostra una confutazione del male come qualcosa che appartiene all’uomo o al lupo. Questo appare a Lazzaro come in contrasto con l’uomo, poiché non lo danneggia, ma al contrario, lo protegge.
In questo contrasto si presentano anche le passioni e gli istinti naturali dell’uomo, come la voglia di proteggersi l’un l’altro, l’amicizia, il divertimento, la ricerca dei piaceri naturali e la fedeltà.
Come dovremmo rispondere al male?
Quando la polizia informa i lavoratori che sono vittime di una truffa, questi esitano e non riescono a capire la situazione. Sembra che il male, oltre ad essere subito, debba essere anche dimostrato, per dar conto della sua esistenza.
C’è una relazione evidente tra l’esistenza dell’informazione con la conoscenza del male. Nel momento in cui gli schiavi vengono liberati in città, devono fare i conti con un nuovo modello basato sul capitale.
Per andare avanti ricorrono a strategie picaresche, viste come disoneste, basate sull’inganno degli altri, cosa che Lazzaro non comprende del tutto.
Diversi personaggi insegnano a Lazzaro che al male si risponde con il male, ma lui non è capace di reagire così. Tuttavia, i suoi compagni, di fronte al male, rispondono allo stesso modo. Questo ci avverte del potere dell’apprendimento vicario che ha il male e della necessità di trovare altre strade.
Lazzaro felice: il rapporto tra il male e la perdita della bellezza
Di fronte al tentativo di fare del male quando lo incitano, Lazzaro non ne è capace, lo sente come qualcosa di estraneo, sconosciuto alla sua natura.
Quando si rende conto in cosa consiste questa rete di comportamenti, che implica agire per fare del male, Lazzaro si ammala, si sente triste e sembra perdere la sua indole, la sua naturale bellezza. È come se la sua natura umana si fosse disgregata.
Quasi per inerzia, si dedica alla ricerca dell’amico Tancredi, il figlio della Marchesa, con il quale condivideva un’amicizia autentica, pura, libera dalle convenzioni e dai rapporti di classe. Nel tentativo di ritrovare la sua verità e bellezza essenziali, è attratto dal suo amico, nella sua stessa ricerca, immergendoci nel lirismo del realismo magico.
Lazzaro felice, diversi generi cinematografici in un unico film
Lazzaro felice ricorre a diversi stili cinematografici, oltre ad elementi presi dal realismo magico, dalla favola e dal neorealismo. Il neorealismo è stato un movimento narrativo e cinematografico emerso in Italia dopo la seconda guerra mondiale, a partire dal 1945.
Il suo obiettivo era quello di mostrare condizioni sociali più autentiche e umane, allontanandosi dai generi storico e dal musical, che si erano imposti fino a quel momento.
Lazzaro felice è influenzato dagli elementi della favola e dai suoi prototipi, dai suoi misteri, le sue incongruenze, con gli eroi e i cattivi. La regista mette in chiaro che il simbolismo della favola non è qualcosa di meramente astratto, ma che al contrario è permeato nelle nostre vite. Ed è proprio quando non vi prestiamo la dovuta attenzione che una certa realtà si conforma.
Come Il Piccolo Principe, Lazzaro felice è un piccolo capolavoro cinematografico. Senza perdere il filo tra le varie scene, crea un legame tra un insegnamento e l’altro, qualcosa che è difficile da catturare quando ci sono personaggi reali e una telecamera in movimento. Il carattere senza tempo degli insegnamenti è una delle cose più preziose che ci regala il cinema, così come la rappresentazione umanistica dei personaggi.
Oltre alla sua straordinaria tecnica, Lazzaro felice è arricchito da una colonna sonora molto toccante e dalla bellezza estetica dei paesaggi che si situano tra Vetriolo e Bagnoregio, vicino Viterbo, e Castel Giorgio, in provincia di Terni, e tra Milano, Torino e Civitavecchia.
La scena finale lascia il campo aperto a molte riflessioni, come quella che ci spinge a pensare che la maggior parte degli eventi negativi si innescano e continuano inutilmente nella specie umana.
Vi invitiamo a guardare questo bellissimo film. Lazzaro felice è un appello disperato a rendere la società un posto migliore per l’uomo.