Le corazze si rompono accarezzando l'anima

Le corazze si rompono accarezzando l'anima
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Le corazze sono il simbolo delle persone che hanno sofferto molto. La protezione che scelgono per fermare il proprio logoramento, evitare di soffrire di nuovo e finire per rompersi. Sono il loro meccanismo di sicurezza, il loro salvagente momentaneo e il loro modo di dire in silenzio al mondo “Basta”.

Vivere con una corazza non è affatto semplice perché dietro di essa si nasconde la paura di essere feriti. Una delle paure più paralizzanti che una persona possa provare e che può indurre a ergere muri, a detenere il proprio cuore. Ma a volte, la forza delle circostanze non lascia altre opzioni ai più sensibili e vulnerabili. La vita affatica e prosciuga fino a al punto di preferire di proteggersi o smettere di provare tutto quello che ci offre, invece di sperimentare il dolore delle sue ferite.

“Non ci sono dubbi, la tua corazza ti protegge dalle persone che vogliono distruggerti. Eppure, se non la togli mai, ti isolerà anche dall’unica persona che potrà mai amarti.”

-Richard Bach-

Il logoramento causato dalla sofferenza

La vita non è un percorso che ci garantisce la felicitàL’incertezza, l’instabilità e la sofferenza sono condizioni proprie del suo percorso e le affronteremo meglio se riusciremo ad anticiparle e a prepararci. Nessuno è immune alla sofferenza, per questo motivo è essenziale imparare a gestirla, altrimenti l’oscurità potrà divorarci.

Una donna con occhi tristi

Gestire i colpi e cicatrizzare le ferite non è un compito facile, non possiamo sempre contare sul sostegno, sugli strumenti o sulle strategie migliore e, seppur così, a volte non sappiamo utilizzarli. Alcune persone affrontano meglio le delusioni o gli imprevisti; altre permettono che questi prendano il sopravvento sul proprio stato d’animo e, infine, c’è chi decide di proteggersi  per mettere un limite alla sofferenza. Il metodo utilizzato influirà in un modo o nell’altro sul loro quotidiano.

Tuttavia, indipendentemente dal nostro modo di affrontare la sofferenza, quando questa decide di rimanere al nostro fianco, genera una serie di conseguenze fisiche ed emotive. Da un lato, ci intrappola nella sua riluttanza, in questa mancanza assoluta di motivazione e piacere (anedonia), che se non teniamo sotto controllo può cambiare il nostro ritmo di vita fino a condurci alla depressione o all’ansia. Dall’altro, ci prosciuga a livello fisico, ci rende stanchi, ci fa esaurire tutta l’energia che abbiamo. Ad elevati livelli diminuisce la secrezione di serotonina e aumenta la quantità di cortisolo.

Le corazze e la loro falsa protezione

Ciascuno di noi ha la propria corazza, il proprio meccanismo di difesa, il proprio scudo personale per proteggersi dal dolore. È normale. In un modo o nell’altro, dobbiamo proteggere la nostra parte più delicata e farci forza di fronte alle possibili minacce e ai contrattempi.

Il problema sorge quando queste corazze vengono generate senza mai essere distrutte. Vale a dire, quando prendono il controllo delle nostre vite e finiscono per trasformarsi in un filtro conservatore attraverso il quale osservare il mondo. Muri che si alzano e ci isolano, non solo più dalla sofferenza e dall’incertezza, ma anche dall’affetto e da qualsiasi tipo di esperienza sociale.

Nel tentativo di proteggerci, finiamo per distruggerci in modo tale da bloccarci a livello emotivo. Non provare nulla per non soffrire è una strategia errata che ripetiamo perché in un determinato momento ha garantito la nostra sopravvivenza. Attenzione, dunque, perché quando la utilizziamo paghiamo un caro prezzo: rimanere vuoti dentro. È quella nota scritta in un carattere più piccolo nel contratto che non sempre leggiamo o che non sempre teniamo in considerazione prima di iniziare a costruire le barriere.

Questo vuoto si traduce nell’assenza di emozioni, di quella capacità di sentirsi vivi e connettere. Non è raro, pertanto, che in breve finiamo per essere sopraffatti da quello che tanto temevano: la sofferenza. Perché chi ha detto che non sentire nulla ci allontana dal rischio di vivere male?

Le corazze sono trappole incoscienti, travestite da sentimenti di protezione e sicurezza, che ci legano al malessere. Di conseguenza, è molto importante riconoscere e riflettere sui nostri meccanismi di difesa.

Donna con gli occhi bendati

L’arte di accarezzare l’anima

Spesso chi si nasconde dietro le corazze di solito abusa così tanto del proprio atteggiamento difensivo che finisce per allontanare gli altri. La sua paura di essere ferito è così grande che, anche se non lo desidera, allontana tutti quelli che si avvicinano con la sola intenzione di conoscerlo e, in certi casi, di amarlo. Questo succede perché chi si protegge con tanta insistenza è anche vittima di una crepa nell’amore, generata da un’esperienza passata.

Per evitare di rivivere il dolore delle proprie ferite, si mostra furioso come certi animali quando proteggono il loro territorio. L’altro, qualsiasi altra persona si trasforma in un nemico. Di conseguenza, un minimo contatto con l’armatura di chi si protegge può causare dolore.

Qual è l’antidoto per invertire tanto danno? Qual è il rimedio per rompere le corazze di chi ha sopportato tanta sofferenza? Come possiamo aiutarli a sciogliere questo incantesimo? Prima di tutto, è importante dire che le corazze crollano poco per volta. È un processo che necessita di una dose di amore, di comprensione, di pazienza, di accettazione e naturalmente, di sforzo.

Come vediamo, non ci sono soluzioni magiche, ma una profonda connessione con un’altra persona e, naturalmente, con se stessi. Chi si relaziona con una persona protetta da una corazza deve capire che la maggior parte delle volte non è lei che parla, ma la sua paura, quel mostro immenso che ha il sopravvento su di lei e che le fa credere che isolarsi sia il miglior modo di affrontare la vita, arrivando così a soffrire. Di conseguenza, capire i suoi timori e dimostrarle affetto sono aspetti molto importanti della relazione, parallelamente si dovrebbero abbandonare i comportamenti relazionati all’esigenza di migliorarla. Vale a dire, bisogna imparare ad accarezzare la sua anima, toccare la sua sensibilità e farla sentire protetta.

“L’amore non ha un’altra logica. Non è con la forza, ma accarezzando, che si apre un’armatura.”

-Marwan-

Chi ha costruito l’armatura deve capire che evitare la sofferenza a medio e lungo termine genera più dolore e che, nonostante la vita non sia sempre facile, il dolore è un capitolo in più che bisogna integrare nella propria storia. Per questo motivo, bisogna liberarsi della colpa e dell’atteggiamento duro e rigido verso se stessa per abbracciarsi e aprire le porte all’amore. Perché non c’è niente di più sano del prendersi cura di se stessi e trattarsi bene quando si è feriti.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.