Le donne studiano psicologia più degli uomini
È un dato di fatto che soprattutto le donne studiano psicologia, e io non sono un’eccezione. Mi sono laureata in Psicologia ormai 40 anni fa. Ho studiato a Buenos Aires, in un periodo storico difficile: i militari avevano chiuso l’Università di Lettere e Filosofia, dove erano un tempo attive le Facoltà di Scienze dell’Educazione, Filosofia, Sociologia e Psicologia; le avevano chiuse perché considerate facoltà proprie dell’ideologia di sinistra, quindi “pericolose per l’ordine sociale”.
Erano rimaste solo alcune facoltà private presso le quali era possibile studiare psicologia nonostante l’opposizione dei gruppi di estrema destra paramilitari, parte della giunta di ricostruzione nazionale.
In questo quadro, la psicologia non si è fermata, in particolare la psicologia clinica, contravvenendo alla legge di un altro governo de facto che limitava il ruolo dello psicologo a quello di somministratore di test mentali.
Gli psicologi
Ridotti a semplici somministratori di test dopo una formazione di 6 anni in un ente specializzato, ci si specializzava in psicanalisi, il modello predominante in quel momento per esercitare la professione clinica a porte chiuse e senza attirare l’attenzione.
Già all’epoca le aule erano popolate da donne, che rappresentavano la maggioranza con il 60 e il 70% delle presenze rispetto agli studenti maschi, che costituivano solo il 30-40% dei frequentanti. Mi ha sempre attirato la tendenza a scegliere determinate professioni in base al genere, ovvero l’idea che l’esercizio di una professione si avvicini a doveri più femminili o maschili per idoneità, esperienza, facilità o semplicemente per classe sociale.
Facoltà come infermeria o scienze dell’educazioni erano a netto predominio femminile, mentre ingegneria pullulava di uomini. Per non parlare degli istituti tecnici o alberghieri. Altre facoltà, invece, come medicina o architettura, sembrano presentare un’equa distribuzione. Ma cosa determina questa scelta? Quali modelli caratteriali di genere, insieme alla biologia, determinano la decisione e lo sviluppo degli studi?
Perché sono più le donne a studiare psicologia?
Queste scelte sono cambiate negli anni. Per esempio, la strada della cucina è stata invasa dagli uomini, mentre la specializzazione in chirurgia ora vede sia uomini che donne, a differenza delle epoche precedenti.
Nonostante il trascorrere del tempo, tuttavia, sono ancora le donne a predominare nel mondo della psicologia. Le lezioni nella facoltà di Psicologia di tutte le università frequentate soprattutto da donne.
Sembra che la professione dello psicologo sia diventata “patrimonio” del sesso femminile. E non solo in Europa; il pubblico che frequenta le lezioni, partecipa a conferenze e seminari nei Paesi Latinoamericani, così come negli Stati Uniti, è formato da donne per circa il 90% e oltre. Ma perché sono più le donne a studiare psicologia?
12 motivi per cui soprattutto le donne studiano psicologia
Il team di ricercatori di Neuroscienze e Scienze Sociali della Scuola Sistemica Argentina (LINCS) ha approfondito l’argomento e in una prima fase ha chiesto a diversi psicologi quali erano, a loro avviso, le principali condizioni per esercitare efficacemente la psicoterapia.
Sono poi state elaborate le conclusioni sulla base delle neuroscienze biologiche e sociali, per cui sono state analizzate le differenze tra il cervello maschile e femminile (sebbene sussistano opinioni contrastanti in merito) considerando variabili quali ormoni, neurotrasmettitori e aree cerebrali. Si tratta, ovviamente, di supposizioni.
Qui di seguito presentiamo alcuni punti oggetto dello studio, che spiegano per quale motivo le donne studiano psicologia più degli uomini.
1. La capacità di entrare in sintonia con fatti ed emozioni
Il cervello femminile possiede una maggiore quantità di fibre nel corpo calloso. Quest’ultimo è una “strada” che connette gli emisferi tra loro: quello destro olistico, emotivo, creativo, e quello sinistro, razionale, logico, binario.
Ciò consente una migliore comprensione ed empatia, capacità di intervento mediante il potere dell’affettività e dell’emotività, con enfasi sul riscontro del paziente. Si uniscono storia ed emozione, così importanti nel rapporto terapeutico.
2. Loquacità e capacità di tradurre in parole i pensieri
Il cervello femminile possiede una percentuale più alta di neuroni nei centri del linguaggio. Le donne sviluppano precocemente una migliore gestione della retorica e della ricchezza di vocabolario, contrariamente all’uomo, “annichilito” e degradato a primitivo dall’afflusso di testosterone durante l’adolescenza.
Si calcola che una donna pronunci circa 8000 vocaboli al giorno, rispetto ai 5000 vocaboli degli uomini. L’uso della parola nelle sedute terapeutiche è fondamentale, in quanto rappresenta il canale di trasmissione dell’informazione.
3. Capacità associata al ricordo e alla memoria
L’ippocampo, centro di apprendimento e memoria, è più grande nel cervello femminile. Tra le molteplici attitudini del professionista in psicologia clinica spiccano, senza dubbio, la memoria e l’esaustiva attenzione ai dettagli che permettono di intervenire collegando fattori propri della storia del paziente a quelli del presente.
4. Osservazione dei dettagli e linguaggio paraverbale (ciò di cui si parla e come se ne parla)
Le donne godono di migliore vista periferica (legata allo sviluppo di coni e bastoncelli) che rende possibilità catturare dettagli come gesti, posture del corpo, azioni, etc, che insieme alla memoria costituiscono un potente strumento di intervento.
La vista periferica a 180 gradi –prodotto epigenetico delle sue attività nell’epoca preistorica che includevano la cura della prole- oggi caratterizza lo sviluppo del suo ruolo.
5. Empatia (capacità di mettersi nei panni degli altri)
Sebbene i neuroni specchio -centro dell’empatia relazionale- siano presenti in entrambi i sessi, ci aiutano a spiegare perché soprattutto le donne studiano psicologia. Questi neuroni, di fatto, sono maggiormente stimolati dalla capacità di osservazione femminile e dal registro mnemonico.
La capacità di osservazione consente alla donna di descrivere e registrare dettagli in merito alle condotte, ai gesti, al tono della voce; elementi che aiutano a essere più empatici e a trovare il miglior canale di intervento.
6. Simultaneità (capacità di realizzare diverse azioni allo stesso tempo)
In presenza di una migliore connessione interemisferica, mediante le fibre che attraversano il corpo calloso, la donna riesce a eseguire diversi compiti alla volta. Per esempio, pensare, ricordare e analizzare situazioni a posteriori, notare atteggiamenti e ascoltare una narrazione.
7. Tendenza alla cura delle persone cara
Anche gli uomini sono esseri emotivi e sociali, ma il rilascio di ossitocina (secreta dalla neuroipofisi) durante la gravidanza e gli atti di generosità rende le donne maggiormente capaci di donare cure e comprensione.
La comprensione è uno degli assi attorno a cui ruota il rapporto terapeutico. In genere, chi richiede una consulenza porta con sé un carico di angoscia e di ansia; non si dovrà solo cercare di risolvere il problema, ma va ricreata anche un’atmosfera in cui il paziente possa sentirsi a suo agio, protetto e ascoltato.
8. Istrionismo
Mentre il testosterone rende l’uomo meno raffinato, la donna ha più gusto per l’estetica e non solo si prende cura del proprio corpo, ma osserva anche il corpo altrui nell’ambiente psicoterapico. Di conseguenza, gode di maggiore espressività.
Insieme a una spiccata capacità di osservazione, parlare il linguaggio del paziente favorisce l’efficacia dell’intervento. Consiste nel copiare in modo non evidente il suo linguaggio verbale e paraverbale, affinché il messaggio giunga al destinatario, ovvero sia stocastico.
9. La terapia è uno spazio intimo, ecco perché in genere le donne studiano psicologia
Il mix di ossitocina e dopamina (neurotrasmettitore che stimola la motivazione e che si attiva in situazioni che rappresentano una sfida) costituisce il piacere dell’intimità, soprattutto quando l’estrogeno aumenta.
La terapia è uno spazio di profonda intimità, in cui il paziente riceve commenti sul suo mondo personale. Questa apertura dipende, tra le altre cose, da come questo spazio viene costruito per raggiungere una migliore comprensione. Anche l’empatica e l’istrionismo avvicinano al linguaggio del paziente.
10. L’inclinazione alla curiosità spiega perché le donne studiano psicologia
La donna è più curiosa dell’uomo e più critica, perché il suo cervello capta un vasto ventaglio di dettagli riconoscendoli come segni della comunicazione -verbale e non verbale.
Insieme alla loquacità e alla retorica, questi la inducono a formulare maggiormente le opinioni e a elaborazione ipotesi su quello che succede al paziente. Il suo interesse è un invito affinché il paziente parli, rifletta e approfondisca il suo problema.
11. Elaborazione dell’ipotesi
Per tutti i motivi appena elencati, le donne possono elaborare ipotesi più complesse su quanto accade al paziente.
Osserva dettagli, gesti, parole sviluppate ad hoc, e li analizza considerando le situazioni vissute in passato dal paziente; la sua memoria e alla sua simultaneità le permettono di svolgere queste azioni contemporaneamente.
12. Fiducia
L’ultimo dei motivi che spiegano perché soprattutto le donne studiano psicologia è associato alla maggiore produzione di ossitocina e serotonina, che la rendono una persona degna di fiducia.
Abbiamo già parlato della seduta come uno spazio intimo, un luogo in cui uno o più pazienti incontrano uno psicoterapeuta per affrontare i propri problemi. Questa scelta è guidata dalla fiducia trasmessa dal professionista. Sarà l’occasione di mettere in gioco le proprie informazioni personali e di attendere una risposta.
Conclusioni sul perché soprattutto le donne studiano psicologia
Estendendo questa analisi a variabili emotive, cognitive, sociali, di sicuro rileveremo ulteriori particolari a sostegno di quanto detto.
È bene chiarire che le descrizioni presentate sono generiche e, in quanto tali, sono relative; ciononostante, ci servono comunque in quanto schema di riferimento descrittivo per spiegare le competenze femminili nel campo della psicoterapia.