Leggenda giapponese del pescatore e della tartaruga

In Giappone si narra la leggenda del pescatore e della tartaruga, una storia che ci insegna a valorizzare i momenti di felicità.
Leggenda giapponese del pescatore e della tartaruga
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

Le leggende sono storie che vengono tramandate nel tempo allo scopo di intrattenere, ma anche di insegnare valori e lezioni di vita. Risvegliano emozioni e fanno riflettere sulla vita quotidiana. La leggenda giapponese del pescatore e della tartaruga ne è un esempio.

Nonostante sia un racconto breve, il messaggio di questa leggenda giapponese arriva forte e chiaro. Ci invita a interrogarci sul ritmo delle nostre vite, sulle cose cui dedichiamo il nostro tempo e, soprattutto, sull’importanza delle nostre decisioni e delle nostre azioni. Speriamo vi piaccia!

Il pescatore e la tartaruga, leggenda giapponese per riflettere

Molto tempo fa viveva in un piccolo villaggio costiero un umile pescatore, il cui nome era Urashima. Un giorno, al rientro da una lunga giornata di pesca, notò sulla spiaggia un gruppo di bambini che maltrattava una tartaruga. Senza esitazione, andò a rimproverarli e per essere certo che la liberassero, li pagò con delle monete.

Non appena l’animale fu lasciato libero, Urashima lo aiutò a tornare in mare. Il giorno seguente, mentre stava pescando in mare aperto, sentì una voce invocare il suo nome. Mentre cercava di capire da dove provenisse questa voce, capì che era quella della tartaruga che aveva liberato il giorno prima.

Gli raccontò di essere serva della regina dei mari, che abitava nel Palazzo del Dragone e che egli era stato invitato a recarsi proprio lì per ricevere il giusto riconoscimento per la sua azione. Quindi, il pescatore salì sul dorso della tartaruga e si mise in viaggio verso il fondale marino, finché non raggiunsero la dimora della regina.

Una volta giunto a destinazione, il pescatore rimase esterrefatto dalla sontuosità del palazzo e dalla straordinaria bellezza della regina, che lo accolse e lo riempì di attenzioni. Ma dopo tre giorni di permanenza, il pescatore comunicò alla regina il suo desiderio di tornare a casa, perché aveva sognato che i suoi genitori, ormai anziani, avevano bisogno di lui.

La leggenda giapponese del pescatore

La leggenda giapponese continua…

La regina non fece alcuna obiezione al rientro del pescatore, ma prima di lasciarlo partire, gli regalò una scatola ricoperta di perle incastonate. Inoltre, gli diede un importante avvertimento: non avrebbe dovuto aprire la scatola per nulla al mondo per poter essere felice.

Una volta riemerso dalla superficie, Urashima intraprese la strada verso casa. Man mano che si avvicinava a casa, la sorpresa aumentava, poiché non riconosceva il suo villaggio. In effetti, una volta giunto nel posto che avrebbe dovuto essere casa sua, trovò altri edifici e quando chiese dei suoi genitori alla gente del luogo, nessuno sapeva di chi stesse parlando.

Quando disse il suo nome, una persona particolarmente anziana raccontò che da bambino aveva sentito una storia su un pescatore che si chiamava come lui e che era scomparso nel mare. Ma la particolarità è che tutto questo era successo circa cento anni prima, sebbene per Urashima fossero trascorsi solo tre giorni.

Solo, triste e disperato, tornò in direzione del mare. Fu allora che gli venne in mente la scatola che la regina gli aveva regalato: se la avesse aperta, forse avrebbe potuto far ritorno al Palazzo del Dragone. Quando la aprì, dal suo interno fuoruscì un fumo bianco.

All’improvviso Urashima iniziò a invecchiare a ogni passo che faceva. Il suo viso si riempiva di rughe e il suo corpo si faceva sempre più pesante, mentre i capelli divennero del tutto bianchi. Fu in quel momento che si rese conto di cosa conteneva la scatola: gli anni che erano trascorsi mentre lui si trovava nel palazzo e che fecero ritorno al suo corpo. Il giorno seguente, il corpo di Urashima venne trovato sulla spiaggia.

 

Tramonto giapponese

Morale della leggenda giapponese del pescatore e della tartaruga

La leggenda giapponese del pescatore e della tartaruga ci invita a riflettere sulla qualità del nostro tempo e sulle nostre azioni. Così come sull’importanza di essere consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte.

Spesso quando stiamo bene o siamo felici, percepiamo che il tempo scorre molto più velocemente. Il punto è non perdere l’orientamento e tenere sempre a mente ciò che conta: le persone che ci circondano e cosa vogliamo fare della nostra vita. Perché non bisogna confondere il piacere e il desiderio con il benessere, né il godimento momentaneo che soddisfa i nostri bisogni con la soddisfazione che deriva dall’impegno e dal sacrificio.

Non possiamo nemmeno trascurare le conseguenze delle nostre decisioni e delle nostre azioni. Ogni azione ha delle conseguenze, positive o negative che siano. La leggenda del pescatore e della tartaruga esemplifica davvero bene questo concetto nel momento in cui Urashima apre la scatola nonostante fosse stato scoraggiato dal farlo.

La miglior vita non è la più lunga, ma la più ricca di buone azioni.

-Marie Curie-

Questa leggenda giapponese ci lascia importanti lezioni di vita che ci invitano a riflettere e che possono esserci utili nella nostra quotidianità.


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