L'elaborazione del dolore cambia con l'età
L’elaborazione del dolore cambia nel corso degli anni e lo fa al punto che la sofferenza fisica può essere insopportabile. È qualcosa che va oltre l’artrite o il dolore al ginocchio, quel disturbo che costringe, in molti casi, a sostituirlo con una protesi a una certa età. Ora sappiamo che i centri neurologici che regolano il dolore cambiano quando si invecchia.
È come una maledizione ingiusta, è vero. Sembra che non basti il cambiamento fisico, la perdita di energia e anche il lento declino cognitivo, bisogna addirittura provare più dolore. Tuttavia, è un fatto chiaramente dimostrato, invecchiare offre benefici, ma anche dei costi e uno di questi è il dolore cronico.
Questo fatto è accompagnato da un altro non meno problematico: stiamo trascurando la nostra popolazione anziana non offrendo essa trattamenti adeguati ai propri bisogni.
La cattiva gestione della sofferenza fisica è invalidante, riduce la mobilità, la motivazione a socializzare, ad uscire di casa in certi casi. Un fatto di notevole importanza al quale dovremmo prestare maggiore attenzione.
Come cambia l’elaborazione del dolore nel corso degli anni?
Invecchiare è un privilegio. Accumuliamo esperienze, saggezza, obiettivi raggiunti e persone significative che ci accompagnano nel viaggio del nostro ciclo vitale.
Tuttavia, oltre agli aspetti emotivi e cognitivi, c’è senza dubbio la dimensione biologica, che, come sappiamo, non lavora mai a nostro favore. L’invecchiamento va di pari passo con il declino fisico e neurologico.
Così, se l’elaborazione del dolore è alterata nel corso degli anni, è dovuto alla comparsa di alcuni cambiamenti nella struttura del cervello. C’è anche un altro fatto importante.
È stato dimostrato che quando il cervello della persona anziana rileva il dolore, i meccanismi inibitori che dovrebbero ridurre gradualmente questa sensazione non agiscono. In altre parole, la sofferenza dura più a lungo rispetto alle persone più giovani.
Iperconnettività anomala negli anziani
Un anno fa è stato pubblicato uno studio rivelatore sul perché l’elaborazione del dolore cambia nel corso degli anni.
I ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze Cognitivo-Affettive e Psicologia Clinica (CANCLIP) dell’Università delle Isole Baleari, in collaborazione con l’Università del Lussemburgo, hanno scoperto qualcosa di rivelatore:
Le persone anziane evidenziano una anomala iperconnettività nell’area somatosensoriale primaria e nelle aree frontali del cervello. Quali sono le implicazioni di queste alterazioni?
La sensazione di dolore si intensifica e il cervello agisce più lentamente per ridurlo. Ma ecco che si presenta un altro problema. L’incapacità di inibizione del dolore aumenta il rischio di soffrire di dolore cronico, soprattutto dopo un episodio acuto.
Le persone anziane non sempre cercano un trattamento adeguato
Nel 2012 l’Università di Washington ha condotto un interessante studio. È vero che l’elaborazione del dolore cambia nel corso degli anni, ma abbiamo accettato questa realtà al punto di vederla come “normale”.
Ciò significa che molti anziani non vanno dal medico perché danno per scontato che “invecchiare equivalga a imparare a tollerare il dolore”. L’idea che soffrire sia normale quando si raggiunge una certa età è un grosso problema.
Lo studio citato indica che spesso la persona anziana non si rivolge al medico. Quando lo fa, spesso si convince che il dolore è una parte inevitabile dell’invecchiamento. Come se non bastasse, non sempre vengono offerti trattamenti adeguati.
Una percentuale significativa di anziani soffre di dolore cronico e in queste situazioni è necessaria un approccio multidisciplinare. Così, oltre ai farmaci specifici, sono utili anche la terapia psicologica e la fisioterapia.
L’elaborazione del dolore cambia nel corso degli anni e questo influenza la qualità della vita
La Società Spagnola del Dolore (SED) definisce il dolore cronico come una malattia e non come un sintomo. Così, poiché sappiamo che l’elaborazione del dolore cambia nel corso degli anni e che acquisisce stati cronici, è il momento di aumentare la propria consapevolezza su questa realtà.
Tra qualche decennio saremo una società invecchiata, un futuro demografico in cui gli anziani avranno bisogno di strategie migliori di quelle attuali per condurre una vita dignitosa. Occuparsi del dolore è una priorità. La sofferenza non deve essere “qualcosa di normale” che sopraggiunge inevitabilmente con l’età.
Abbiamo bisogno di mezzi per invertire questa situazione; è urgente fornire ai nostri nonni e genitori meccanismi migliori e più completi per garantire loro la vita che vogliono e meritano.
L’invecchiamento della popolazione mondiale è una grande sfida per la quale devono essere mobilitate risorse mediche, psicologiche e terapeutiche. Il dolore accorcia la vita.
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