Levodopa: farmaco per il morbo di Parkinson

La levodopa, nota anche come L-DOPA, è il precursore metabolico della dopamina che viene usato per trattare il morbo di Parkinson. Scoprite di più in questo articolo.
Levodopa: farmaco per il morbo di Parkinson

Ultimo aggiornamento: 25 giugno, 2021

Oltre 50 anni dopo la sua introduzione nel mercato, la Levodopa è ancora il farmaco di elezione per il morbo di Parkinson. Il medicinale più potente disponibile per questo trattamento e riduce persino la mortalità associata.

La Levodopa, nota anche come L-DOPA, è il precursore metabolico della dopamina impiegato per trattare il morbo di Parkinson associato a deficit dopaminergici. È generalmente usata in combinazione con la Carbidopa.

La combinazione dei due farmaci ha dimostrato una migliore risposta terapeutica rispetto alla sola Levodopa, ottenendo concentrazioni plasmatiche migliori e più durature.

Sinemet, per esempio, è un marchio che combina questi due sostanze. Esistono diverse presentazioni a seconda delle combinazioni di dosi e della forma di rilascio nel corpo.

La levodopa può essere combinata anche con altre sostanze per migliorare la sua efficacia. Per esempio, il marchio Madopar, la unisce con la benserazide.

Formula chimica levodopa.

Come viene usata la levodopa?

La levodopa è usata per calmare i sintomi del morbo di Parkinson. Questi sintomi sono causati da una minore quantità di dopamina nello striato del cervello. Aumentando i livelli di questo neurotrasmettitore, si ottiene una remissione dei sintomi.

Questo farmaco agisce soprattutto sulla bradicinesia e la rigidità. Ma ne migliora anche altri come:

La dopamina controlla i messaggi di risposta che regolano il movimento muscolare in alcune aree del cervello. Pertanto, quando la dopamina prodotta è scarsa, si riscontrano difficoltà di movimento.

Meccanismo d’azione della Levodopa

La levodopa, come già detto, è il precursore metabolico della dopamina. Essa viene somministrata come sostituto, perché la dopamina non è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e non può raggiungere il suo sito d’azione.

Viceversa, la levodopa attraversa la barriera emato-encefalica per trasporto facilitato e, una volta nel cervello, viene convertita in dopamina. Questa trasformazione è una decarbossilazione e avviene grazie all’azione di un enzima chiamato dopa decarbossilasi.

La dopamina agisce stimolando direttamente i recettori dopaminergici di tipo 1 e 2. Viene rilasciata nello spazio sinaptico e poi raccolta dal neurone dopaminergico attraverso il trasportatore di dopamina (DAT) e immagazzinata per il rilascio.

Somministrazione

Di solito la somministrazione avviene sempre con un inibitore dell’enzima dopa decarbossilasi ad azione periferica. Questi composti impediscono la trasformazione della levodopa in dopamina nei tessuti extracerebrali. Così, ci assicuriamo che una proporzione maggiore raggiunga il cervello.

In seguito a ciò si riducono gli effetti collaterali di natura gastrointestinale e cardiovascolare. Esempi di inibitori dell’enzima dopa decarbossilasi sono, come menzionato sopra, carbidopa e benserazide.

Un altro farmaco usato in combinazione con la levodopa è l’entacapone, inibitore della catecol-O-metil-transferasi; quest’ultimo è un enzima che converte la levodopa in un metabolita nocivo. Pertanto, la loro combinazione potenzia e prolunga la risposta clinica al farmaco.

Contenitore con pillole.

Effetti collaterali

Le reazioni avverse più frequenti nel trattamento con levodopa sono dovute all’attività centrale della dopamina nel cervello. Sarà il medico a regolare la dose per ogni paziente; lo scopo è ottenere la massima efficacia terapeutica, nonché di ridurre il più possibile gli effetti collaterali.

Gli effetti avversi più frequenti sono discinesie e nausea. Le discinesie sono movimenti involontari; possono verificarsi movimenti coreiformi, distonici e di altro tipo.

Quando si verificano contrazioni muscolari e blefarospasmo, deve essere considerato un aggiustamento della dose. Altre reazioni avverse che possono verificarsi includono:

  • Melanoma maligno.
  • Disturbi del sangue e del sistema linfatico.
  • Aumento o perdita di peso.
  • Disturbi psichiatrici.
  • Mal di testa
  • Sonnolenza
  • Visione offuscata
  • Palpitazioni
  • Alterazione del ritmo respiratorio
  • Nausea e vomito
  • Debolezza e stanchezza
  • Disturbi digestivi
  • Sindrome neurolettica maligna.

Conclusioni sulla Levodopa

Il trattamento con Levadopa deve essere individualizzato e adattato allo stadio della malattia e alle condizioni mediche e sociali associate.

Per il paziente con morbo di Parkinson, tuttavia, vanno considerati anche i trattamenti non farmacologici quali neurostimolazione, psicoterapia, la fisioterapia, ecc.


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