L'invidia nasconde ammiratori segreti

L'invidia nasconde ammiratori segreti

Ultimo aggiornamento: 19 giugno, 2016

L’invidia è il sesto peccato capitale. Collocato tra la rabbia e la vanità, consiste in un profondo rancore verso chi è in possesso di qualcosa di desiderato come la ricchezza, il potere, la bellezza e così via. È un vizio spesso molto difficile da evitare e che nessuno vorrebbe provare, perché provare invidia significa sentirsi piccoli, perdenti e, talvolta, ammirare segretamente qualcuno.

Ogni giorno viviamo situazioni nelle quali non possiamo fare a meno di confrontarci con altre persone; il fratello che ci sembra riceva più affetto da parte dei genitori, il collega di lavoro che guadagna più di noi, il vicino che ha una macchina più potente della nostra. Di fatto, la certezza è che i paragoni, quando ne si esce perdenti, sono dolorosi.

“Nessuno che confidi in se stesso invidia la virtù dell’altro.”

– Cicerone-

Richard H. Smith, professore di psicologia dell’università del Kentucky, sostiene che “l’invidia è corrosiva e può rovinare la vita. Se siete persone invidiose, a fatica apprezzerete il buono, giacché sarete troppo preoccupati di come esso si riflette in voi”.

L’invidia: studi scinetifici

I ricercatori hanno cercato di comprendere i circuiti neuronali ed evolutivi dell’invidia e fino a che punto la si possa considerare una malattia del corpo. Si è anche cercato di comprendere la sensazione di piacere che prova una persona quando il soggetto verso il quale prova invidia cade in disgrazia.

Nella rivista di psicologia “Basic and Applied Social Psychology” sono stati pubblicati i risultati di due studi realizzati da Nicole E. Henniger e Christine R. Harris. Gli studi hanno richiesto il coinvolgimento di 900 persone comprese tra i 18 e gli 80 anni di età, ai quali fu chiesto se avessero mai provato invidia verso qualcuno o se provassero invidia al momento attuale.

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Circa l’80% degli intervistati sotto i 30 anni confessò di aver provato invidia nell’ultimo anno, mentre la percentuale delle persone con età superiore ai 50 anni fu del 59%. Un’ulteriore conclusione emersa grazie alla ricerca è che l’invidia non dipende dal sesso, in quanto uomini e donne sono ugualmente invidiosi dei successi degli altri.

“Nulla è più degno di ammirazione in un uomo nobile che il saper accettare e imitare le virtù altrui.”

-Confucio-

Sulla rivista “Science” è stato pubblicato uno studio realizzato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche in Giappone, il quale descrive le immagini cerebrali di soggetti ai quali fu chiesto di immaginarsi in situazioni di difficoltà con altri personaggi di maggior o minore successo o status sociale.

Quando la persona si paragonava a personaggi invidiati, si attivavano le aree del cervello correlate al dolore fisico. Quando, al contrario, si dava alla persona studiata la possibilità di immaginare il soggetto invidiato che cadeva in rovina, si attivavano nel cervello i circuiti di ricompensa.

Invidiare o ammirare

A volte si parla di invidia “sana” o di ammirazione se siamo in grado di canalizzare in maniera positiva il desiderio e gli impulsi che essa genera, trasformandoli in uno stimolo per migliorare. In questo modo, l’invidia ci prefiggerà un obiettivo da raggiungere. Possiamo provare una sana invidia per le capacità di altre persone e questo può spronarci a superare i nostri stessi limiti.

Di contro, se l’invidia è portatrice di un desiderio negativo verso un’altra persona che possiede qualcosa che desideriamo, si trasformerà in una bolla di frustrazione ed insicurezza che ci farà percepire una realtà distorta, impedendoci di intraprendere i cambianti per superare i nostri limiti.

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Possiamo trasformare l’invidia in ammirazione nel momento in cui guardiamo l’altra persona con il cuore e con intelligenza emotiva, quando ci rallegriamo dei suoi progressi, delle sue abilità o possibilità e ne condividiamo i successi. La parola ammirare deriva dal latino “ad-”, verso, e “mirare”, guardare con meraviglia; in altri termini, si tratta di riuscire a vedere qualcosa di più nell’altra persona, di vedere in lei il meglio e questo ci motiverà dandoci degli obiettivi e spingendoci a lavorare per raggiungerli.

La mia religione consiste di un’umile ammirazione per l’illimitato spirito superiore che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra mente gracile e debole.”

-Albert Einstein-


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