L'origine della morte secondo la mitologia giapponese

Avete mai provato a immaginare l'origine della morte? In questo articolo vi presentiamo la spiegazione data dalla mitologia giapponese
L'origine della morte secondo la mitologia giapponese
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

L’origine della morte secondo la mitologia giapponese va cercata in una curiosa leggenda che parla della creazione dello stato nipponico. Nonostante l’influenza dell’antica civiltà cinese, una parte molto importante della religione e della mitologia nipponica ha radici proprie. Attinge anche da tradizioni shintoiste e buddiste, così come da credenze contadine popolari.

I miti giapponesi convenzionali sono basati sul Kojiki e il Nihonshoki. Kojiki significa letteralmente “archivio storico” ed è la più antica cronaca riconosciuta sui miti, le leggende e la storia del Giappone. Il Nihonshoki è la seconda più antica e narra le diverse azioni delle divinità.

Questo articolo tratta l’origine della morte secondo la mitologia giapponese. Scoprite insieme a noi questa meravigliosa leggenda.

“Vale la pena legarci a qualcosa che, inevitabilmente, siamo destinati a perdere?”

-Isabel Allende-

La leggenda sulla creazione del Giappone

All’origine dei tempi, le prime divinità giapponesi, crearono due semidei. Un uomo di nome Izanigi e una donna, Izanami. Queste divinità ancestrali affidarono loro la missione di creare una terra così meravigliosa da non avere paragoni con nessun altro pianeta.

Un arco giapponese nell'acqua simboleggia l'origine della morte

Anni dopo, quando completarono la missione imposta dai primi dei, decisero che era tempo di avere dei figli. Dall’unione di queste due divinità nacquero le otto grandi isole giapponesi.

L’armonia regnava in questo mondo appena creato. Le divinità vivevano felici insieme ai loro numerosi figli fin quando un giorno Izanami generò Kagutsuchi, il dio del fuoco. A causa del parto molto complicato, la madre trascorse un lungo periodo malata, fino a perdere la vita.

La sofferenza per la morte della sua amata fu così devastante che Izanigi, dopo aver seppellito il corpo di Izanami nel mitico Monte Hiba vicino a Izumo, decise di andare alla ricerca della moglie fin nel cuore del regno di Yomi, ovvero la terra dei morti.

Izanigi iniziò il suo cammino verso il territorio delle tenebre. Tutti i demoni che incontrava sulla sua strada, però, lo avvertirono che Izanami non avrebbe mai potuto accompagnarlo fuori, nella vita normale. Era infatti impossibile tornare nella terra dei vivi dopo aver mangiato nello Yomi.

Dopo molti mesi di sofferenze e peripezie, Izanigi finalmente trovò la moglie in un luogo dove regnava l’oscurità. La donna gli disse che non poteva tornare con lui perché era troppo tardi, aveva già mangiato il cibo degli inferi. Tuttavia, decise di cercare di convincere le divinità reggenti dello Yomi affinché la lasciassero andare. L’unica condizione per ottenere l’approvazione degli dei era che Izanagi sarebbe dovuto rimanere fuori dal palazzo.

Ma, come nel mito di Orfeo, non riuscì a resistere alla tentazione di vedere la moglie e, dopo aver acceso una fiammella, entrò nel maestoso edificio. Usando la luce, Izanigi violò la legge dell’oscurità degli Inferi e vide il corpo di sua moglie trasformato in quello di un cadavere putrefatto, traboccante di vermi. Le divinità, accompagnate dai tuoni e fulmini, emersero dalla sua testa e dal suo petto.

Dinanzi a questo spaventoso spettacolo, fuggì terrorizzato mentre la sua sposa lo accusava di averla umiliata e lo inseguiva per tutto il regno di Yomi per ucciderlo. Dopo un incessante inseguimento, Izanami riuscì a trafiggere il corpo del marito con una lancia ferendolo.

Nonostante le ferite, corse senza sosta cercando di raggiungere il mondo dei vivi e sentire la brezza del vento. Una volta raggiunto il confine tra i due mondi, afferrò la pietra più grande e chiuse per sempre l’ingresso alla terra delle tenebre.

Dall’interno della grotta, Izanami urlò al marito di farla entrare nel regno dei vivi, ma terrorizzato da quanto accaduto, si rifiutò categoricamente. A questo punto, la dea lo minacciò dicendogli che per vendicarsi avrebbe ucciso 1000 umani al giorno. A questo punto, Izanagi le urlò: “E allora io darò vita ad altri 1500 esseri al giorno”.

Ecco quindi l’origine della morte per i giapponesi che, ancora oggi dopo oltre 500 anni, celebrano appunto il loro Giorno dei Morti, o Obon.

L’origine della morte secondo la mitologia giapponese

L’origine della morte secondo la mitologia giapponese fa parte di un passato millenario in cui miti e religioni appartenevano al pensiero globale di questa cultura ancestrale.

Un passaggio costruito con pali di legno

Oggi il senso di comunità, famiglia e morte in Giappone è cambiato molto e le antiche tradizioni hanno lasciato il posto a un pensiero più occidentalizzato. Da noi, la morte viene vista come qualcosa di impuro, da abbellire; un argomento di cui è meglio non parlare, se non abbellendolo con mistificazioni e ornamenti che servono solo a distrarre la mente e offuscare i pensieri.

A differenza della cultura occidentale, in cui è vista come un vero e proprio tabù, la morte nella mitologia giapponese era considerata come qualcosa di inevitabile, mentre quello che importa davvero sono le azioni realizzate in vita. Il dolore per la morte di una persona cara si trasforma in una sensazione confortante se si crede che la sua anima è ancora tra di noi.

“Per sempre è un tempo molto lungo. Credo che ci ritroveremo un domani, in circostanze migliori o in altre vite.”

Miyamoto Musashi


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