Manet, biografia del primo impressionista

Le opere di Manet furono pietre miliari nella scelta dei temi rappresentati nella pittura europea. Prima di lui, la pittura aveva preferito la narrativa ed evitava la realtà della vita quotidiana.
Manet, biografia del primo impressionista
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Édouard Manet fu il pittore francese del XIX secolo che ispirò moltissimi artisti dopo di lui grazie al suo stile e al suo modo di rappresentare la realtà. Manet aprì nuove strade artistiche, superando le tecniche tradizionali di rappresentazione e scegliendo di dipingere eventi e situazioni della sua epoca.

Il suo dipinto Pranzo sull’erba, esposto nel 1863 al Salone dei Rifiutati, scatenò l’ostilità dei critici. Contemporaneamente, però, ricevette l’applauso e l’entusiasmo di una nuova generazione di pittori che, in seguito, avrebbero formato il nucleo del movimento impressionista.

I primi anni di Manet

Édouard Manet nacque il 23 gennaio 1832 a Parigi (Francia). Figlio di Auguste Manet, un alto funzionario del Ministero di Giustizia, e di Eugénie-Désirée Fournier, figlia di un diplomatico e figlioccia del principe ereditario svedese.

Ricchi e circondati da contatti influenti, la coppia sperava che il figlio intraprendesse una carriera rispettabile e, preferibilmente, l’avvocatura. Tuttavia, il futuro aveva in serbo per lui una carriera umanistica.

Dal 1839, fu alunno della scuola di Canon Poiloup a Vaugirard. Dal 1844 al 1848 frequentò il Collège Rollin. Non fu uno studente brillante e gli interessava solo il corso di disegno offerto dalla scuola.

Sebbene il padre volesse iscriverlo alla scuola di diritto, Édouard intraprese un altro cammino. Quando il padre gli negò il permesso di diventare pittore, fece domanda per entrare al collegio navale, ma non passò la selezione.

A 16 anni, si imbarcò come apprendista pilota in una nave mercantile. Al suo rientro in Francia, nel giugno del 1849, non superò l’esame navale per la seconda volta e i genitori, finalmente, cedettero alla sua ostinata determinazione di diventare pittore.

Ritratto di Édouard Manet

I primi studi formali di Manet

Nel 1850 Manet entrò nello studio del pittore classico Thomas Couture. Qui sviluppò la sua buona comprensione del disegno e la tecnica pittorica.

Nel 1856, dopo sei anni con Couture, Manet si stabilì in uno studio con Albert de Balleroy, un pittore di soggetti militari. E lì dipinse Il ragazzo con le ciliegie (1858), prima di trasferirsi in un altro studio, dove dipinse Il bevitore d’assenzio (1859).

Lo stesso anno, fece diversi viaggi in Olanda, Germania e Italia. Intanto, nel Louvre, si dedicò a copiare pitture di Tiziano e Diego Velázquez.

Nonostante il suo successo con il realismo, Manet iniziò ad avvicinarsi a uno stile più rilassato e impressionista, caratterizzato dall’uso di pennellate ampie e la presenza di persone comuni, che si dedicavano ad attività quotidiane.

Le sue tele iniziarono a riempirsi di cantanti, gente di strada, gitani e mendicanti. Fu questa scelta poco convenzionale, combinata con la sua profonda conoscenza degli antichi maestri, che sorprese alcuni e impressionò altri.

La maturità e Colazione sull’erba

Tra il 1862 e 1865, Manet partecipò a diverse mostre organizzate dalla Galleria Martinet. Nel 1863, si sposò con Suzanne Leenhoff, una donna olandese che gli aveva dato lezioni di pianoforte. La relazione della coppia durava già da dieci anni e avevano un figlio già prima del matrimonio.

In quello stesso anno, la giuria del Salon rifiutò la sua Colazione sull’erba, una opera dalla tecnica rivoluzionaria. Per questo, Manet la espose al Salone dei Rifiutati, fondato per esporre le tante opere rifiutate dal Salone ufficiale delle Belle Arti.

“Una buona pittura è fedele a se stessa.”

-Manet-

Colazione sull’erba fu ispirato da alcune delle opere degli antichi maestri come Concerto campestre (Giorgione, 1510) o Il giudizio di Parigi (Raffaello, 1517-20). Questa grande tela scatenò la disapprovazione del pubblico e iniziò per Manet una fase di notorietà “carnevalesca”, che lo perseguiterà per la maggior parte della sua carriera.

I suoi critici si sentirono offesi dalla presenza di una donna nuda in compagnia di giovani vestiti secondo i costumi dell’epoca. Così, invece di sembrare una figura allegorica remota, la modernità della donna trasformava la nudità in una presenza volgare e addirittura minacciosa.

I critici si infastidirono anche per la forma delle figure, rappresentate sotto una luce dura e impersonale. Non capirono il motivo per cui i personaggi si trovavano in un bosco, la cui prospettiva era chiaramente poco realista.

Le opere principali di Manet

Nel Salone del 1865, il dipinto Olympia, creato due anni dopo, causò un altro scandalo. La donna nuda sdraiata guarda lo spettatore senza vergogna e viene rappresentata sotto una luce dura e brillante che cancella il modello interiore e la trasforma quasi in una figura bidimensionale.

Quest’odalisca contemporanea, che lo statista francese Georges Clemenceau voleva esporre nel Louvre nel 1907, fu definita indecente da critica e pubblico.

Distrutto dalle critiche, Manet partì per la Spagna nell’agosto del 1865. Tuttavia, il suo soggiorno nel paese iberico durò poco, perché non amava il cibo e si sentì profondamente frustato dalla sua totale ignoranza della lingua.

A Madrid conobbe Théodore Duret, che poi sarebbe divenuto uno dei primi esperti e difensori del suo lavoro. Nel 1866, entrò in contatto e diventò amico del romanziere Émile Zola che, l’anno successivo, scrisse un articolo brillante su Manet per il giornale francese Figaro.

Zola sottolineò come quasi tutti gli artisti importanti iniziano offendendo la sensibilità del pubblico. Questa affermazione colpì il critico d’arte Louis-Edmond Duranty, che iniziò a seguire e a sostenere l’opera di Manet. Pittori come Cézanne, Gauguin, Degas e Monet diventarono i suoi alleati.

Quadro impressionista

Gli ultimi anni

Nel 1874, Manet fu invitato a esporre nella prima mostra di artisti impressionisti. Nonostante il suo sostegno al movimento, rifiutò l’invito, così come tutti gli inviti successivi da parte degli impressionisti.

Sentiva di dover continuare il suo percorso personale, dedicandosi al Salone, e a trovare il suo posto nel mondo dell’arte. Come molti dei suoi quadri, Édouard Manet era una contraddizione: allo stesso tempo un borghese, comune, convenzionale e radicale.

“Bisogna essere del proprio tempo e dipingere ciò che si vede.”

-Manet-

Un anno dopo la prima mostra impressionista, gli offrirono l’opportunità di disegnare le illustrazioni per l’edizione francese de Il corvo di Edgar Allan Poe. Nel 1881, il governo francese gli concesse l’altissimo riconoscimento della Légion d’honneur.

Morì due anni dopo, a Parigi, il 30 aprile 1883. Oltre ai 420 dipinti, lasciò in eredità la sua reputazione d’artista, che lo accompagna ancora oggi, che ci permette di definirlo un artista audace e influente.

L’eredità

Ai suoi esordi nel mondo della pittura, Manet si scontrò con la dura critica, che non diminuì fino quasi alla fine della sua carriera.

Il suo profilo artistico si elevò alla fine del XIX secolo grazie al successo della sua mostra commemorativa e, finalmente, all’accettazione critica degli impressionisti. Ma fu solo nel XX secolo che gli storici d’arte lo rivalutarono, e Manet ottenne finalmente un posto di riguardo e una reputazione.

Il disprezzo dell’artista francese per il modello e la prospettiva tradizionali segnarono il punto di rottura nel XIX secolo con la pittura accademica. La sua opera, indubbiamente, spianò la strada al lavoro rivoluzionario degli impressionisti e post-impressionisti.

Influenzò anche gran parte dell’arte del XIX e XX secolo attraverso la scelta dei temi da trattare. Il suo interesse per le tematiche urbane moderne, che dipinse in modo diretto, quasi distaccato, lo rese ancora più unico rispetto agli standard del Salone.


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