Maternità: un terremoto nell'anima

Maternità: un terremoto nell'anima

Ultimo aggiornamento: 19 giugno, 2017

Al giorno d’oggi sono molte le fonti d’informazione che ci avvicinano alla realtà dell’essere madre. Tuttavia, è raro che si basino su un punto di vista realistico e che illustrino la crisi nella quale può sprofondare una donna nel periodo della maternità.

Laura Gutman tratta questo tema nel suo libro Maternità tra estasi e inquietudine. La psicoterapeuta spiega il modo in cui la donna entra in contatto con la propria “ombra” con l’arrivo dei figli.

“Una donna può sentire che la sua struttura interna, il suo equilibrio e la sua stabilità emotiva si rompono completamente quando affronta la maternità”.

A cosa ci riferiamo quando parliamo di “ombre”?

Il termine “ombra” viene utilizzato e diffuso da C. G. Jung. Il concetto va oltre il famoso “incosciente” divulgato da S. Freud – fa riferimento alle parti sconosciute della nostra psiche e del nostro mondo spirituale.

L’intero universo è fatto da elementi contrapposti: giorno e notte, maschile e femminile, positivo e negativo, luce e ombra… Allo stesso modo, il nostro mondo psichico è formato da una parte luminosa e una buia. Non vediamo cosa c’è nel buio, ma ciò non vuol dire che non esista.

Le “ombre” si sviluppano fin dall’infanzia. Da piccoli cominciamo a costruire la struttura della nostra personalità e del nostro ego. Talvolta, dobbiamo affrontare eventi e sentimenti dolorosi che non riusciamo a digerire emotivamente e che lì per lì decidiamo di dimenticare. Diamo essi le spalle per proseguire il cammino della nostra vita. Questi aspetti irrisolti e alle volte incoscienti sono le nostre “ombre”.

“Se non realizziamo l’esercizio di aprirci per indagare sugli aspetti più nascosti, sofferenti o dolorosi di noi stessi, questi si infiltreranno e spunteranno nei momenti meno opportuni della nostra esistenza”

-Robert Bly-

Cosa succede alla donna con l’arrivo della maternità?

Indipendentemente dalla nostra età, il bambino che siamo stati vive ancora in noi. Talvolta per aiutarci a divertirci ed essere felici…altre volte per rimetterci in connessione con la parte più vulnerabile di noi stessi, con le nostre paure primordiali, con i nostri ricordi e, forse, con le nostre mancanze del passato.

La maternità ci scuote in un modo tale da scoperchiare tutte le nostre carenze o ferite emotive. La maternità ci restituisce il vissuto con nostra madre, nostro padre, con le persone che ci hanno cresciuto e alimentato emotivamente… Ci restituisce i ricordi più emotivi della nostra infanzia. Quei ricordi, talvolta dolorosi, che erano rimasti sopiti fino ad adesso.

Questa memoria infantile si risveglia già durante la gravidanza, momento in cui cominciano ad affiorare antichi conflitti, ferite che tornano ad aprirsi. E quest’esplosione emotiva si trova a convivere con i cambi fisiologici, ormonali ed energetici tipici di questo periodo.

In questi casi, è normale che la donna senta confusione, tristezza, angoscia…e che decida di recarsi spesso dal medico. Spesso le viene diagnosticato, talvolta erroneamente, un caso di “depressione” o “depressione post-parto”. Ciò comporta di norma la prescrizione automatica di medicinali atti a bloccare i pensieri e le emozioni. In questo senso, è bene tenere a mente che la medicina può portare un sollievo temporaneo, ma senza un intenso lavoro di psicoterapia, non si fa altro che occultare nuovamente le ferite senza, però, guarirle. 

Come si intraprende il cammino per la guarigione?

Bisogna considerare che con la maternità molti aspetti nascosti della psiche femminile si attivano e si rivelano. Di norma questo è un periodo di rivelazione, di crisi… è giusto segnalare che in questa fase si potrebbe arrivare ad aver bisogno di aiuto e sostegno psicoterapeutico.

In questo senso, pensate che rendere consapevole quello che è inconsapevole ci permette di crescere e maturare. Rendere cosciente il dolore, smuoverlo e portarlo a galla è il giusto metodo per curarlo, per impedire che torni a farci del male nei momenti in cui siamo più deboli.

 “Percorrere e superare il dolore ci consente di sviluppare aspetti del nostro essere che prima erano addormentati, ci conferisce la visione e la sicurezza di chi ha imparato a navigare con le più forti mareggiate”

 

D’altra parte, per recuperare e ridare forza all’amor proprio, è necessario guarire le ferite emotive che abbiamo accumulato fin dalla nostra infanzia. In altre parole, trovare e curare il nostro bambino interiore. Soltanto così potremo eliminare la corazza del nostro dolore, attraverso un processo di reintegrazione della personalità. Così facendo, favoriremo la guarigione in ottica di una vita ed una maternità più sane, equilibrate e felici.

“Questo è il compito di ciascun essere umano: attraversare la vita terrena alla ricerca della propria ombra, per portarla alla luce e intraprendere il proprio cammino di guarigione”

-Laura Gutman-


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