Memoria dichiarativa: che cos’è?
A livello teorico, la memoria è divisa in procedurale (o non dichiarativa), che è legata all’apprendimento delle abilità, e memoria dichiarativa. Nella memoria procedurale custodiamo processi, abilità come la guida, andare in bicicletta o saper usare il computer.
La memoria dichiarativa, o memoria esplicita, invece, è quella che gestisce ricordi che possono essere evocati in modo cosciente. È a sua volta divisa in due: la memoria episodica e quella semantica.
Ma come funziona la memoria dichiarativa? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Memoria dichiarativa
Memoria episodica
A comporre la memoria dichiarativa vi è la memoria episodica, che conserva i ricordi legati a eventi personali. È quindi responsabile del ricordo di quel viaggio per noi tanto importante o delle serate d’infanzia che trascorrevamo giocando con i nostri amici. Ci consente di mettere in relazione tra loro i nostri ricordi.
Si tratta di informazioni dotate di un tempo e uno spazio preciso, in grado di rendere il contesto attorno ai ricordi molto forte, di cui noi siamo i protagonisti. A richiamare alla mente quel determinato ricordo sono, quindi, le circostanze, come il dove o il quando di quel dato episodio.
A causa di questa forte connessione temporale, la memoria episodica è più suscettibile alle dimenticanze e alle interferenze. Al punto da produrre talvolta delle distorsioni nei dettagli di un ricordo autobiografico, quando per esempio confondiamo luoghi o momenti temporali.
Questo accade soprattutto quando è qualcun altro a chiederci dei dettagli su un determinato ricordo. In questi casi, le aspettative che quella persona può nutrire su di noi, unite a possibili domande a cui non siamo sicuri di saper rispondere o al desiderio di compiacere l’interlocutore, ci spingono a modificare il racconto.
Le strutture cerebrali coinvolte
Il lobo temporale, dove si trova l’ippocampo, è legato alla creazione di nuovi ricordi di tipo episodico. La corteccia prefrontale sembra ricoprire un ruolo chiave al momento di codificare, nel tempo e nello spazio, i ricordi. In sostanza, la corteccia prefrontale aiuta a ricordare dove e quando è stata vissuta una data esperienza, facilitando una migliore organizzazione dei ricordi.
Disturbi della memoria episodica
Il principale disturbo che colpisce la memoria episodica è l’Alzheimer. Il sintomo più importante, nella prima fase della malattia, è l’amnesia dei ricordi episodici. Una delle prime zone a essere colpite è infatti l’ippocampo. La perdita di memoria episodica è comune anche nell’amnesia per avvelenamento da frutti di mare, con rischi irreversibili, o nella sindrome di Korsakoff.
Lo stress e il consumo di droga come ecstasi e MDMA sono altre cause di un deterioramento significativo di questo tipo di memoria.
Memoria semantica
Oltre alla memoria episodica, la memoria dichiarativa è composta anche da quella semantica. Questo tipo di memoria conserva le informazioni di tipo linguistico e i fatti dal mondo. Facendo da enciclopedia e dizionario, questa memoria è la prima che permette per prima di sapere, per esempio, cosa vogliono dire le parole “banana” e “frutta” e che relazione esiste tra le due.
Queste conoscenze hanno un carattere di tipo generico e decontestualizzato, anche se a volte possono essere riconducibili alla memoria episodica, che ne facilita il ricordo. Un esempio è quando riusciamo a ricordare il significato di quel quadro visto a un museo molto tempo fa.
Le strutture cerebrali coinvolte
Diversi autori sono d’accordo sul fatto che memoria semantica e memoria episodica interessino le stesse strutture cerebrali. Tuttavia, non ci sono studi che sembrano appurare una relazione tra ippocampo e memoria semantica, mentre ne esistono per quanto riguarda la memoria episodica.
Altri autori preferiscono legarla alla neocorteccia temporale, mentre altri ancora sostengono che sono tante le strutture implicate a seconda del ricordo che si vuole richiamare. Per esempio, la conoscenza del suono che fa una bottiglia quando cade a terra sarebbe attivata dalla corteccia uditiva. Il ricordo di che colore sono le mucche è legato a quella visiva, mentre il lobo temporale bilaterale è legato all’integrazione di tutte le informazioni semantiche.
Disturbi della memoria semantica
La demenza semantica è un disturbo neurodegenerativo che colpisce il lobo temporale. Questo disturbo colpisce tanto la capacità di attribuire nomi a oggetti, quanto l’accesso al significato degli stessi. Chi soffre di questo disturbo vede gradualmente deteriorarsi la sua capacità di utilizzare parole familiari o di riconoscere oggetti in modo visivo.
Anche l’Alzheimer presenta un deterioramento del tipo appena citato, visto che i pazienti affetti tendono a nominare o descrivere oggetti in modo erroneo.
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
- del Rosario, Z. y Peñazola, S. (2000). El sistema de memoria humano: memoria episódica y semántica. Caracas: Universidad Católica Andrés Bello.