Nevrosi da guerra: disturbo post traumatico da stress

Nel corso della normale crescita dell'individuo si manifesta un livello di stress tollerabile, e persino necessario. Tuttavia, quando questo stress passa a livelli superiori o traumatici e il soggetto è incapace di superare il trauma, si parla di Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD), anche conosciuto come nevrosi da guerra.
Nevrosi da guerra: disturbo post traumatico da stress
Ángel Redondo

Scritto e verificato lo psicologo Ángel Redondo.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

Nel 1980, l’espressione disturbo post traumatico da stress (PTSD) fu coniata dalla terminologia psichiatrica e inclusa nella classificazione diagnostica dell’American Psychiatric Association (DSM-III). Fino a quel momento, erano state molte le definizioni e le categorie diagnostiche proposte per la nevrosi da guerra.

Durante la Prima Guerra Mondiale si parlava di “febbre delle trincee” per cercare di dare una spiegazione alle anomalie associate allo stress da combattimento. Nella Seconda Guerra Mondiale, si adottò il termine nevrosi traumatica da guerra.

Durante la Guerra del Vietnam il termine passò da “reazione da forte stress” a “disturbi adattivi della vita adulta”. E dopo questo conflitto, venne nominata sindrome del Vietnam. Proprio sulla base di questa guerra, e per via della pressione sociale, questo concetto finì per essere ridefinito in quanto disturbo post traumatico da stress (PTSD), diventando una condizione diagnostica tra le principali del gruppo dei disturbi dell’ansia. In ambito militare, ci riferiremo al PTSD come sinonimo della nevrosi da guerra.

Donna con post trauma

Definizione e origine della nevrosi da guerra o PTSD

A tutti capita di affrontare situazioni stressanti o traumatiche. In questo senso, quando le circostanze stressanti sono di una particolare natura e intensità, si viene a creare un brusco e assoluto squilibro della struttura psichica, insieme a un blocco delle capacità di adattamento e di difesa nei confronti dell’ambiente. Vale a dire che la situazione finisce per surclassare l’individuo in ogni suo aspetto, rendendolo incapace di reagire in modo adattivo. A quel punto, prende forma lo “stress traumatico”.

Le cause della nevrosi da guerra, o PTSD, sono tutte le esperienze o le circostanze ambientali che potenzialmente potrebbero provocare un trauma psichico. Di norma, questa sindrome si sviluppa in conseguenza all’esposizione a fattori di stress che minacciano gravemente l’integrità psichica e fisica dell’individuo. A ciò bisogna aggiungere la percezione soggettiva della paura da parte della persona e la sua attribuzione di incapacità personale nell’affrontare tale situazione. Possiamo distinguere diverse cause responsabili della nevrosi da guerra:

  • L’intensità del trauma e la sua gravità. Il livello di pericolo che attenta all’integrità della vita del soggetto, alla sua salute fisica e psicologica e alla sua identità.
  • Il livello di esposizione, di coinvolgimento e la vicinanza del soggetto all’evento traumatico.
  • Il reiterarsi delle situazioni traumatiche. La costante presenza del fattore stressante mette alla prova la resistenza e la capacità di adattamento della persona, fino a stimolare lo sviluppo della nevrosi da guerra.
  • Il tipo di trauma a cui è esposta la persona.

Sintomatologia della nevrosi da guerra

Ansia, depressione, senso di colpa, sconforto sono alcuni dei sintomi più comuni di questo disturbo. I sintomi più caratteristici possono essere suddivisi in quattro grandi gruppi:

Rivivere l’evento: flashback e incubi

Rivivere più volte quanto accaduto è molto frequente. Le emozioni e le sensazioni fisiche possono essere reali come la prima volta. Qualunque evento quotidiano può scatenare flashback, soprattutto se associabile all’evento traumatico. Un modo per affrontare il dolore è rifiutarsi di provare qualcosa, ibernarsi emotivamente per non soffrire.

Stare sull’attenti, uno dei tratti della nevrosi da guerra

L’individuo si sente in perenne stato di allerta, sulla difensiva, in continuo pericolo. Questo stato è conosciuto come ipervigilanza.

Alterazioni delle capacità cognitive, dello stato d’animo e del comportamento

La persona assume un atteggiamento molto negativo, soprattutto verso quello che la circonda e verso se stessa. Manifesta senso di colpa e incapacità di provare emozioni o sentimenti positivi. Può darsi che il suo comportamento diventi aggressivo e violento, facilmente irritabile e che mostri atteggiamenti imprudenti e temerari.

Lo stress post traumatico nei militari

Tra i militari si presentano una serie di fattori che interferiscono con la nevrosi da guerra e che sono associati a quest’ultima. Si tratta di elementi che in molti casi intensificano la sintomatologia e rendono difficile un intervento clinico.

  • L’allenamento militare, che li mantiene in stato di ipervigilanza e che li rende molto pericolosi in caso di atteggiamento violento.
  • Difficoltà relazionali dell’autorità con i superiori. Questo può essere dovuto alla mancata accettazione di un cambiamento della figura autoritaria a una mancanza di rispetto verso quest’ultima, che a suo dire non ha l’esperienza che il militare ritiene necessaria per la posizione.
  • Il rientro a casa. In questa fase sorgono sentimenti di abbandono, senso di colpa e disperazione. Molti militari sentono di non essere più parte della propria vita. Possono arrivare a sentirsi in colpa o sfortunati per essere sopravvissuti alla guerra e ai propri compagni.
  • I cruenti ricordi del conflitto. Ricordi delle atroci situazioni in cui si sono visti coinvolti.
Psicologa e nevrosi da guerra

Intervento clinico per la nevrosi da guerra

L’intervento nell’ambito del contesto militare per la nevrosi da guerra o PTSD è più efficace se si inizia subito dopo l’evento traumatico. Questo aiuta a ridurre il malessere e le complicazioni che potrebbero presentarsi. Una tecnica molto utilizzata a tal proposito è il debriefing, utile per l’integrazione e la presa di coscienza di eventi traumatici vissuti dal gruppo.

Un altro strumento molto importante è la psicoeducazione, con cui prevenire i sintomi. La psicoterapia di prevenzione è uno strumento molto positivo per preparare i soldati alle emozioni che possono trovare.

Infine, l’elemento prioritario quando si interviene a livello psicoterapico è adattare la terapia alla situazione di ogni paziente. Può essere applicata individualmente o con sedute di gruppo; queste ultime sono molto efficaci quando i gruppi sono particolarmente omogenei.


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