Non bisogna cambiare, ma usare a proprio favore tutto quello che si è

Non bisogna cambiare, ma usare a proprio favore tutto quello che si è

Ultimo aggiornamento: 23 dicembre, 2016

Cambiare è un verbo che coniughiamo ogni giorno. Tutti gli esseri umani, chi più chi meno, vivono momenti di difficoltà che vogliono superare. Vivere non è facile, e dal momento in cui nasciamo a quello in cui il nostro cuore smette di battere, siamo sempre esposti a privazioni e perdite. Ci sarà sempre qualcosa che desideriamo e che non possiamo ottenere. Ci sarà sempre una nostalgia o una frustrazione pronte a torturarci.

Il mal di vivere in sé non è negativo, perché è proprio a partire da esso che troviamo le motivazioni per crescere. Attenzione, però, perché un malessere può diventare dannoso quando assume una dimensione smisurata e si trasforma in un ostacolo. Ad esempio, quando arriviamo a colpevolizzarci per non essere “migliori” o rinunciamo ai sogni perché sentiamo di non poterceli permettere.

Il malessere che sentiamo a volte si riflette contro noi stessi. Si tratta di un errore di valutazione, perché non siamo sempre noi a dover essere colpevolizzati. A volte ci accusiamo di non riuscire a raggiungere quel determinato obiettivo o di non essere quel determinato tipo di persone.

Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar sé stesso

Lev Tolstoj

In realtà, non si tratta di cambiare il proprio modo di essere, di essere diversi o di rinnegare ciò che siamo. Si tratta di adottare una prospettiva più intelligente e comprensiva verso noi stessi, per poter sfruttare al meglio i nostri talenti e perfino le nostre carenze.

Cosa deve cambiare e cosa no 

Possiamo cambiare il nostro modo di agire, ma non il nostro modo di essere. Veniamo al mondo con una personalità, un patrimonio genetico ed una condizione socio-culturale che incideranno per tutta la vita sul nostro modo di relazionarci al mondo.

La personalità ed il carattere si possono correggere, migliorare, potenziare, ma in termini assoluti, non si possono cambiare. Eppure, si è imposto una specie di “mercato della personalità”, che insiste nel promuovere la convinzione che esista UN solo modo di essere, UN solo modo di vivere in modo “corretto”.

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La convinzione che esista un modo giusto ed uno meno giusto di comportarsi finisce col diventare una zavorra nel proprio tentativo di accettarsi per quello che si è. Non è meglio essere estroversi che introversi, né essere audaci che cauti, e nemmeno essere più razionali e meno sensibili. Si tratta soltanto di diversi modi di essere, che possono essere più o meno adeguati a seconda della situazione in cui ci si trova.

Ognuno di noi si sviluppa e matura in modo diverso. La possibilità di cambiare è limitata all’ambito delle abitudini e della personalità che ancora non sono sviluppati a sufficienza oppure agli atteggiamenti che possono causare danno a se stessi o agli altri. L’essenza di quello che siamo, però, è importante che rimanga così com’è, dato che è proprio essa a definire i nostri contorni.

Le virtù che diventano difetti e viceversa

Una persona che parla troppo può avere difficoltà nello svolgere professioni che esigono riservatezza, come il detective privato o l’investigatore assicurativo. Al contrario, una persona molto riservata può non essere tagliata per fare la promoter o l’animatrice di eventi. Di conseguenza, quello che in un ambito appare come un vantaggio, in un altro può essere invece un grande difetto. Né l’uno né l’altro devono essere definiti buoni o cattivi – sono semplicemente diversi. Né l’uno né l’altro devono essere cambiati, ma soltanto essere calati nell’ambiente più adatto a loro.

Siamo convinti di dover ricercare sempre la polarità o la complementarietà. Ciò significa che per certi aspetti due persone molto simili tra loro faranno fatica ad intendersi e a funzionare bene assieme. Le squadre migliori sono quelle composte da persone con caratteristiche complementari, ma non uguali.

Nessuno dovrebbe cambiare per il semplice fatto di voler appartenere ad un gruppo: si tratta di saper organizzare le proprie attitudini per potersi calare al meglio in una determinata realtà.

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Per esempio, persone piene di idee andranno d’accordo con persone piene di abilità organizzative così da metterle in pratica. Una persona impulsiva può essere fonte d’ispirazione e motivazione per una più calcolatrice, mentre quest’ultima potrà avere le caratteristiche giuste per porre un limite realistico alle iniziative dettate dall’impulso.

Ognuno ha il compito di imparare a vedere i propri punti di forza e a riconoscerli. Non permettete a nessuno di indurvi a cambiare la vostra persona. Se qualcosa va cambiato, va fatto sempre nel rispetto e mantenimento della vostra essenza. Se qualcosa va cambiato, probabilmente è l’ambiente nel quale vi trovate: forse è l’ambiente a non permettervi di essere davvero voi stessi.

 


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