Non chiedere quello che non sei in grado di dare

Non chiedere quello che non sei in grado di dare
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Di solito capita alle coppie, ma spesso anche a genitori e figli, agli amici e in qualsiasi altro tipo di relazione umana. Stiamo parlando di quelle situazioni in cui una delle due parti chiede, reclama o esige troppo, ma quando è il momento di dare, si rivela tirchia ed egoista.

Le persone di questo genere sentono di meritare qualunque cosa, ma non danno nulla in cambio. Sono quelle che notano “la pagliuzza nell’occhio degli altri”, ma non si accorgono della trave che hanno nel loro. Infine, sono manipolatrici e spesso riescono a convincere gli altri a compiacerle in cambio di nulla, anzi, facendoli addirittura sentire in colpa quando non lo fanno.

I vincoli che creano queste persone hanno sempre un secondo fine. Tuttavia, li mascherano in modo tale da non farlo notare e per questo raggiungono ciò che vogliono: chiedere molto e dare poco, anche con il consenso della “vittima”. Se non volete cadere in questo tipo di comportamenti, vale la pena sapere quali sono le cinque situazioni da evitare.

Non chiedere ascolto se non sai ascoltare

dare ragazza dentro gabbia a forma di cuore

È uno dei casi più frequenti: quelli che vogliono sempre parlare e pretendono che gli altri ascoltino, ma quando sono loro a dover ascoltare si negano, si distraggono o, all’improvviso, non hanno tempo e se ne vanno.

Capita spesso quando i genitori vogliono che i figli ascoltino i loro sermoni, ma non dedicano tempo ad ascoltare quello che gli stessi figli pensano. Capita alle coppie, quando uno dei due diventa il “supporto” dell’altro. Capita agli amici, tra insegnanti ed alunni, tra colleghi di lavoro.

Non chiedere comprensione se non sai comprendere

Donna-con-uccellino-sulla-spalla

È un’altra situazione molto comune. Riguarda gli eterni incompresi, quelli che si sentono diversi dagli altri e che si lamentano sempre della loro indifferenza. Per loro, essere compresi è un diritto naturale, ma che viene loro negato dagli altri.

Per questo motivo, si lamentano e incolpano gli altri, come se questi non stessero adempiendo ai loro obblighi morali. Non hanno capito che la comprensione è un fiore che va coltivato, prima in se stessi e poi negli altri.

Il rispetto non si esige, lo si guadagna. E tra i tanti atteggiamenti degli esseri umani, forse è quello che più esemplifica il principio di equità. In altre parole, non c’è altro modo di guadagnarsi il rispetto altrui se non rispettando se stessi e gli altri.

A volte si confonde il rispetto con il timore o la riverenza. Le figure di una certa autorità tendono a “farsi rispettare” attraverso l’imposizione o la paura. Quello che ottengono è proprio quello che cercano: timore e sottomissione, ma non rispetto.

Non chiedere la pace se semini violenza

Cuore-in-trappola

Questo è uno dei casi più paradossali. Si vede soprattutto nelle persone che urlando chiedono agli altri di non urlare o quelli che si esasperano e gridano: “Quando ti disperi, mi fai uscire dai gangheri!”.

È molto comune che le persone aggressive chiedano sempre la tranquillità. In generale, incolpano gli altri delle loro reazioni violente. Apparentemente non sono padroni delle loro emozioni, se non fosse per gli altri, sarebbero gli individui più pacifici sulla terra. E sono gli errori degli altri a far perdere loro il controllo.

Dimenticano che la pace non è fuori, ma dentro ognuno di noi. Sottovalutano il fatto che ciascuno di noi deve lavorare per raggiungere l’autocontrollo e l’autonomia. Se seminiamo pace, di sicuro la pace è ciò che raccoglieremo.

Non chiedere la perfezione se sei umano come tutti gli altri

Alcune persone hanno un’opinione esageratamente positiva di se stesse. Si ergono a modelli per gli altri. Quasi sempre si tratta di persone psico-rigide che ritengono l’adesione alle regole l’unico parametro per giudicare tutto e tutti.

Dato che seguono alla lettera quanto stabilito, si attribuiscono il diritto di giudicare e condannare gli altri. Non capiscono che forse quello che li porta ad essere così scrupolosi può essere la paura o la repressione.

Non vogliono concepire che esistono altri modi di vedere la vita, validi tanto quanto il loro. Si sentono “perfetti” senza esserlo, perché nessuno lo è, ma questa fantasia giustifica, di fronte a loro stessi, la perfezione che esigono dagli altri.

Abbraccio

Immagini per gentile concessione di Beth Lokh e Jeannette Woitzik.


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