Non ho più l’età per avere rimpianti

Non ho più l’età per avere rimpianti

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2017

Alla fine, senza sapere come, arriva quel giorno. Qualcosa dentro di noi si sveglia per dirci che non abbiamo più l’età per avere rimpianti, per gli abbracci a metà, per le mezze intenzioni e per le notti senza luna. Alla fine, arriva quella tappa in cui le paure vengono meno e i limiti non hanno più l’opportunità di creare abissi davanti a noi.

Jorge Luis Borges, nell’epilogo di “Tutte le opere”, dice che le persone sono il loro passato, il loro sangue, i libri letti e le altre persone conosciute. Tuttavia, a questa lista bisogna aggiungere tutto ciò che non è stato possibile fare a suo tempo. Le persone sono anche quei vuoti, quei tentativi falliti che hanno implicato un rimpianto molto pesante, più pesante degli errori commessi.

“Il fallimento è l’opportunità per ricominciare con più intelligenza”.

(Henry Ford)

Convincersi che i treni passano sempre per chi sa aspettare è una triste illusione, una frase trita e ritrita riportata spesso sui libri di auto-aiuto. Ci sono fatti che hanno avuto il loro momento, la loro magica occasione, la quale è svanita come fumo da una finestra aperta. Non si ripeteranno più. Tuttavia, ogni mattina si aprono nuove porte che lasciano passare venti più freschi e spazi più nitidi a cui approcciarci con un nuovo atteggiamento.

Prima di dire a noi stessi frasi come “alla mia età non può più succedere” o “queste cose non fanno più per me”, dobbiamo essere capaci di staccarci da questa triste malinconia per recuperare la fame, la voglia e il piacere di vivere con le mani piene e il cuore acceso.

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Il rimpianto ci spinge ad uscire dalla nostra zona di comfort

Non siamo più fatti per avere rimpianti o per mostrare il meraviglioso mare dentro di noi a persone che non sanno nuotare e che non capiscono il linguaggio delle nostre onde. Arriva un momento in cui odiamo il suono della routine perché, invece di darci sicurezza, ci appare come un triste inverno mai sostituito dalla primavera, tanto meno dalle ispiratrici notti d’estate.

Non importa l’età scritta sulla nostra carta d’identità: è il nostro cuore a racchiudere la vera gioventù, quella che aspira a nuove esperienze e a nuovi sapori. Abbiamo voglia di fare qualcosa, ma come dare forma a questa necessità vitale? Come oltrepassare la frontiera della nostra quotidianità? Può sembrare contraddittorio, ma spesso possiamo rendere il nostro malessere o la nostra inquietudine veri alleati per andare oltre le nostre zone sicure.

Molti di voi penseranno che il termine “zona di comfort” sia una reliquia della psicologia motivazionale degli anni ’80 su cui sono stati scritti tanti libri. Tuttavia, quegli studi, iniziati per verificare il livello di “temperatura ambientale” in cui una persona si sente a suo agio, hanno dimostrato un dato ancora più interessante: gli esseri umani sono programmati per ricercare spazi neutri in cui sentirsi al sicuro.

Ciononostante, tale sicurezza non li porta sempre ad essere più produttivi o più felici: in certe occasioni nascono nuove necessità vitali.

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Comprendere che le nostre aree di comfort si sono fatte piccole ci spinge ad oltrepassare la linea della nostra paura in cerca di nuove opportunità. Perché a volte abbracciare le nostre inquietudini e i nostri malesseri è l’unico modo per assicurarci le basi del progresso.

I cerchi della nostra vita e le nuove opportunità

Visualizzate per un attimo il trascorso della vostra vita. È probabile che vi siate immaginati una linea retta: alle vostre spalle rimane il passato con tutto ciò che vi siete lasciati scappare, i tentativi falliti e i cammini mai esplorati. Dall’altra parte, sospeso davanti al vostro naso, proprio di fronte a voi, si apre il vostro futuro, in cui si profilano tutte le opportunità di progresso sopracitate.

Ebbene, in realtà non dovreste pensare così alla vostra vita: l’ideale è visualizzarla per mezzo di cerchi. Peter Stange, celebre scienziato e ingegnere di sistema, definisce il nostro mondo e la nostra esistenza come un bellissimo meccanismo di cerchi connessi tra essi. Quasi come fosse un mandala. Si tratta di cicli che iniziano e finiscono e che si intrecciano gli uni con gli altri in modo assolutamente meraviglioso. Pensare alla vostra vita in questo modo vi invita a riflettere su diverse questioni.

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La prima idea che dovete trarre da quest’immagine è che le opportunità perse ieri, gli errori e i tentativi non riusciti del passato fanno parte di un ciclo già terminato. Vedere che in tale ciclo c’è un inizio e una fine vi spinge a cominciarne uno nuovo con più solidità, saggezza e speranza.

In questa attuale tappa, tutto è possibile: è un cerchio aperto in cui siete ricettivi a tutto ciò che vi circonda. Le opportunità sono molteplici e ora sapete che non avrete più rimpianti. Tutto ciò che è stato vissuto in passato non rimane dietro di voi, ma vi avvolge per fungere da punto di riferimento, per ricordarvi quali porte non meritano di essere aperte e quali linee potete oltrepassare in tutta tranquillità.

In fin dei conti, la vita è la costruzione di un bellissimo mandala in cui tutto è in movimento. Ora sarete voi a scegliere i colori, voi a non avere più rimpianti, voi a creare la vostra tanto sognata e agognata felicità.


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