Non tollero oltre e rivendico i miei diritti
“Non tollero oltre”…Avete mai detto questa frase? Lo avete fatto rivendicando i vostri diritti, stabilendo dei limiti e mettendo in chiaro che non tollererete più determinati comportamenti o atteggiamenti.
Tuttavia, e nonostante il fatto che avvalersi di un’assertività adeguata non sia sempre facile, questo promemoria deve essere applicato quotidianamente. Nessuno merita di vivere nell’amaro territorio dei bisogni messi a tacere.
La paura ha molte facce. È subdola, complessa e sempre devastante. Perché non è solo l’ombra di una minaccia o di un pericolo. C’è anche la paura della delusione, la preoccupazione di non essere come gli altri si aspettano.
C’è la paura di fallire, di ricevere un rifiuto quando gli altri sono abituati a sentirsi dire “sì” a ciascuna delle loro richieste. Quando ciò accade, quando siamo intrappolati in una vita priva di confini emotivi e limiti per proteggerci, ne derivano caos e disordine.
Possiamo offrire agli altri l’immagine di una persona sempre ordinata, efficiente e premurosa, ma dentro di noi tutte le nostre parti sono sciolte, confuse e sconnesse tra loro. L’identità è offuscata e l’autostima si consuma.
Albert Ellis, noto psicoterapeuta e sostenitore della terapia emotiva razionale, ha dedicato un’attenzione particolare a questo problema.
Ellis sostiene che uno dei più comuni “mostri psicologici” che ci impediscono di andare avanti è la necessità di fare tutto bene in modo che gli altri lo riconoscano e poi ci trattino come meritiamo. Questa idea, questa illusione, è una grande fonte di sofferenza.
“I limiti del mio linguaggio sono i limiti della mia mente.”
-Ludwig Wittgenstein-
Non tollero oltre: come rivendicare i diritti e i limiti personali
Quando diciamo “non tollero oltre”, di solito non lo facciamo sempre nel migliore dei modi. Sorge all’improvviso. Come il suono di una caffettiera che ha trattenuto la pressione troppo a lungo.
Quando ciò accade, emergono emozioni negative, frustrazione e rabbia. Non è bene raggiungere questi estremi. Non è bene trascurare la buona igiene dei propri limiti personali.
Trovare il proprio “punto debole”
Abbiamo tutti un punto debole o una zona di comfort dove ci sentiamo bene, al sicuro. Ora, cosa significa esattamente questo termine quando applicato al campo dei limiti personali?
- Trovare quello stato in cui non ci sentiamo né bene né male. È quel momento equilibrato e sereno in cui ci troviamo “bene”, dove niente stride, fa male o disturba.
A volte sarà utile rimanere in quella zona di comfort dove non solo ci sentiamo al sicuro, ma anche dove siamo maggiormente in grado di identificare dove sono i limiti che nessuno dovrebbe valicare.
- Quando diciamo ad alta voce “non tollero oltre”, rivendichiamo un’area per noi stessi. È un punto di svolta in cui non permettiamo più a certe cose e a certe persone di minare il nostro equilibrio e benessere, il nostro “punto debole”.
- Per raggiungere questo meridiano personale è necessario chiarire i propri limiti. È un esercizio di coraggiosa conoscenza di sé che richiede tempo e una sincera apertura con noi stessi.
- Lo diciamo per un semplice motivo: spesso gli altri danno per scontate molte nostre azioni. Ci arrendiamo, accettiamo, continuiamo, perdoniamo e ci diciamo che niente è sbagliato, che possiamo gestire tutto… Quando ovviamente non lo è.
Aaron Beck, che ha contribuito a teorizzare la terapia cognitiva o la terapia cognitivo comportamentale (TCC), diceva che molte delle nostre tensioni psicologiche derivano da questo tipo di contraddizioni.
Rafforziamo le idee errate, giustifichiamo l’ingiustificabile e dimentichiamo i nostri bisogni e quei limiti che dovrebbero tutelare la nostra identità e la nostra autostima.
“Non tollero oltre”: rivendicare i propri diritti senza sentirsi in colpa
Poche cose sono importanti per il benessere psicologico quanto la mancanza di dissonanza, la fedeltà ai propri principi. Dire tutte le volte che è necessario “sono arrivato fin qui” non dovrebbe farci del male.
Il peso della colpa o del rimorso non dovrebbe ricadere su se stessi. Perché al di là di quello che possiamo pensare, quello che stiamo realmente facendo è provare a rendere sane le nostre relazioni.
Allo stesso modo, non possiamo dimenticare che prendendoci cura di noi stessi, mettendoci in quell’area di comfort dove ci sentiamo al sicuro e protetti, garantiamo il nostro benessere. E quando si sta bene, si è capaci di dare il meglio agli altri, di creare legami più autentici e sinceri.
D’altra parte, studi come quello condotto dalla dottoressa Rita Ellen Numerof dell’Università di Manchester (Regno Unito) indicano che se fossimo in grado di allenarci ogni giorno nell’esercizio dell’assertività, riusciremmo a ottenere una migliore qualità della vita a livello fisico e mentale. Perché rivendicare diritti e porre limiti è necessario in qualsiasi ambito: famiglia, relazioni, lavoro.
Facciamolo, mettiamo dei limiti, senza avere paura o provare senso di colpa perché non solo miglioreranno le nostre relazioni, ma sarà un investimento per raggiungere la felicità.
Conclusioni
Essere assertivi richiede tempo, richiede soprattutto un grande lavoro interiore. Dobbiamo smettere di alimentare la paura di ciò le persone diranno o di come reagiranno quando diciamo ad alta voce “non tollero oltre”.
Diamo quindi inizio a quei cambiamenti che influiscono così tanto sulla nostra realizzazione personale, sul nostro equilibrio e sulla nostra intelligenza emotiva.
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- Numerof, RE (2006). Entrenamiento sobre asertividad. The American Journal of Nursing , 80(10), 1796. https://doi.org/10.2307/3462457