Nonno Dobri, mendicante benefattore

Nonno Dobri sembra un personaggio uscito da un romanzo. In un'epoca in cui contano le cose materiali, ha dato un grande esempio di nobiltà e distacco.
Nonno Dobri, mendicante benefattore
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

Si chiamava Dobri Dimitri Dobrev, ma tutti lo conoscevano come nonno Dobri. Personaggio molto noto in Bulgaria, ma anche oltre i confini nazionali, era il “santo di Baylovo”. Mendicante dalla commovente generosità, è stato un raro esempio di animo nobile.

Nonno Dobri era nato nella città bulgara di Baylovo il 20 luglio 1914. È morto il 13 febbraio del 2018, a 103 anni. Si sa poco della sua vita perché, come tutti i grandi esseri umani, si è fatto conoscere più per i gesti che per la sua biografia.

“Non puoi dire di aver vissuto la tua giornata se non hai fatto qualcosa per qualcuno che non ti ripagherà mai.”

-John Bunyan-

Ciò che lo ha reso famoso è un’abitudine che mantenne per 18 anni: percorreva tutti i giorni i 10 km che separano Baylovo da Sofia. Arrivato alla capitale, chiedeva l’elemosina, per poi donare tutto alle chiese o agli enti caritativi. Lo ha fatto giorno dopo giorno, nonostante l’età avanzata.

Palmo delle mani

Nonno Dobri, un personaggio enigmatico

In realtà, della sua vita si sa ben poco. Si dice che chiunque viva a Sofia lo abbia incrociato almeno una volta negli ultimi venti anni. A molti la figura di questo anziano coperto di stracci è passata inosservata, ma chi conosce la sua storia lo considera un santo.

Per qualcuno era diventato un rituale portare i bambini a vedere nonno Dobri e lasciare che l’anziano baciasse loro le mani. Vedevano in lui un’aura angelica contagiosa. Alla sua morte, sono stati in molti a chiederne la canonizzazione come esempio vivente di fede e amore.

Dobri camminava per le strade di Sofia e chiedeva una moneta a tutti. Ma poi i soldi li donava, soprattutto alle chiese. Si pensa che durante il suo lungo pellegrinaggio sia riuscito a raccogliere e donare circa 40 mila euro.

Quando gli chiedevano perché lo facesse, accennava a uno sbaglio fatto nel passato. Questo era il suo modo per espiare e ottenere il perdono di Dio. Nonno Dobri non fu, infatti, sempre mendicante, ma aveva cominciato a esserlo nel 2000.

Da dove viene questo personaggio?

Nonno Dobri divenne famoso sui social e sui media quando si scoprì il suo lavoro quotidiano. Attraverso alcune interviste sono emersi episodi della sua vita, ma molti restano coperti dal mistero.

Della sua famiglia si sa solo che suo padre si chiamava Dimitri, che morì durante la prima guerra mondiale e che il “santo di Baylovo” fu allevato dalla madre Katerina. Si sa anche che Dobri combatté durante la seconda guerra mondiale e che una bomba gli cadde molto vicino facendogli perdere quasi totalmente l’udito.

Si dice che fosse sposato e che avesse avuto quattro figlie, due delle quali morte giovani. Il resto non lo conosciamo, tranne che nel 2000 donò tutti i suoi beni alla chiesa e in beneficenza. Più tardi cominciò a chiedere l’elemosina per poi darla tutta ai poveri.

Mano sorregge cuore di carta

Un personaggio integro

Nonno Dobri viveva nella sagrestia di una umile chiesa. Non aveva quasi mobili e riceveva un sussidio statale che gli permetteva di mangiare. Dormiva su un tavolo con inciso questa scritta “Non rubare, non mentire, non commettere adulterio. Ama il prossimo come Dio ama noi”.

A chi lo incrociava, non faceva mai mancare un sorriso o una parola gentile. Si dice che avesse un carattere mite e che ogni conversazione con lui portava inevitabilmente a Dio, ma se qualcuno non voleva ascoltarlo, lui non se ne preoccupava. Sulla sua vita è stato fatto un documentario intitolato Silent Angel.

Un artista di graffiti bulgaro, Nasimo, lo ha ritratto in un grande murale su un palazzo di Sofia. La sua morte ha addolorato tutto il paese, ma molti pensano che nonno Dobri sia ancora tra noi, grazie al segno indelebile che ha lasciato in chi ha conosciuto la sua bontà.


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  • Iztueta Goizueta, G. (2013). “Hogar es una palabra mágica”: Hugo Scholz.


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