Orfani di femminicidio: come aiutarli?
La perdita della figura materna rappresenta sempre una situazione complessa. È un evento molto difficile da superare da adulti, ma lo è ancora di più da bambini. Quando si è piccoli, si potrebbe non comprendere appieno cos’è successo, cosicché l’elaborazione del lutto risulta più complessa e lo è ancora di più per gli orfani di femminicidio.
Non solo la madre è morta, l’assassino è il padre. La violenza di genere lascia dietro di sé una scia di molteplici vittime. Cosa possiamo fare per aiutare i figli delle donne uccise?
“Le lacrime non sono per le persone che abbiamo perso. Sono per noi. Perché possiamo ricordare, celebrare, sentire la mancanza e sentirci umani. ”
-C.J. Redwine-
Orfani di femminicidio
Gli orfani di femminicidio devono affrontare un doppio lutto: quello causato dalla morte della madre e quello causato dalla perdita del padre suicida, fuggito o arrestato. Questa complessa situazione può rendere cronico il lutto dei bambini.
L’elaborazione di un lutto sano o patologico da parte dei bambini dipende da molti fattori. Tra questi l’età, lo sviluppo cognitivo ed emotivo, le informazioni che vengono date loro su quanto accaduto e chi comunica loro la morte della madre. Influisce anche la loro presenza o meno al momento dell’omicidio e il rapporto affettivo che avevano con entrambi i genitori.
Come reagiscono gli orfani di femminicidio alla morte della madre?
Gli orfani di femminicidio si ritrovano in un mondo confuso e insicuro, a cui devono adattarsi senza le figure di attaccamento che davano loro sicurezza e da cui dipendevano. È normale, dunque, che si sentano insicuri o che manifestino un mix di emozioni, come rabbia, tristezza e ansia.
“Se reprimi troppo il lutto, raddoppierai il dolore.”
-Molière-
Compare la paura di essere lasciati soli, privi di protezione e abbandonati. Per questo motivo, gli orfani di violenza di genere richiedono spesso dosi extra di attenzione e cura da parte dei loro nuovi tutori, sviluppando una profonda dipendenza nei loro confronti. I piccoli possono anche adottare comportamenti tipici di una fascia d’età inferiore alla loro.
Anche la negazione della realtà e l’incapacità di esprimere le emozioni vissute sono comuni negli orfani di femminicidio. Possono presentarsi anche idee ossessive riguardo all’accaduto, comportamenti di isolamento e negazione verso nuove relazioni e persino disturbi psicosomatici.
Cosa possiamo fare per aiutare gli orfani di femminicidio?
Questi bambini hanno bisogno di un aiuto esterno per elaborare correttamente il lutto. Devono capire, accettare e reintegrare quanto accaduto e per riuscirci devono esprimere le proprie sensazioni.
“Nessuno mi aveva mai detto che il dolore assomiglia tanto alla paura.”
-C.S. Lewis-
È fondamentale lavorare sull’adattamento del bambino alla nuova casa e al nuovo ambiente familiare, quello in cui sua madre non c’è più. In questo modo, lo aiuteremo a fare un altro passo essenziale: stabilire nuove relazioni sane che gli permettano di mitigare la tristezza per la perdita e il ricordo della madre.
Bisogna lavorare anche sulle emozioni provate dal minore nei confronti del padre, così da aiutarlo a canalizzare in modo corretto la sua rabbia e la sua confusione.
È consigliabile avvalersi dell’aiuto di uno psicologo specializzato per fornire agli orfani di violenza di genere il miglior aiuto possibile.
Immagini per gentile concessione di Aaron Burden, Nathan Bingle e Kelly Sikkema.