Ossessioni nel disturbo ossessivo compulsivo

I pensieri tipici del disturbo ossessivo-compulsivo si ripetono con insistenza. Esiste una profonda connessione tra la persona e ciò che succede dentro di lei, a tal punto da spingerla a esasperare questi eventi, dunque a provare a eliminarli dalla realtà quando non esistono in lei.
Ossessioni nel disturbo ossessivo compulsivo
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da ossessioni che possono assumere la forma di immagini, pensieri o impulsi. Le ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo risultano estremamente fastidiose per la persona, in quanto causa di ansia e malessere estremi.

Per neutralizzare queste sensazioni o frenare la possibile minaccia causata dall’ossessione, la persona sviluppa delle compulsioni.

Le compulsioni sono gesti -di natura motoria o cognitiva- che a breve termine riescono ad alleviare la tempesta di pensieri e sensazioni avverse. Il problema è che sono proprio gli elementi che a lungo andare nutrono il problema, a causa di un meccanismo di rinforzo negativo.

Quando un paziente con disturbo ossessivo-compulsivo sviluppa una compulsione, praticamente sta dicendo a se stesso che l’orrore provocato dall’ossessione non deriva da una qualche azione messa in atto per impedirlo (la compulsione).

Anzi, la compulsione dà al paziente una falsa sensazione di controllo. Ecco pertanto che tenderà a ripetere lo stesso schema in futuro. Messa da parte la compulsione -che è il piano sul quale si lavora di più dal punto di vista terapeutico con i pazienti- è importante anche affrontare anche le ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo.

Uno dei maggiori problemi nel trattamento di questo tipo di disturbo è che i pazienti che ne soffrono tendono a fondersi con le proprie ossessioni.

Questo significa che sono convinti davvero che i pensieri siano rappresentazioni reali, di essere i loro stessi pensieri o di pensare a qualcosa perché qual qualcosa succederà.

Pensieri ossessivi.

Ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo

Il paziente affetto da disturbo ossessivo-compulsivo tende a sopravvalutare le responsabilità. Questa valutazione avviene mediante convinzioni disadattive che si acquisiscono nell’infanzia o che sono il risultato di esperienze traumatiche o circostanze insolite.

Si tratta di convinzioni disfunzionali che ruotano intorno al senso di colpa o alla responsabilità di un risultato. Alcuni di questi errori di pensiero sono quelli ipotizzati da Rachman (2003):

Fusione pensiero-azione probabilistica: ovvero, la convinzione di avere un pensiero intrusivo indesiderato o inaccettabile riguardo a un’azione o a un evento specifico aumenta le probabilità che quell’azione o quell’evento abbiano luogo.

Per esempio, il paziente ritiene che per il solo fatto di aver pensato alla morte del fratello, molto probabilmente questo evento si verificherà. Dunque, prova in tutti i modi a eliminare quell’idea per evitare di essere responsabile di un evento negativo. Tuttavia, sappiamo che fuggire dai pensieri non fa altro che accentuarli.

E ancora…

  • Fusione pensiero-azione morale: è la convinzione che avere un pensiero inaccettabile sia l’equivalente morale di compiere quell’atto in particolare. Se penso di are un danno a qualcuno è come se stessimo, insomma, eseguendo quell’azione aggressiva.
  • Ragionamento cartesiano: indica che la semplice comparsa di un pensiero sia già dimostrazione della sua importanza. Vale a dire che la persona dà un valore eccessivo a determinati pensieri.

Altre caratteristiche tipiche dei pensieri nel disturbo ossessivo-compulsivo sono: la sopravvalutazione della minaccia, l’intolleranza dell’incertezza come una necessità estrema di avere certezze ed estremo perfezionismo.

Affrontare le ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo

L’obiettivo del trattamento psicologico per i pensieri nel disturbo ossessivo-compulsivo è fare in modo che il paziente impari ad accettare ciò che ha, senza sottoporlo a giudizio e agendo semplicemente da “spettatore”. Per raggiungere questo obiettivo è necessario attuare alcune strategie:

Rimandare e, se possibile, evitare la compulsione. L’esposizione con prevenzione della risposta (ERP)è il trattamento di prima linea in caso di disturbo ossessivo-compulsivo.

L’unico inconveniente è dato dal fatto che presenta un tasso elevato di abbandono prematuro a causa del fatto che il paziente deve essere disposto a tollerare grandi dosi di ansia fino ad abituarsi.

L’ERP è efficace nel tentativo di contrastare i rituali tipici del DOC, ma agisce anche sulle ossessioni, che si riducono enormemente in percentuale. Ecco che il paziente può iniziare a posticipare la compulsione di 15 minuti e man mano sempre di più.

Quindi, il passo successivo è non dare forma alla compulsione, nonostante permanga l’ossessione. Quest’ultima, man mano, perderà gradualmente intensità.

I pensieri nel disturbo ossessivo compulsivo.

Ulteriori considerazioni

  • Essere consapevoli del fatto che tutti abbiamo dei pensieri. Chiunque -che soffra o meno di DOC- affronta pensieri impuri, eccentrici, dolorosi, ecc. Così come tutti sogniamo la notte. Il problema delle ossessioni nel disturbo ossessivo-compulsivo è che si finisce per attribuirvi l’attributo di reale; si finisce dunque per credere che lo siano, sentendosi inoltre responsabili di un qualche danno.
  • I pensieri non sono realtà. I pazienti devono fare lo sforzo di verificare che i pensieri non siano reali. Il pensiero è un evento che riguarda il mondo interno, che nulla o poco ha a che fare con il mondo esterno. Possiamo realizzare esperimenti.

Per esempio, chiedere alla persona in questione che pensa di poter vincere alla lotteria, che dopo la seduta vada ad acquistare un biglietto. In questo modo, avremo la prova che il fatto di pensare qualcosa non abbia alcun riscontro con la realtà. Come tutto, è frutto del caso.

  • Defusione cognitiva: termine originario della terapia dell’accettazione e dell’impegno, indica l’atto di mettere ogni cosa al proprio posto: “io sono io e i miei pensieri sono una cosa diversa da me. Così come se io sono diabetico, io non sono il mio diabete. E neppure i pensieri mi definiscono”.

Infine

  • La vita è incerta. I pazienti con DOC devono imparare a vivere nell’incertezza, perché la vita è assolutamente incerta.
  • L’ansia è solo spiacevole. In una cultura che ci ha insegnato che il malessere è intollerabile è normale che esistano persone che pensano di non poter sopportare determinati pensieri o sensazioni.

La realtà è che l’essere umano è preparato a sopportare tutti i tipi di emozioni e che, nella maggior parte dei casi, queste sono necessarie. Dobbiamo concettualizzare l’ansia come un’emozione spiacevole ma che è nostra alleata, non come un elemento intollerabile dal quale dobbiamo fuggire.

Tuttavia, il trattamento nel caso dei pensieri tipici del disturbo ossessivo compulsivo è una vera e propria sfida, sia per il paziente che per il professionista.

Ci sarà bisogno di una valido supporto da parte dell’ambiente di appartenenza e di tanta costanza nell’adempimento dei compiti assegnati, al di fuori e dentro la seduta. Nel tempo e lavorandoci su, piano piano compariranno i risultati.


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  • Caballo, V. (2014). Manual de psicopatología y trastornos psicológicos. Editorial Pirámide. 2º edición

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