Paradosso di Easterlin, i soldi non fanno la felicità

Paradosso di Easterlin, i soldi non fanno la felicità
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Il paradosso di Easterlin è un concetto che si posiziona a metà tra psicologia ed economia. Per quanto possa sembrare strano, queste due scienze molto spesso si trovano a sondare territori comuni. Uno di questi è legato ai concetti di denaro, capacità di consumo e felicità. Concetti esplorati proprio nel paradosso di Easterlin.

Nessuno può negare l’importanza del denaro. Spesso sentiamo dire che i soldi non fanno la felicità. Ma è altresì vero che molte volte ci sentiamo frustrati proprio perché non godiamo di sufficiente disponibilità economica per acquistare ciò che desideriamo: un viaggio, un corso, un’assistenza medica migliore.

“Bisogna aver l’appetito del povero per ben godere la ricchezza del ricco.”

– Antoine Rivaroli-

Il paradosso di Easterlin punta a rinforzare l’idea secondo cui disporre di denaro ed essere felici non sono due realtà collegate tra loro.Vediamo nel dettaglio questo interessante paradosso.

Il paradosso di Easterlin

Il paradosso di Easterlin nasce dalla mente dell’economista Richard Easterlin. La prima riflessione da lui fatta è stata di tipo globale e riguardava una realtà che molti di noi conoscono: i paesi con gli abitanti più ricchi non sono i più felici. Allo stesso tempo, i paesi con minor introiti non sono i più infelici.

Casa con soldi

Questo semplice postulato, avvallato da prove, contraddice la convinzione per cui a un maggior livello di ricavi corrisponda più felicità. La prima domanda era quindi se il raggiungimento di un certo livello di benessere economico limitasse in qualche modo la capacità di essere felici.

Il paradosso di Easterlin ci dimostra anche che analizzando le differenze a livello di ricchezza all’interno di uno stesso paesi i risultati cambiano. Nello stesso territorio le persone con meno soldi sono effettivamente meno felici e viceversa. Come mai?

Il paradosso di Easterlin rinforza l’idea per cui avere molti soldi ed essere felici non sono realtà indivisibili.

La relatività delle entrate economiche

Per spiegare tutti questi aspetti, Easterlin ha usato una metafora di Karl Marx. Quest’ultimo diceva che se una persona poteva contare su una casa in grado di soddisfare a tutte le sue necessità, poteva ritenersi soddisfatta. Ma se affianco a quella casa qualcuno cominciava a costruire un sontuoso palazzo, ecco che avrebbe iniziato a percepire la propria casa come una capanna.

Partendo da questo concetto, Easterlin giunse a due conclusioni. La prima è che le persone che ricevono maggiori entrate economiche tendono a essere più felici. La seconda è che le persone percepiscono le loro entrate come “alte” a seconda delle entrate economiche di chi le circonda. Questo spiega dunque la differenza nella relazione tra felicità e capacità di spesa all’interno dello stesso paese e in assoluto su tutti i paesi.

Il paradosso di Estearlin, quindi, ci avvisa di come la percezione del nostro benessere sia condizionata dai paragoni che facciamo con le persone che abbiamo attorno. In altre parole, il contesto risulta determinante per stabilire se gli ingressi economici producono o meno felicità.

Le entrate economiche o l’equità?

Richard Estearlin non ha mai affermato apertamente che le maggiori o le minori entrate economiche siano la causa diretta del sentimento di felicità o di infelicità. Ciò che il paradosso di Estearlin sostiene è che un elevato livello di entrate non necessariamente genera una maggiore sensazione di felicità. Quest’ultima dipende infatti dal contesto sociale.

Da ciò nasce un ulteriore interrogativo: a generare felicità o infelicità potrebbe essere l’equità più che le entrate economiche?

Mano su soldi paradosso di Easterlin

A partire dal paradosso di Estearlin, è possibile pensare che le grandi differenze di introiti in una società siano fonte di malessere? In condizioni di grandi disuguaglianze, sentirsi economicamente superiori agli altri potrebbe generare un sentimento di maggiore soddisfazione nei confronti della vita. Al contrario, sentirsi al di sotto della maggioranza può causare frustrazione e tristezza.

In nessuno dei due casi la questione riguarda direttamente la soddisfazione dei bisogni. Questo vuol dire che le nostre entrate possono permetterci di vivere senza grosse difficoltà, ma se percepiamo che altri vivono meglio di noi, riterremo i nostri guadagni insufficienti.

È quanto accade probabilmente nei paesi molto ricchi. Per quanto la maggior parte della popolazione veda le proprie necessità soddisfatte, la distribuzione delle ricchezze delle classi sociali più elevate fa scricchiolare i sentimenti di agio e felicità. Al contrario, nei paesi poveri, in cui la stragrande maggioranza della popolazione vive con entrate economiche basse, è più facile che fiorisca la felicità.


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