Pensare come Sherlock Holmes: 7 strategie
Per imparare a pensare come Sherlock Holmes nulla di meglio che immergerci nella sua mente, una delle più lucide di tutta la letteratura. Il famoso metodo del quale Conan Doyle ha dotato il suo personaggio presenta una grande dose di attenzione e disciplina, qualche goccia di scetticismo naturale e uno sguardo inquisitore, curioso ed energico che possiamo allenare tutti con efficacia.
Joseph Bell, il medico forense a cui si ispirò Doyle per dare forma alla sua famosa creatura di Baker Street, diceva che qualsiasi diagnosi che si voglia formulare, in un contesto forense, scientifico o qualsiasivoglia, deve basarsi su tre passaggi: osservare attentamente, dedurre astutamente e confermare con evidenze. Tale strategia non viene assimilata da un giorno all’altro, bensì tramite una meticolosa routine durante la quale allenare la mente, imparare a conoscere un po’ meglio gli “attici del nostro cervello”.
Il medico scozzese, che Conan Doyle ebbe la fortuna di conoscere, si mostrò sempre molto orgoglioso di essere stato di ispirazione al proprio alunno per la sua opera poliziesca; di fatto, scrisse anche il prologo di alcuni suoi libri. Bisogna dire che Doyle non si ispirò solo al metodo analitico del Dottor Bell, si sentì attratto anche dalla personalità e dai ragionamenti di un altro famoso detective, C. Auguste Dupin, nato dalla piuma di Edgar Allan Poe ne I delitti della Rue Morgue.
Arthur Conan Doyle sapeva molto bene cosa voleva quando tracciò uno per uno i tratti dell’affascinante personalità del suo personaggio. Non doveva essere un uomo facile, non voleva il classico eroe, doveva presentare sfumature scure e contraddittorie, un senso molto personale della giustizia e, più di ogni altra cosa, doveva disporre della mente più brillante di tutti i tempi. E ci è riuscito, non c’è dubbio.
Imparare a pensare come Sherlock Holmes è a nostra portata di mano se seguiamo le seguenti strategie.
Imparare a pensare come Sherlock Holmes
1. Sviluppare il proprio scetticismo
Non vi è peggior nemico che smettere di mettere in dubbio idee o pensieri, adottare un atteggiamento passivo di fronte a ogni fatto, informazione o evento che ci circondi. Se non impariamo a mettere in dubbio persino i nostri pensieri e atteggiamenti, poche volte andremo oltre una cortina di fumo.
Per imparare a pensare come Sherlock Holmes, dobbiamo superare una fase di preparazione destinata a spogliarci dei pregiudizi, propri e altrui, smettendo anche di intendere come vere le opinioni o i ragionamenti difesi dagli altri come se fossero verità universali e inconfutabili. Dobbiamo imparare a mettere dei filtri, i nostri filtri, a essere scettici, curiosi, provocatori e capaci di vedere oltre la punta del nostro naso, passando al vaglio prima di tutto i ragionamenti automatici che a volte sorgono e che spesso non mettiamo in discussione.
2. Pensiero inclusivo
Quando Sherlock Holmes riceve un messaggio, non si limita a leggerlo. A volte il testo è l’elemento meno importante. Il “metodo holmesiano” richiede lo sviluppo di un pensiero inclusivo in cui tutto conta e apporta informazioni. Pensare come Sherlock Holmes vuol dire tenere conto del fatto che ogni oggetto, viso, tono di voce, gesto insignificante o scenario in apparenza anodino apporta molte più informazioni di quanto possa sembrare a prima vista.
Ricordiamo, ad esempio, l’avventura del “carbonchio azzurro” e come, grazie a un vecchio cappello e un’oca, Holmes riesce a risolvere con astuzia uno dei casi più complessi e originali che Conan Doyle abbia creato.
3. Un impegno autentico
Chi ha letto tutti i casi e le avventure di Sherlock Holmes si sarà accorto di un aspetto essenziale: l’inquilino di Baker Street passa dall’inattività e letargo più profondi all’eccitazione e al movimento quando qualcosa cattura il suo interesse. È allora che la sua mente si concentra e smette di vagare, oziosa e appesantita.
Holmes rifiuta i casi che non gli risultano abbastanza stimolanti o i clienti che non gli ispirano fiducia. La sua mente è selettiva, risparmia tempo ed energie per concentrarsi solo su quello che si addice ai suoi valori, ai suoi interessi. Accetta solo i casi che lo motivano, che ritiene possano rappresentare una vera sfida per le sue capacità.
4. Per pensare meglio a volte bisogna allontanarsi
Per imparare a pensare come Sherlock Holmes, ci sarà di grande utilità applicare una delle sue tecniche: il pensiero immaginativo. Nei momenti in cui la sua mente dispone di un’infinità di dati, cavi da unire, pezzi da far combaciare, testimoni, sensazioni imprecise e immagini contraddittorie, Holmes deve ordinarli per analizzarli ed elaborare teorie plausibili che possano spiegare quanto accaduto.
Per realizzare questo processo, non esita a isolarsi dal mondo nella sua stanza, ricorrere a una buona pipa, il suo violino e immergersi nel suo palazzo mentale per affinare le sue deduzioni. Talvolta per pensare meglio, l’ideale è distanziarsi dal problema centrale; smettere di destinare i propri sforzi al fine di raccogliere ulteriori informazioni e lavorare su quelle già a disposizione.
5. Avvalersi di un diario
A volte pecchiamo di fiducia e diciamo a noi stessi che la nostra mente non dimenticherà nessun dato, dettaglio o informazione. È un errore. Ricorrere ai diari, scrivere i nostri pensieri e le nostre idee su un foglio può esserci di grande aiuto non solo per non dimenticare le informazioni, ma anche per riflettere meglio, canalizzare meglio le idee e contrastare i concetti.
Non possiamo ignorare nemmeno un elemento che avevano in comune Holmes e lo scienziato André-Marie de Ampère: portare sempre con sé carta e penna. Le idee sono libere, vanno e vengono e appaiono nei momenti più imprecisi, dunque è sempre meglio essere preparati.
6. Cercare le sfide mentali
Bisogna tenere a mente un dato curioso sul personaggio di Sherlock Holmes. Le sue abilità deduttive, le sue capacità analitiche, la sua maestria nel collegare fatti in apparenza diversi con cui dimostrare una teoria non sono aspetti con il “marchio di fabbrica” della sua mente.
In realtà a disporre di un’intelligenza eccezionale era suo fratello Mycroft, che tutti descrivevano come il miglior cervello dell’Inghilterra. Tuttavia, il suo favoloso cervello contrastava con il suo atteggiamento passivo, era un uomo dalla ferrea routine e nemico dell’azione e del lavoro agricolo. Lasciava con piacere tali attività al fratello più piccolo, a quella mente sempre inquieta e bisognosa di stimoli, sfide ed enigmi con cui alimentare e allenare le sue abilità e il suo olfatto come consulente investigativo.
7. Usare le proprie abilità per fare del bene
Il Dottor Watson sottolinea spesso che il suo caro coinquilino e compagno di avventure fa uso delle sue splendide abilità per fare del bene. In caso contrario, Sherlock Holmes avrebbe potuto competere dalla stessa parte di un’altra mente straordinaria, in questo caso criminale, quella del professor Moriarty.
Tutto ciò ci invita a riflettere su un’idea: il concetto di intelligenza e delle abilità cognitive ha bisogno anche di un fine, un oggetto che ci motivi ad allenarci per essere più efficaci nei nostri ragionamenti, riflessioni e campi d’azione.
Il pensiero senza motivazione e ispirazione serve a ben poco. Lo stesso Holmes era solito ricorrere alla “soluzione del 7% di cocaina” quando passavano i giorni e non arrivava nessun caso, quando il tempo scorreva lento come la nebbia londinese senza che la sua mente servisse un fine, uno scopo.
Imparare a pensare come Sherlock Holmes è senz’altro un proposito eccellente che possiamo prefissarci ogni giorno. Abbiamo sempre a disposizione questo magnifico “canone holmesiano” da cui farci ispirare, decine di avventure con cui imparare i metodi e le strategie di uno dei personaggi più amati e ammirati della letteratura. Oltre a essere uno dei pochi costretti a resuscitare per volere popolare e contro i desideri del proprio autore.