Percezione di sé in chi soffre di depressione

La depressione è un luogo, purtroppo comune, al quale è possibile guardare da diverse angolazioni. Oggi vi presentiamo uno dei più singolari.
Percezione di sé in chi soffre di depressione
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Tutti noi combattiamo innumerevoli lotte. Lavoro, famiglia, relazioni… Ogni giorno, in un certo senso, è una nuova sfida. È spesso la lotta che intraprendiamo contro noi stessi a generare quegli stati depressivi che ci paralizzano. Ma il quesito che forse ci poniamo meno è: qual è la percezione di sé in chi soffre di depressione?

Parlando di tale disturbo, il rapporto pubblicato dal Dr. Kopala-Sibley suggerisce che negli stati depressivi è meglio concentrarsi meno sulla sintomatologia e prestare maggiore attenzione a come ci si sente. Questo potrebbe essere uno dei punti chiave all’origine della depressione. Ovvero, è meglio trattare l’origine piuttosto che i sintomi.

Le conclusioni di tale rapporto supportano la teoria della discrepanza cognitiva di Higgins. Secondo tale teoria, il nostro Sé ha tre diversi aspetti: il Sé reale, il Sé ideale e il Sé imperativo. La ricerca condotta da Kopala-Sibley indica che quando sussiste una discrepanza tra Sé reale e Sé ideale è più probabile trovarsi di fronte a un caso di depressione.

In considerazione di quanto affermato, nelle prossime righe cercheremo di comprendere qual è la percezione di sé in chi soffre di depressione.

Percezione di sé in chi soffre di depressione

Donna con depressione post parto

Come si manifesta l’autodiscrepanza?

Ciascuno di noi costruisce il proprio concetto di sé in base a diverse variabili. Crediamo che il nostro Sé sia un’entità unica, ma di fatto non lo è. Abbiamo un Sé che ci definisce, per come siamo davvero e nel momento presente, il Sé reale.

Ma esistono anche altri Sé paralleli, come l’Io che potremmo diventare. All’interno di questo spazio di possibilità, abita il Sé ideale. Anche il Sé imperativo fa parte del gruppo, ci indica come dovremmo comportarci in base alle consuetudini e ai ruoli e sociali che adottiamo.

Potreste anche essere sicuri di essere persone competenti, intelligenti e laboriose, ma se nella vita reale queste caratteristiche non danno i loro frutti perché la situazione lavorativa vi limita, allora è qui che nasce il conflitto. In questo caso, è la discrepanza tra il Sé ideale e il Sé reale a spianare il terreno alla depressione.

L’autostima dipende anche dalla distanza percepita tra il nostro Sé reale e il nostro Sé ideale. Essa è strettamente legata al benessere psicologico e la sua precarietà ci rende più vulnerabili alla depressione. I livelli di materia grigia nelle persone con scarsa autostima sono più bassi in quelle regioni del cervello deputate al compito di intuire ciò che gli altri pensano di noi.

Percezione di sé in chi soffre di depressione: la narrativa interiore

Il Sé reale e il Sé ideale interagiscono in base alla storia di noi stessi che abbiamo costruito nel tempo e al modo in cui crediamo che ci percepiscano gli altri. L’autostima ne trae beneficio quando tale distanza è minima.È dunque probabile che se riscontriamo sintomi di depressione, ci troviamo di fronte a un’importante discrepanza tra il Sé reale e il Sé ideale.

I copioni interni che alimentiamo durante i periodi di depressione ci portano a credere che il nostro Sé ideale sia troppo lontano dal nostro Sé reale. Per riavvicinare queste due realtà, possiamo cambiare i nostri copioni e dialoghi interiori. Concentrarsi su ciò che potremmo cambiare per avvicinarci al nostro Sé ideale è già un buon inizio.

La mindfulness

Se dopo aver apportato le modifiche alla nostra narrativa interiore, riteniamo che non ci sia altro da fare per avvicinarsi al Sé ideale, possiamo concentrarci sulla pratica della mindfulness. Questa pratica riempie i vuoti tra il Sé reale e il Sé ideale.

Il beneficio immediato di questa forma di meditazione è che si impara a osservare i propri pensieri senza giudicarli. Abbandonare il ruolo di giudice migliora notevolmente lo stato depressivo. L’autoaccettazione graduale nelle persone depresse è un altro modo per riavvicinare queste due realtà.

Donna a occhi chiusi all'aperto

Allineare il Sé reale con il Sé ideale

Non si tratta di raggiungere la perfezione, ma di riconoscere questo spazio di miglioramento come un terreno per crescere ed evolvere. Trattarsi con amore dona un ambiente emotivo più rilassato in cui fissare degli obiettivi, mentre se ne scartano altri.

Uno stato emotivo negativo spesso acuisce la distanza tra il nostro Sé reale e il nostro Sé ideale…Fino al punto di creare uno strappo. La pratica di queste strategie può aiutare a controllare le proprie aspettative e, quindi, la frustrazione che da esse potrebbe derivare. In  tal senso, la depressione può essere vista come un campanello d’allarme che ci avvisa di prestare maggiore attenzione alle discrepanze interne e di lavorarci su.


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  • Bak W. (2014). Self-Standards and Self-Discrepancies. A Structural Model of Self-Knowledge. Current psychology (New Brunswick, N.J.), 33(2), 155–173. doi:10.1007/s12144-013-9203-4

  • Kopala‐Sibley, Daniel; Zuroff, David C. (2019) The self and depression: Four psychological theories and their potential neural correlates. US National Library of Medicine National Institutes of Health. doi: 10.1111/jopy.12456.

  • Pillay, Srini (2019) How Does Your “Sense of Self” Relate to Depression? New research explains why self congruence matters. Psychology Today


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