Persone che paragonano agli altri: perché?
Chi più chi meno abbiamo tutti una pessima abitudine: fare paragoni. In genere la si subisce sin dall’infanzia, tappa in cui i nostri genitori potrebbero metterci a confronto con gli altri, enfatizzando i loro successi rispetto ai nostri insuccessi. Anche una volta adulti capita spesso di avere a che fare con persone che paragonano agli altri, in buona o in cattiva fede.
Queste persone mettono in risalto ciò che gli altri fanno o hanno in più, secondo la loro opinione, rispetto a noi. Osare essere diversi sembra essere poco più che una sfida in una società che propende per ciò che è normativo.
Inoltre, in alcuni casi neppure noi stessi proviamo a far risaltare le nostre differenze rispetto agli altri, ma è sufficiente uscire un po’ da ciò che è “socialmente auspicabile” per venire immediatamente additati da qualcuno.
Nessuno è uguale agli altri. Non è né meglio né peggio: è altro; e i paragoni sono odiosi, come diceva Jean-Paul Sartre. Eppure, l’essere umano ha un punto debole: paragonare se stesso e paragonare gli altri tra loro. Sembra essere quasi un vizio, un’ossessione altamente contagiosa che interferisce con la crescita personale e che distrugge l’identità.
E infatti chi ci paragona agli altri -e questo lo avrete notato nella maggior parte dei casi- non lo fa per esprimere il proprio apprezzamento su quanto unico e speciale sia ciò che facciamo; lo fa per mettere in risalto le nostre carenze, l’errore, ciò che non rientra nella norma.
Il paragone è veleno per l’autostima. E lo è soprattutto se lo applichiamo su noi stessi, se abbiamo la cattiva abitudine di guardarci intorno per saper apprezzare noi stessi. Ebbene, fa altrettanto male sentire che sono gli altri a farlo: la nostra famiglia, o il nostro partner a cui piace distorcere la nostra immagine, il nostro potenziale o il nostro carattere, mettendoci a confronto gli altri.
Uniformarsi è morire; la diversità è vita.
-Mijail A. Bakunin-
Persone che paragonano agli altri: per quale motivo lo fanno
Elaborata nel 1954 dallo psicologo e sociologo Leon Festinger, la teoria del confronto sociale ci indica un aspetto interessante. Quando una persona non è in possesso di chiari segnali sul proprio valore, sulla propria efficienza e sui propri pregi, allora si concentra su chi la circonda.
In questo modo trova un modello di riferimento per se stessa, uno con cui fare un confronto. Ebbene, in qualche modo l’essere umano cerca di definire se stesso prendendo come punto di riferimento anche gli altri.
Sappiamo che è fonte di frustrazione costante. Tuttavia, perché c’è chi paragona con gli altri? Facciamo alcuni esempi sul tema. Immaginiamo una madre che mette continuamente a confronto le sue due figlie.
Alla più piccola ricorda quasi tutti i giorni che alla sua età la sorella maggiore aveva già un buon lavoro, un partner fisso e il primo figlio.
Al tempo stesso, come se non bastasse, questa stessa ragazza subisce il peso dei confronti da parte del suo compagno. Quest’ultimo le ripete che la trova insicura quasi quanto quella sua collega di lavoro o che fisicamente assomiglia sempre più a una sua cugina.
Una cosa simile ha senza dubbio un impatto notevole sull’autostima della giovane. Questo genere di esternazioni verbali minano le certezze e creano insicurezza, persino complessi.
Come ben diceva Confucio, i complessi sono passeggeri. All’inizio non sono altro che ospiti, ma alla lunga si trasformano in veri e propri padroni di casa. E se poi sono gli altri a rinforzarli e a nutrirli quotidianamente, le conseguenze possono essere devastanti. A breve, stiamo per scoprire perché lo fanno, perché ci sono persone che ci paragonano agli altri.
Assenza di Intelligenza Emotiva nelle persone che paragonano agli altri
Chi ci mette a confronto con gli altri dimostra, innanzitutto, una scarsa intelligenza emotiva. Dobbiamo tenere ben chiaro questo aspetto per non lasciarci sommergere da questa pratica così comune.
Così, queste persone che fanno ricorso facilmente ai paragoni sono privi di quell’empatia grazie alla quale è possibile capire che ogni essere è unico, originale in quanto a personalità, essenza, presenza e valori.
Coloro che non capiscono questa realtà non si connettono con noi; manca il rispetto, non sono in grado di mettersi al posto nostro. Inoltre, un altro principio dell’Intelligenza Emotiva è la corretta comunicazione.
Da questo punto di vista, bisogna considerare che fare paragoni non ha senso né è d’aiuto. Se vogliamo far notare una condotta, parleremo di ciò senza alcun riferimento a terzi.
Per esempio, non possiamo dire a un bambino “sei imbranato in matematica quanto tuo fratello Pablo: non c’è speranza per nessuno dei due”. Invece di fare uso di questa asseverazione, la cosa più giusta da fare sarebbe dire: “vedo che avete gli stessi problemi in matematica, ma penso che se ti sforzassi un po’ di più e chiedessi dei chiarimenti su ciò che non hai capito, allora li risolveresti”.
Persone che non apprezzano quello che hanno
Le persone che ci paragonano agli altri può farsi che non sappiano apprezzare ciò che hanno. Questo vale per i genitori che pensano che i figli degli altri si applichino di più, per coloro che non apprezzano il proprio partner come meriterebbe. Come se non bastasse, non diamo valore a noi stessi nemmeno noi, quando ci paragoniamo agli altri.
In uno studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology dai dottori Sebastian Deri e Shai Davidadi, si osserva che chi ha la brutta abitudine di paragonare se stessi o i propri cari a terzi tende a non apprezzare chi è e ciò che ha.
Il suo pregiudizio pessimista e solitario lo porta a non riuscire mai ad apprezzare i propri cari per come sono. E ciò è un problema.
Le persone che paragonano agli altri mettono in atto una forma di manipolazione emotiva
Ultimo ma non per questo meno importante, resta una terza spiegazione. Chi ci paragona agli altri può essere spinto anche da altri motivi: l’intenzione di manipolarci e di minare la nostra autostima. Di fatto, è una tattica diffusa tra chi vuole avere il controllo, perché fare continui paragoni è un esercizio di umiliazione e disprezzo.
Per concludere, come abbiamo potuto vedere, le persone che ci mettono a confronto con gli altri sono prive di quegli strumenti elementari che sono le abilità sociali, il rispetto e l’empatia.
Evitiamo di lasciare a loro il potere; non permettiamo loro di comportarsi in questo modo e difendiamo sempre la nostra individualità. Essere unici, diversi e inimitabili è la nostra qualità principale.
Vivo: vale a dire, sono diverso da tutti gli altri.
-Friedrich Hebbel-
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- Deri, S., Davidai, S., & Gilovich, T. (2017). Home alone: Why people believe others’ social lives are richer than their own. Journal of Personality and Social Psychology, 113(6), 858-877. http://dx.doi.org/10.1037/pspa0000105