Persone ipercritiche: guardare la pagliuzza nel proprio occhio
Esistono persone ipercritiche, che hanno fatto della lamentela il loro stile di vita. Ma perché agiscono così? Cosa si cela dietro a questo comportamento? Ce ne parla lo psicologo Marcelo Ceberio.
Molto spesso ci risulta più facile lamentarci e criticare le azioni degli altri piuttosto che le nostre. Ebbene, di cosa si lamentano le persone ipercritiche? Qual è il loro obiettivo?
La tendenza a criticare e lamentarsi fa spesso parte di un’inerzia strutturata tipica di alcuni stili di vita, fra i quali possiamo distinguere tre varianti:
- Gli ipercritici appartengono a una particolare categoria di persone che ricorrono a un modello comportamentale per cui sottolineano di continuo le mancanze proprie e altrui.
- Le persone che si lamentano sono cugini di primo grado degli ipercritici, e spesso vanno di comune accordo.
- Infine, le persone che rimuginano troppo sono quelle che tornano indietro sui loro pensieri, ripassando sempre le stesse immagini o idee. Alcune di queste vengono poi espresse sotto forme di lamentela, mentre altre si insidiano nella mente.
In generale, questi comportamenti si manifestano in modo spontaneo e la persona vi è talmente abituata da non esserne consapevole e li adotta come stile di vita.
Tale modo di pensare è, di fatto, un buon esempio delle cosiddette profezie auto-avveranti, in quanto la lamentela continua determina un approccio negativo nei confronti della vita, che in ultimo si riflette concretamente nelle situazioni vissute.
Per esempio, una persona che non smette di pensare a quanto andrà male un colloquio di lavoro che ha fra qualche giorno, sarà talmente tesa e ansiosa, nonché insicura, da far pensare all’esaminatore che non sia adatta a quell’incarico. Tutto questo le darà una scusa in più per lamentarsi e confermare quello che diceva all’inizio.
Quando un profilo di questo tipo, ovvero ipercritico, lamentoso o che tende a rimuginare, è accompagnato da qualche disturbo, le conseguenze saranno negative aumentando il malessere anche fisico.
Se una persona ha la febbre, mal di testa, angoscia, panico, un disturbo alimentare o dei crampi allo stomaco, quindi dal più semplice al peggiore dei disturbi, le sue lamentele non faranno che incrementare il suo malessere.
Il copione delle lamentele per le persone ipercritiche
Le tre categorie di persone viste adottano spesso un copione, ovvero un prototipo delle situazioni che danno loro motivi per lamentarsi, criticare o rimuginare.
In realtà, molti dei soggetti in questione fanno fatica a mantenere un copione in quanto non riescono a esprimere a parole il loro atteggiamento. Di conseguenza, si rifiutano di modificare le situazioni problematiche perché cosa fare se non lamentarsi o criticare? Alimentano così i loro problemi.
Ebbene, esiste una differenza tra le lamentele, le critiche e il rimuginare, che vale la pena di tenere in considerazione per poterle meglio identificare:
- Se le lamentele e le critiche sono esplicite e fatte a voce alta, le persone che rimuginano lo fanno a livello mentale, e si pronunciano soltanto tramite lamentele o critiche, appunto.
- Le lamentele sono più impersonali, ovvero rivolte ai difetti propri, le critiche sono invece più interattive e si dirigono agli altri; se sono dirette a se stessi vengono chiamate autocritiche. In ogni caso, sono sempre incentrate sugli aspetti negativi e sui difetti.
Come vediamo, le persone ipercritiche, che si lamentano o che rimuginano sono le più abili nell’identificare anche i più piccoli difetti e a vedere la pagliuzza nell’occhio degli altri; soprattutto gli ipercritici.
Le persone ipercritiche, esperte nel segnalare qualsiasi mancanza, hanno un eccellente copione da seguire per lamentarsi o criticare, e che serve loro per prendere due piccioni con una fava: esercitano la loro esigenza estrema e ne approfittano per lamentarsi.
Un dettaglio importante riguarda la tendenza all’invidia da parte delle persone critiche. L’invidia è un sentimento oscuro che, attraverso la critica, sminuisce qualsiasi successo dell’interlocutore, il quale viene ritenuto come un nemico da distruggere.
Davanti a un bicchiere pieno o mezzo vuoto, le persone ipercritiche tendono a vedere la parte mancante. Di fronte alla possibilità di affrontare in maniera positiva la vita, infatti, si rifugiano in atteggiamenti critici e di lamentela con lo scopo di rimarcare le cose che si sarebbero potute fare e quelle che andavano fatte. Inoltre, invidiano anziché ammirare.
Naturalmente, non si tratta di ignorare gli aspetti negativi o le mancanze, anzi. Segnalarle può favorire il miglioramento, la correzione di errori e il miglioramento dei risultati. Ciò che non va bene è farlo soltanto attraverso critiche e lamentele, andando così a intralciare qualsiasi cambiamento.
Lamentarsi o criticare blocca l’azione
La lamentela è un meccanismo che ostruisce la possibilità di cambiare la situazione tramite l’azione. Quando una persona si lamenta e critica, assume una posizione stagnante e non propositiva. In questo modo non fa che accrescere il problema e allontanarsi dalla soluzione.
Segnalare di continuo le mancanze spiana il cammino verso la frustrazione: comunque vadano le cose, si sarebbe potuto fare sempre meglio o di più.
In altre parole, questi atteggiamenti sono strettamente legati all’inattività, sostituendo qualsiasi tentativo di azione con le loro nenie. Senza azioni concrete che si traducano in soluzioni, si genera un blocco che alimenta un eterno circolo vizioso fatto di lamentele.
Come vediamo, le critiche e le lamentele sminuiscono e si trovano nel polo opposto di una buona autostima. Tendono inoltre a suscitare rifiuto da parte delle persone circostanti, poiché a nessuno piace circondarsi di gente che non fa altro che brontolare.
D’altra parte, non è per niente facile fare delle critiche costruttive, evitando cioè di accusare e sminuire gli altri. In questo senso, è fondamentale anche il tono, la cadenza, l’espressività del volto di chi sta criticando, il movimento delle mani e l’espressione del corpo in generale.
Unendo contenuto e forma della critica si crea una sinergia che sfocia nel rifiuto (verso se stessi e gli altri). È bene sottolineare anche che, sentendosi sempre inferiori rispetto agli altri, le persone ipercritiche tendono ad agire per svilire gli altri e sentirsi migliori.
Trasformare la critica in richiesta
Molte critiche, soprattutto quelle in ambito affettivo come in una relazione di coppia o nel rapporto tra genitori o fratelli, mascherano una richiesta. La critica è in realtà un grido nascosto.
Se il figlio adolescente urla alla madre “Non stai mai con me e non mi ascolti mai perché pensi solo alle tue cose!”, in realtà sta dicendo: “Mamma ti voglio bene e ho bisogno che tu stia con me”; se il marito critica la moglie, “Vai a letto sempre presto e non condividi nulla con me!”, la traduzione sarebbe: “Vorrei che passassi più tempo con me”.
Del resto, bisogna tener conto le possibilità e le risorse dell’altro, altrimenti le richieste saranno destinate a fallire. Non si possono di certo chiedere arance a un melo, bensì basarsi su condizioni e possibilità reali. In caso contrario, si rischia di criticare gli altri per qualcosa che non possono fare.
Infine, la tendenza di chi critica o si lamenta è quella di posizionarsi in un gradino superiore rispetto a tutto il resto, da dove valuta e giudica le azioni altrui. Una tale dinamica provoca rabbia nell’interlocutore.
Al contrario, quando si chiede, ci si posiziona sullo stesso piano dell’altro e talvolta persino su un gradino inferiore. Chiedendo si valorizza l’altra persona, la si fa sentire affettivamente importante. La critica ha un costo che si ripercuote su tutti. Molto meglio chiedere che criticare…