I predatori emotivi. Parte I
Uno sguardo, una parola o una semplice insinuazione sono sufficienti per iniziare un processo di distruzione dell’altro. Le azioni che compiono i predatori emotivi sono così quotidiane che a volte sembrano normali. Le vittime stanno zitte e soffrono in silenzio. Mediante un processo di molestia morale o maltrattamento psicologico un individuo può riuscire a farne a pezzi un altro.
Così come nella natura esistono i predatori che catturano e annientano altri animali per nutrirsi, nell’essere umano possiamo osservare un fenomeno simile, conosciuto come molestia morale, che vede coinvolti e i predatori emotivi e le loro vittime.
La molestia morale o il maltrattamento psicologico è un fenomeno che avviene in ogni tipo di ambito, sia tra coppie, che sul lavoro, che in famiglia o in gruppi di amici.
Chi è il predatore emotivo?
Il predatore emotivo è di tutte le età, stati sociali, cultura e sesso. Apparentemente è un soggetto normale, quasi mai un leader. Di solito è taccagno, egocentrico e narcisista.
Il suo obiettivo è lo smantellamento morale, personale, psicologico e sociologico delle vittime, facendole spesso arrivare al suicidio.
È un individuo che si sente profondamente inferiore sebbene non dia questa impressione perché si mostra arrogante e magniloquente. È ricco di rimorsi e rabbia repressi. Di solito ha una forte ideologia.
Sente il bisogno di essere ammirato e desiderato, e ha una smania smisurata di potere e successo. Presenta una disconnessione con le proprie emozioni, disprezzando così le proprie vittime.
Da piccolo di solito è il tipico bambino che lancia il sasso e nasconde la mano, quello che causa risse e che però non si vede mai coinvolto. Anela il protagonismo. Durante l’adolescenza è freddo e distante, riscuote poco successo sociale ed è circondato da uno o due amici che manipola. Nell’età adulta si distingue per essere arrogante, mostrandosi come chi sa la verità e ciò che è giusto e che ha ragione.
A prima vista sembra un soggetto controllato, socievole e accettabile, ma dietro questa maschera si nasconde un cumulo di intenzioni e processi inconsci molto più complicati e intricati.
Chi sono le vittime dei predatori emotivi?
Le vittime si caratterizzano per essere persone buone, oneste, generose, ottimiste e con un grande animo. Sono quelle persone che hanno qualità che il predatore desidera e invidia, quelle che non ha avuto. Diventano il capro espiatorio responsabile di tutti i mali.
Un predatore emotivo cerca questo tipo di persona per assorbirle energia e vitalità, ossia vuole prendere ciò che invidia.
Le vittime risultano sospettose agli occhi degli altri perché il processo di molestia emotiva avviene in modo tale che la vittima sia vista come il colpevole, visto che la gente immagina o pensa che sia consenziente o complice, consciamente o no, delle aggressioni che subisce.
Spesso si sente dire che se una persona è vittima è perché è debole o a causa di una sua mancanza, ma al contrario possiamo vedere che vine scelta perché ha qualcosa in più, qualcosa di cui l’aggressore vuole appropriarsi.
Le vittime possono sembrare ingenue e credulone perché non si immaginano che l’altro è in fondo un distruttore e perché cercano di trovare spiegazioni logiche. Iniziano a giustificarsi cercando di essere trasparenti. Comprendono o perdonano perché amano o ammirano, addirittura considerano di dover aiutare perché sono le uniche che capiscono del tutto l’altro. Sentono di avere una missione da compiere.
Mentre il predatore emotivo si aggrappa alla sua rigidità, le vittime cercano di adattarsi sforzandosi di capire perché vogliono coscientemente o no il proprio perseguitare e non smettono mai di farsi domande sulla propria parte di colpevolezza.
Immagine per gentile concessione di: Leonardo D’Amico