Preregistrazione per ricerche scientifiche più etiche

Che cos'è la preregistrazione? A cosa serve? Scopriamo questo ottimo metodo che consente di migliorare la ricerca psicologica ed evitare possibili errori.
Preregistrazione per ricerche scientifiche più etiche
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Effettuare una ricerca scientifica implica una condotta assolutamente etica. I ricercatori devono rispettare le norme etiche che garantiscono la validità della ricerca. Tuttavia, in alcuni casi tutto ciò viene messo da parte, preferendo metodi e prassi assai discutibili. Si cerca di portare avanti lo studio, per poi pubblicarlo, con stratagemmi che poco hanno a che vedere con il rigore scientifico. Questa situazione, quando necessario, può essere prevenuta grazie alla preregistrazione.

Le dinamiche della ricerca, il cui obiettivo più importante è la pubblicazione finale, possono esercitare una pressione tale da favorire compromessi poco etici. Questo contesto negativo, quindi, rende l’ambiente ideale per il proliferare di cattive pratiche. Nella storia ci sono stati alcuni casi piuttosto eclatanti, in questo senso, facilmente evitabili con la preregistrazione.

Uno dei più famosi è senz’altro il celebre esperimento carcerario di Stanford, e di conseguenza il caso di Diederik Stapel.

Foto esperimento di stantford

Grandi truffe “scientifiche”

 

L’esperimento carcerario di Stanford è uno dei più famosi nell’ambito della psicologia sociale. Tuttavia, di recente sono venute alla luce alcune registrazioni che dimostrano la brutalità dello stesso. Ad esempio, la fiducia verso prove aneddotiche, la formazione delle guardie, le richieste implicite e l’interpretazione dei risultati.

Diederik Stapel era docente di psicologia sociale presso l’Università di Tilburg. Nel 2011 si scoprì che aveva falsificato i dati di molti dei suoi studi. Stapel, invece di condurre le sue ricerche usando dei volontari, completò i dati da solo, inventandoli di sana pianta, in modo da ottenere sempre i risultati che più gli facevano comodo.

Queste cattive pratiche venivano ovviamente tenute nascoste ai suoi studenti, che si fidavano del celebre professore. Tutto questo finché uno dei suoi alunni più in gamba mise in discussione la capacità del docente di arrivare sempre a conclusioni favorevoli. Stapel venne grottescamente smascherato.

“La scienza è il grande antidoto contro il veleno dell’entusiasmo e della superstizione”.

-Adam Smith-

Pratiche poco etiche nella ricerca scientifica

Sebbene questi casi abbiano avuto un grande impatto mediatico e siano venuti alla luce molto più tardi, rappresentano comunque una minoranza. Questo perché la maggior parte delle pratiche non etiche sono meno eclatanti. Vediamone alcune:

  • P-hacking: quando per verificare l’ipotesi si esegue un’analisi statistica, viene utilizzato il valore p, che di solito è 0,05. Quando si usano molte variabili e condizioni sperimentali, questo valore può essere distorto, quindi si consiglia di ridurlo, cosa che deve essere fatta prima di condurre lo studio.
  • Bassa potenza: un piccolo campione può causare uno studio a bassa potenza. A sua volta, una bassa potenza porterà a un risultato che sarà più probabilmente un falso positivo. In altre parole, viene scoperto qualcosa che in realtà non esiste.
  • Harking: consiste nel cambiare l’ipotesi dopo che si è visto che i risultati non sono quelli attesi, modificandola in modo da poter creare coerenza.

La preregistrazione: cos’è e a cosa serve

Una soluzione a queste cattive pratiche è la preregistrazione. Consiste nel rendere pubblici gli obiettivi e il metodo degli studi che saranno effettuati prima di realizzarli. In questo modo, chiunque può verificare che gli studi sono stati condotti in modo etico, in quanto i ricercatori hanno dichiarato cosa faranno e in che modo.

Fare una preregistrazione è molto semplice. Ci sono pagine web apposite, una di queste è l’Open Science Framework (OSF). Questa pagina fornisce diversi modelli utili per completare una preregistrazione, nonché la possibilità di caricare tutto il materiale di studio (database, questionari, materiale supplementare, ecc.). E renderlo pubblico in un modo semplice.

“La cosa importante nella scienza non è tanto ottenere nuovi dati, ma scoprire nuovi modi di ragionarvici sopra”.

-William Lawrence Bragg-

Ragazzo lavora alla lavagna e post it

Come realizzare una preregistrazione

I diversi modelli che possono essere trovati nell’OSF per la preregistrazione variano. Alcuni chiedono più informazioni di altri. Prendendo come esempio uno dei più semplici, chiamato Aspredicted, le sezioni da riempire sono le seguenti:

  • Dati: la raccolta dei dati può avvenire prima o dopo la preregistrazione.
  • Ipotesi di studio: spiegare qual è la domanda di ricerca o l’ipotesi da testare.
  • Variabili: quali sono le variabili dello studio e come saranno misurate.
  • Condizioni: bisogna specificare quelle usate con i partecipanti (es. Controllo e sperimentazione).
  • Analisi: quale analisi verrà eseguita una volta raccolti i dati.
  • Osservazioni: quante osservazioni saranno raccolte, ovvero il numero di partecipanti di cui c’è bisogno.

Rendendo pubbliche le informazioni su uno studio, sono visibili a tutti e verificabili in corso d’opera. Il rischio di eseguire condotte poco etiche è dunque limitata. Sebbene la preregistrazione richieda più tempo, poiché occorrerà pensare a come verrà svolta la ricerca prima che venga realizzata, il suo uso è sempre più diffuso.

Il vantaggio della preregistrazione è doppio: da un lato, rende la scienza più trasparente; dall’altro, permette che le conclusioni degli studi siano più solide.


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