Principi della reciprocità: cosa ci dicono?

I principi della reciprocità ci dicono che questo concetto deve sempre avere come base l'autenticità, la spontaneità e la bontà umana. Si tratta di un "tu mi dai, io ti do", perché questo è ciò che voglio e che sento, nessuno mi obbliga, ma ricambierò ogni azione che farai per me.
Principi della reciprocità: cosa ci dicono?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Uno dei principi della reciprocità ci dice che le persone sono dotate di un sesto senso. Grazie a esso, riusciamo a distinguere l’altruismo dall’egoismo, in particolare a riconoscere chi fa per noi qualcosa per interesse, anziché per affetto o per rispetto. Bisogna ricordare che l’autentica reciprocità parte sempre dalla bontà e dalla spontaneità.

Questo argomento è tanto interessante quanto complesso. Per esempio, sappiamo che l’ambito della spiritualità è sempre associato a questa dimensione, a quanto di più nobile ci sia nell’essere umano. Eppure, il concetto di reciprocità viene spesso analizzato e studiato anche da altre discipline come il marketing e la pubblicità.

Un esempio: le compagnie telefoniche elaborano spesso programmi fedeltà. Secondo questo approccio, il marchio punta a creare un’alleanza di natura emotiva con i propri clienti e a tale scopo ricorre all’offerta di regali o vantaggi. Potrebbero essere mega gratuiti, oppure la possibilità di cambiare telefono senza costi aggiuntivi.

Il messaggio che arriva al cliente è che si tratta di “un regalo solo per te”, il che lascia sempre un segno positivo. Ciò permette di ottenere la fiducia del cliente, che continuerà ad affidarsi a quell’operatore piuttosto che a un altro. La reciprocità, dunque, è presente in gran parte dei nostri contesti sociali.

L’ambito di nostro interesse per scoprire l’anatomia della reciprocità è quello delle relazioni umane. Vediamone le caratteristiche principali nelle righe che seguono.

Essere riconoscenti è giusto e opportuno.

-Anonimo-

Principi di reciprocità e farfalla tra le mani.

I 3 principi della reciprocità

Uno dei massimi esperti dei principi della reciprocità è Robert Cialdini. Docente di psicologia presso l’Università dell’Arizona ha scritto un libro dal titolo Influence: science and practice. In esso analizza le fondamenta della società umana, quelle che in un certo modo ci rendono nobili e mettono in risalto il meglio di noi.

Il capitolo più interessante è senz’altro quello dedicato alla reciprocità. Proprio qui l’autore ci ricorda un dato importante: ci sarà sempre chi farà uso di questa dimensione allo scopo di manipolarci.

Per esempio, se una persona o un ente (per esempio, una compagnia telefonica) ci fa delle concessioni, non significa che sia altruista senza una ragione. In alcuni casi, c’è un interesse camuffato.

È importante conoscere a fondo i principi della reciprocità autentica, quella che parte dalla bontà e dalla considerazione.

È ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce; il più ingrato di tutti chi lo dimentica.

-Lucio Anneo Seneca-

1. Azioni spontanee intenzionali

Il Codice di Hammurabi, quell’insieme di leggi babiloniche dell’antica Mesopotamia, raccoglie anche alcuni principi di moralità che lasciano intendere che qualora qualcuno ci facesse un favore, questo andrebbe poi ricambiato.

Potremmo in qualche modo intenderla come la più antica interpretazione di reciprocità che conosciamo attualmente. Tuttavia, dobbiamo dire che questo termine va ben oltre il semplice baratto del “ti do perché mi hai dato tu per primo”. In realtà, implica i seguenti concetti:

  • Spontaneità. Quando qualcuno (conosciuto o estraneo) sceglie di fare qualcosa per noi, lo fa in modo spontaneo e volontario. Si tratta di un’azione che nasce dalla bontà.
  • Intenzionalità. Quell’azione spontanea ha sempre uno scopo e quella meta dà sempre origine a un beneficio reale per l’altra persona, dando forma a uno dei principi più importanti di reciprocità.
Coppia che si abbraccia.

2. Il potere dell’impronta emotiva: restituiamo il favore perché ci sentiamo grati e ispirati

In linea di massima gli esseri umani sono dotati di un sesto senso grazie al quale riescono a individuare chi fa qualcosa per loro in modo disinteressato e chi per interesse. Questa bussola morale in molti casi attiva il principio di reciprocità.

Immaginiamo che a lavoro sorgano dei problemi e di non avere altra scelta se non quella di rimanere in ufficio un’ora in più. All’improvviso, un collega con il quale non avevamo mai parlato prima, decide di aiutarci in quella data situazione. Rimane con noi e grazie a lui risolviamo il problema.

Quel gesto lascia in noi un’impronta emotiva; sappiamo che è stato nobile e volontario. Il secondo dei principi della reciprocità ci dice che più profonda sarà l’impronta emotiva, più ci sentiremo motivati nel voler ricambiare il favore. E lo faremo di cuore, senza forzature.

3. Principi di reciprocità: non quantificare quanto ricevuto per misurare il proprio gesto

Un altro principio di reciprocità dice che non bisogna quantificare ciò che ti è stato donato per calcolare ciò che offrirai. Ammettiamolo: viviamo in un mondo in cui, in generale, analizziamo attentamente ciò che ci viene offerto per non dover poi ricambiare più del dovuto.

In alcuni casi capita di provare persino profonda indignazione quando vediamo che gli altri non si comportano come facciamo noi nei loro confronti. Ci aspettiamo da chi ci circonda almeno ciò che abbiamo offerto noi. E se questo non succede, ne soffriamo.

Questo approccio è un grave errore, nonché fonte di profonda delusione. Perché la reciprocità non è sofferenza. Non è nemmeno passare al setaccio o pesare con una bilancia ogni cosa che ci viene data, tanto meno aspettarsi altrettanto dagli altri. Così facendo, veniamo meno ai principi di reciprocità, poiché saremo egoisti. Riflettiamoci.


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  • Cialdini, R. B. (2001, February). The science of persuasion. Scientific American, 284, 76-81.
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