Psicologia politica: 6 modelli
L’esistenza di diversi modelli in psicologia politica è un riflesso dell’ampio dibattito interno che contraddistingue quest’area di studi. Le ragioni alla base di queste diversità di visione, sono molteplici.
In primo luogo, perché si tratta di un campo in cui convergono diverse discipline, motivo per cui, è la prevalenza dell’una o dell’altra a definire i differenti modelli. In secondo luogo, è la natura della politica stessa a determinare tale varietà.
Parliamo di un campo del sapere il cui oggetto di studio è l’analisi del potere. E ciò dà origine a diverse prospettive che, a loro volta, diventano modelli di analisi.
Per ultimo, questo campo di studi non è esente dal contrasto implicito legato all’esistenza delle diverse scuole e correnti in psicologia. Fattore che aggiunge ulteriori sfumature alla strategia di affrontamento dei fenomeni politici. Ciò è all’origine dei 6 modelli in psicologia politica di cui parleremo a breve.
“L’importante, a nostro avviso, è sapere per chi e per cosa lavoriamo quando operiamo in psicologia. Considerato che, la psicologia politica è un campo di riflessione pratico intorno a temi spinosi”.
-Elio Rodolfo Parisí-
Modelli della psicologia politica: liberazionismo-critico
Si tratta di un modello della psicologia politica che, come suggerisce il nome, analizza il potere da una prospettiva critica.
Nasce negli gli anni ’80 in America Latina sotto la guida di Martín Baró, uno dei maggiori teorici della Teologia della liberazione. Si basa sull’idea che i fenomeni politici debbano essere studiati a partire dalle trasformazioni sociali.
L’oggetto di studio, ovvero il potere e le attività politiche, viene analizzato dalla prospettiva dei gruppi oppressi, nel loro contesto specifico e con l’obiettivo di costruire una coscienza sociale sulle azioni del potere.
Modello Psicopolitico (Psicologia collettiva)
Questo modello riguarda un settore di studi che, insieme alla psicologia sociale, è iscritto in un campo del sapere molto più ampio, denominato psicologia collettiva. Nasce anch’esso in America Latina, per mano di Fernández Christtieb.
Tale prospettiva propone l’analisi dei fenomeni politici come sistemi di espressione e interpretazione della realtà.
Attraverso questi sistemi si creano e si trovano esperienze, oggetti ed eventi dotati di significato e che nell’insieme costituiscono la realtà politica collettiva.
Modello retorico-discorsivo
Si tratta di uno dei modelli più recenti della psicologia politica e deriva dalla corrente costruzionista. Secondo questa corrente di pensiero, la realtà risiede essenzialmente nel linguaggio che la produce. Ciò avviene attraverso processi di denominazione, decodifica, spiegazione e attribuzione di significato.
Attraverso il modello retorico-discorsivo, la psicologia politica si propone di studiare la costruzione e la funzione del discorso politico; lì dov’è possibile trovare le ragioni, le giustificazioni, le cause e gli effetti del comportamento politico. L’atto politico è un atto del linguaggio.
Modelli della psicologia politica: il modello psico-storico
Questo modello tenta di unire l’approccio marxista a quello psicoanalitico nello studio dei fenomeni politici. Ne fu promotore Whilem Reich, il quale sviluppò il concetto di “Freudomarxismo”. Secondo questa prospettiva, il fattore storico è essenziale nella comprensione dei processi politici sia degli individui che delle società.
L’analisi degli eventi politici viene effettuata a partire da documenti storici sia di individui che di gruppi. La lettura delle psicobiografie diviene un elemento centrale in questo approccio.
Questo perché l’idea di fondo è che i fenomeni psicologici influenzino lo sviluppo e la caratterizzazione dei gruppi e dei movimenti politici.
Modello razionalista
Tra i modelli della psicologia politica, questo è il più vicino alla corrente cognitivo-comportamentale, rivestendo, inoltre, una particolare importanza in paesi come gli Stati Uniti.
Sebbene siano presenti diversi approcci all’interno di questa prospettiva, li accomuna la visione del comportamento politico come risultato di azioni ragionate.
Da qui, l’idea che le azioni politiche nascano da motivazioni coscienti, a partire da processi di comparazione, evoluzione e decisione. Il comportamento politico è orientato alla ricerca dell’equilibrio e della coerenza all’interno del contesto sociale in cui è prodotto.
Modelli della psicologia politica: il modello materialista
Questo approccio, come quello psicostorico, è fondato sull’idea che i fatti storici siano essenziali per la comprensione dei fenomeni politici. Anche in questo caso, si parte dalla premessa che l’elemento socio-economico determini la vita collettiva e, di conseguenza, la politica.
In aggiunta, questo modello attribuisce una grande importanza allo studio dei processi ideologici e di alienazione; ritenendo che essi siano sempre legati a interessi specifici e che contribuiscano a mantenere le disuguaglianze nella società.
In conclusione, possiamo affermare che i modelli della psicologia politica siano ancora agli albori. Di fatto, sono nati nella seconda metà del XX secolo e, benché nel tempo si siano trasformati e arricchiti, sono ancora in fase di realizzazione.
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Parisí, E. R. (2008). Definiendo a la psicología política. Boletín (Sociedad de Psicología del Uruguay. En línea), (46), 20-38.