Psicopatologia della coscienza
La coscienza è oggetto di studio in ambito filosofico dai tempi più antichi; da questa riflessione è nata la psicopatologia della coscienza. In realtà, dopo 2500 anni, sembra che non si sia ancora giunti a una definizione concorde di questo costrutto.
Cartesio parlava di spirito e i suoi sforzi erano tesi a capire cosa significasse per uno spirito poter dire qualcosa di se stesso; Block (1995) parlava di due tipi di coscienza e Chalmers (1998) ipotizzava che ci sarebbe voluto ancora un secolo o due per dirimere la questione.
Attualmente si parla di coscienza psicologica e si cerca di capire se esistano correlazioni neurali con gli stati coscienti (Pérez, 2007). Le linee guida non sembrano però concordare sull’oggetto di studio: dovremmo concentrarci sui correlati degli stati di coscienza o sul contenuto della coscienza?
Disturbi psicopatologici della coscienza
Sebbene la definizione di coscienza non sia univoca, sappiamo che può essere interessata da specifici disturbi. Bleuler (1857-1939) definì la coscienza come la conoscenza dell’autoconsapevolezza.
Una persona con alterazione della coscienza è incapace di rispondere in modo adeguato e comprensibile alle sollecitazioni ambientali e agli stimoli interni. Intorno a questa definizione, si organizza la psicopatologia della coscienza.
Gastó e Penades (2011) e Santos, Hernángomez, Travillo (2018) parlano di quatto caratteristiche della coscienza. Si tratta di fattori rilevanti nei disturbi che andremo a vedere.
- Soggettività o privatezza della mente.
- Esistenza di una singola coscienza per ogni individuo.
- Ogni azione è diretta a un fine.
- Autocoscienza: capacità di conoscere se stessi e riconoscersi come tali.
I disturbi della coscienza sono suddivisi in base all’aspetto interessato dall’alterazione.
Disturbi deficitari della coscienza: perduti in un sogno
La psicopatologia della coscienza comprende i disturbi deficitari del comportamento. In alcuni casi il soggetto può presentare difficoltà a “svegliarsi”, orientarsi o rispondere alle stimolazioni sensoriali, come se fosse perduto nel tempo o in letargo. Esistono tre tipi di alterazioni deficitarie della coscienza:
- Letargia, sonnolenza, sopore: incapacità di mantenere l’attenzione e lo stato di allerta nonostante ci si sforzi. La letargia non è una sensazione soggettiva di sonnolenza legata a un cattivo riposo, è un’alterazione della coscienza priva quasi del tutto di reazioni fisiche o verbali.
- Obnubilamento: è uno stato caratterizzato da una più profonda distraibilità e assenza di stimoli. Il soggetto prova confusione o irritazione quando si cerca di farlo emergere da quello stato. È presente un’alterazione di tutte le funzioni psichiche, oltre a distorsioni nella percezione (uditive, visive).
- Stupore: si può notare in disturbi come la schizofrenia catatonica. Il paziente abbandona del tutto i movimenti volontari; il linguaggio è privo di coerenza e appena comprensibile.
La completa assenza di coscienza si verifica invece nel coma, condizione in cui scompaiono i riflessi, come quello della pupilla, e l’elettroencefalogramma resta piatto per trenta minuti. È in quel momento che possiamo dire che nella persona non vi è più coscienza.
Psicopatologia della coscienza: disturbi produttivi della coscienza – allucinazioni
Alcuni stati alterati portano a pensare, più che a un’assenza di coscienza, a un discostamento dal piano della realtà. Il quadro comprende allucinazioni e deliri.
L’onirismo, o delirio onirico, inteso come confusione tra il reale e l’immaginario, appare in tutti i disturbi produttivi della coscienza. In questo stato confusionale, il soggetto alterna stati onirici a momenti di lucidità. L’onirismo si manifesta con stati come:
- Stadio astenico-apatico: presente di solito nelle persone anziane, precede stati tossico-confusionali. Può comparire nei soggetti portati a soffrire di delirium ed è caratterizzato da labilità affettiva, irritabilità, fatica e apatia. Sono presenti anche alterazioni delle funzioni psichiche come la memoria o l’attenzione.
- Stato confusionale: precede lo stato confusionale acuto o delirium. Si riconoscono sintomi come perdita della coerenza, distorsione della memoria, linguaggio incomprensibile e disinibizione.
- Delirium: è un disturbo acuto che produce un’alterazione generale dello stato mentale. È caratterizzato da marcate alterazioni a livello di attenzione, percezione, pensiero, memoria a breve e lungo termine, attività psicomotoria e ciclo sonno-veglia.
Delirium nei pazienti ospedalizzati
Il delirium si presenta soprattutto negli anziani ricoverati in ospedale, indipendentemente dal motivo che li ha portati la essere ricoverati. Durante la notte il paziente anziano può facilmente entrare in uno stato confusionale acuto.
Alla base di questa condizione vi è il nuovo ambiente e l’ansia provocata dalla malattia. Il problema è che spesso gli operatori ospedalieri non sanno come comportarsi. Il tutto si deve, appunto, al diverso contesto in cui si trova la persona.
Disturbi del restringimento del campo di coscienza: scissione tra pensiero e comportamento
Sono caratterizzati da una mancanza di continuità tra percezione e cognizione; si manifestano con un comportamento apparentemente normale, ma pieno di automatismi.
Il principale disturbo del restringimento del campo di coscienza è lo stato crepuscolare. La coscienza è totalmente obnubilata; la comprensione della realtà è distorta e parziale.
Il comportamento del soggetto sembra coerente con l’ambiente grazie alla presenza di automatismi. Questi ultimi sono movimenti involontari – ovvero non passano attraverso la coscienza – che il paziente conosceva già prima di entrare nello stato crepuscolare.
Questa caratteristica li differenzia, ad esempio, dai pazienti con schizofrenia, i cui automatismi li portano a una condotta bizzarra.
Negli stati crepuscolari possono anche essere presenti gli impulsi. Sono comportamenti impulsivi senza una base cognitiva – e questo li distingue dalla compulsioni che possono apparire, ad esempio, nel DOC.
Gli stati crepuscolari si manifestano all’improvviso e spariscono così come sono comparsi. La loro durata va, di solito, da poche ore a qualche giorno; al termine il soggetto non ricorda l’episodio vissuto.
Psicopatologia della coscienza: alterazioni circoscritte
La psicopatologia della coscienza include anche disturbi psicologici o neurologici in cui il problema principale non è a carico della coscienza. È il caso di alterazioni come la depersonalizzazione e la derealizzazione che di solito fanno la loro comparsa in crisi d’ansia, di panico e quadri nevrotici.
La depersonalizzazione è definita come alterazione della coscienza dell’Io in cui il paziente si sente estraneo e lontano da se stesso. Il soggetto è semplice spettatore dei personali processi mentali e fisici. Descrive i propri sintomi con espressioni quali “è come se”, perché la descrizione risulta estremamente difficile.
La depersonalizzazione si riscontra anche in quadri psicologici e psichiatrici o in persone senza disturbi a seguito di stanchezza fisica, emotiva, stress o privazione del sonno.
La derealizzazione è una condizione simile, con la differenza che l’alterazione riguarda l’esperienza e la percezione del mondo e non di se stessi.
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- Pérez, D. (2014). ¿La conciencia? ¿Qué es eso? Estudios de Psicología, 28(2), 127-140.
- Cruzado, L., Núñez, P. y Rojas, G. (2013). Despersonalización: más que un síntoma, un síndrome. Revista Neuro-Psiquiatría, 76(2), 120-125.
- Santos, J., Hernangómez, L. y Taravillo, B. (2018). Manual CeDe de Preparación PIR, 5ª edición. Madrid, España: CeDe.