Rapporto con noi stessi: quali pericoli?

A volte fatichiamo ad ammettere che il primo ostacolo per un buon rapporto con noi stessi siamo proprio noi stessi. Vediamo in che modo.
Rapporto con noi stessi: quali pericoli?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Facciamo fatica a credere che ci siano fattori in grado di danneggiare il nostro rapporto con noi stessi, ancor di più che siamo noi stessi ad alimentarli. In fin dei conti, si suppone che ognuno voglia il meglio per se stesso. Ma l’essere umano è contradditorio e spesso incomprensibile, per cui a volte agisce in modi che vanno contro il proprio benessere.

Nella nostra vita da adulti, il rapporto più importante è quello con noi stessi. Da adulti dovremmo aver maturato così tanta esperienza e conoscenza da poter agire guidati dal libero arbitrio. Una libertà che a volte usiamo in modo cosciente e a volte incosciente, attuando misure che danneggiano il rapporto con noi stessi.

Il rapporto con noi stessi da adulti

Nessuno di noi sviluppa volontariamente un conflitto interiore. La maggior parte delle persone vogliono stare bene con se stessi. Se stiamo bene, vogliamo stare meglio. Il problema è che esistono meccanismi del preconscio che ostacolo il benessere.

Per questo motivo è importante riconoscee i fattori che danneggiano il rapporto con noi stessi. Eccone alcuni:

Le gente spesso dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stessa. Ma ‘se stessi’ non è qualcosa che si trova, è qualcosa che si crea.

-Thomas Szasz-

1. Dipendenza psicologica

La dipendenza psicologica è uno dei fattori che danneggiano il rapporto con noi stessi. Nasce da un sentimento di sottostima, consciente o meno.

Ci vediamo come esseri bisognosi di aiuto e protezione, ma bon ci accorgiamo che questo bisogno è fittizio e che limita -e molto- la nostra indipendenza.

A volte questo sentimento è il frutto di un’educazione rigida. La persona non si è mai vista esposta a situazioni che hanno messo davvero alla prova le sue capacità: l’ambiente in cui è cresciuta è stato iperprotettivo.

Mani che sorreggono un cuore

2. Non vivere il presente

Non vivere il presente è una forma di alienazione. L’oggi è il momento in cui si condensano il passato e il futuro. Tutto quello che non è presente esiste solo nella nostra mente, sotto forma di ricordi o di profezia.

Non riuscirci a collocare nel qui e ora danneggia il nostro rapporto con noi stessi: è un’abitudine che induce all’inattività. Dato che il passato e il futuro abitano solo nella nostra mente, la tendenza è quella di abbandonare l’azione, facendo sì che l’attenzione resti ingabbiata nella propria dinamica mentale.

3. Un estremo senso del dovere

Tendiamo tutti a etichettare come obblighi molte più cose di quelle che lo sono davvero. In molte casi, quel “devo” esiste solo nel nostro immaginario. Si tratta solo di un’opzione che abbiamo scelto per noi, ma che in realtà non rappresenta nessun obbligo.

Questo danneggia il rapporto con noi stessi perché diventando più esigenti con noi stessi, gli obiettivi diventeranno più difficili da conseguire. Sarà più difficile, ad esempio, ammettere di aver fatto un buon lavoro se sentiamo il dovere di ottenere quel risultato in un modo che non siamo riusciti a mettere in pratica.

Rapporto con noi stessi e conflitti

4. Incolpare noi stessi

Ci assumiamo responsabilità che non ci competono o costruiamo modelli comportamentali che ci richiedono più di quanto non possiamo dare.

Ovviamente questo è uno dei fattori che danneggiano il rapporto con noi stessi, perché finiamo con l’essere i giudici più severi delle nostre stesse azioni, e persino dei nostri pensieri e dei nostri desideri.

Sono molti gli obiettivi che possiamo raggiungere; molte le persone che possiamo diventare. Questo non ci rende cattivi, ma solo umani. Non c’è bisogno di darci la colpa per qualcosa senza motivo. Se commettiamo un errore, basta correre ai ripari e voltare pagina.

5. Affidarci alla sorte

Credere nella fortuna, sopravvalutare la sua influenza, ci rende più passivi. Allo stesso tempo, ci rende più superstiziosi e ci spinge a impiegare le nostre energie in qualcosa che non ha niente a che fare con il flusso degli eventi.

Che il fato giochi un ruolo importante non significa vivere la propria vita secondo un piano già scritto. Non possiamo scegliere quale carta giocare, ma questo non significa che siano le carte a determinare le sorti della partita.

6. Avere pregiudizi

I pregiudizi sono idee prestabilite che ci permettono di lavorare con semplici schemi e con poche sfumature che riducono il nostro sforzo cognitivo, rischiando di farci cadere in errore.

Si tratta di generalizzazioni, spesso date per vere dato che provengono da persone di fiducia, da fonti davvero autorevoli o da un momento della nostra vita in cui non disponevamo di risorse per analizzare in modo critico queste affermazioni.

Questi preconcetti influenzano il rapporto con noi stessi perché ci impediscono di essere di ampie vedute e, quindi, progredire. Alimentano, inoltre le nostre paure del tutto infondate e impoveriscono la nostra rete sociale.

7. Ossessione per la “cosa giusta”

La giustizia è un bene che tutti desideriamo. Il problema è che si tratta di un’istanza o di una dimensione in cui non sempre le soluzioni sono immediate.

Quello che per alcuni è giusto può non esserlo per altri. Per non parlare poi di tutte le volte che usiamo i termini “giusto” e “buono” come fossero sinonimi, ma non sempre lo sono.

Quando l’interesse per la giustizia si trasforma in ossessione, il rischio è ergerci a giudici di qualcosa che non conosciamo. D’altra parte, di fronte a una causa non sempre è possibile esprimere un verdetto superpartes, quando sono in gioco due parti contrapposte.

Tutti questi fattori danneggiano il rapporto con noi stessi e diventano un ostacolo al nostro benessere. Tuttavia, non è difficile capovolgere la situazione se si adottano prospettive più costruttive.


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  • Burns, R. B. (1990). El autoconcepto. Ediciones EGA. Bilbao.


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