Renato Cartesio: il padre della filosofia moderna

Renato Cartesio fu un pioniere. Con le sue teorie aprì la strada verso il progresso del pensiero razionale. I religiosi e gli accademici consideravano le sue tesi sovversive.
Renato Cartesio: il padre della filosofia moderna

Ultimo aggiornamento: 08 luglio, 2020

Renato Cartesio non è stato solo il padre della filosofia moderna, ma il più influente pensatore del razionalismo. Come altri studiosi del nostro tempo, aveva molteplici interessi. Ecco perché si è avventurato nell’analisi di diverse aree della conoscenza come la matematica, la geometria, la morale, la filosofia e persino l’arte. Ma il suo maggiore contributo è probabilmente quello offerto alla filosofia scolastica, ancora predominante ai suoi tempi e piena di pregiudizi.

Persiste tuttora un vivo dibattito sull’autenticità del suo approccio. Secondo alcuni autori, esiste un’estrema coincidenza tra quanto postulato da Renato Cartesio e il lavoro di Gómez Pereira, umanista spagnolo del XVI secolo. Allo stesso modo, le due tesi sul metodo sono sorprendentemente simili a quelle di Francisco Sánchez, soprannominato “Lo scettico”.

“Sbarazzati di tutte le impressioni dei sensi e dell’immaginazione e fidati solo della ragione.”

Renato Cartesio.

Per queste e altre coincidenze con l’opera di Agustín de Hipona e Avicena, Renato Cartesio fu accusato di plagio. Il dibattito continua ancora oggi e ci sono prove sufficienti per affermare che una parte del suo lavoro è troppo simile a quella dei suoi predecessori. Nonostante ciò, questo filosofo francese ha fornito diversi contributi che possono essere considerati autentici.

I primi anni di Renato Cartesio

Renato Cartesio nacque a Descartes, Francia, il 31 maggio 1596. Il padre era consigliere nel parlamento della Bretagna e la madre morì quando Cartesio aveva poco più di un un anno. Da allora, lo accudirono la nonna e un’infermiera, con cui ebbe sempre una relazione molto stretta. Così trascorsero i primi anni di Renato Cartesio.

Il padre lo chiamava “piccolo filosofo” perché faceva molte domande. Era un bambino dalla salute cagionevole che all’età di 11 anni iniziò a studiare in una scuola gesuita e si distinse perché era uno studente interessato e sveglio. Mostrava una speciale inclinazione per la matematica e la fisica.

A 18 anni iniziò a studiare medicina e giurisprudenza all’Università di Poitiers. Compiuti i 22 anni, si trasferì nei Paesi Bassi, instaurando un profondo legame con il paese, che durò fino alla sua morte. Renato Cartesio era un viaggiatore instancabile e questa sua passione cominciò a manifestarsi con quel primo grande trasferimento.

Illustrazione di Renato Cartesio

Ricercatore e creatore

Tra il 1618 e il 1648, Cartesio fu un ricercatore e creatore molto fertile. In diverse occasioni affermò di aver fatto dei sogni premonitori o rivelatori, che interpretava come messaggi dal cielo.

Il filosofo pensava che questi messaggi indicassero che stava per divenire l’autore di un’importante opera cognitiva. A seguito di questi sogni, gettò le basi della geometria analitica e in un’altra occasione postulò il teorema di Eulero sui poliedri.

Presto divenne un punto di riferimento per gli intellettuali dell’epoca. La sua casa in Francia divenne un punto d’incontro per scienziati e filosofi. Non ci sono molte informazioni sulla sua vita personale; è noto che duellò per una donna nel 1628, ma sono state diverse alcune allusioni alla sua presunta omosessualità.

Il culmine del suo lavoro da filosofo coincise con la pubblicazione de Il discorso sul metodo, pubblicato nel 1637. Lo definì un discorso e non un trattato perché temeva di essere oggetto dell’ira degli accademici e che gli toccasse la stessa sorte di Copernico e Galileo. Quella paura lo portò anche a vivere in Olanda, una società più aperta e tollerante rispetto a quella francese.

Occhiali su un vecchio libro


La morte di Renato Cartesio

Anche la morte di Renato Cartesio appare controversa. Ufficialmente, morì di polmonite, malattia che contrasse a Stoccolma dopo essere stato invitato dalla regina Cristina di Svezia nel suo palazzo. Questa la versione è stata storicamente accettata fino al 1980, momento in cui lo specialista tedesco Eike Pies ha proposto una nuova ipotesi. Secondo lui, Cartesio sarebbe stato avvelenato con dell’arsenico.

In seguito, Theodor Ebert, un altro esperto in materia, ratificava la stessa ipotesi. Secondo le sue indagini, Cartesio era percepito come poco meno di un eretico. È vero anche che il suo approccio razionalista era visto con sospetto dalla chiesa e dagli accademici.

Attribuire alla ragione un ruolo fondamentale nella vita umana era considerato un pensiero eretico molto prima dell’avvento dell’Illuminismo. Così, sembra che un membro della corte di Cristina di Svezia lo avrebbe avvelenato con dell’arsenico.

L’opera di Cartesio ha segnato un prima e un dopo nella storia della filosofia e del pensiero occidentali. Il suo contributo fu decisivo per la teorizzazione del metodo induttivo, oltre che in matematica e fisica. Il famoso “Penso, quindi sono” ha segnato un nuovo modo di vedere l’essere umano e la realtà. Si può affermare con certezza che questo grande filosofo ha rappresentato l’inizio di un nuovo capitolo per l’umanità.


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