Responsabilizzare i bambini e perché
Responsabilizzare i bambini rientra tra i compiti dei genitori. La felicità individuale è legata anche al senso di competenza personale e all’essere apprezzati per quello che si è e che si sa fare.
Educare i bambini in tal senso li aiuterà a sviluppare una maggiore autostima e maturità, che a sua volta permetterà loro di affrontare al meglio la complessa avventura della vita.
Naturalmente, è innegabile che tale apprendimento richieda del tempo e dello sforzo anche da parte nostra. Spesso, come ben sappiamo, è molto più facile per noi svolgere da soli le faccende domestiche. Si finisce prima e il risultato è migliore. Evitiamo discussioni inutili e ognuno dedica il tempo alle proprie faccende: i bambini giocano e gli adulti fanno cose da grandi.
Tuttavia, quest’ultima prospettiva non è esente da problematiche. La prima e più ovvia è legata al fatto che, una volta raggiunta la maturità, questi bambini non saranno in grado di assumersi le dovute responsabilità. La seconda riguarda invece il senso di frustrazione, sia nostro che loro.
Averli esonerati da qualsiasi responsabilità è causa di grande disagio. Possono provare smarrimento e rabbia perché si ritrovano da un giorno all’altro a doversi assumere oneri che giudicano al di là delle loro possibilità.
Perché la responsabilità va ben oltre rifare il letto, apparecchiare la tavola o portare fuori il cane. Essere responsabili significa saper reagire alle vicissitudini quotidiane, grandi o piccole.
Avere spirito di iniziativa, imparare dai propri errori, comprendere i propri limiti e capire che per raggiungere determinati obiettivi bisogna impegnarsi, ma che una volta raggiunti, la soddisfazione è immensa.
“La libertà significa responsabilità: ecco perché molti la temono”.
-George Bernard Shaw-
Responsabilizzare i bambini per renderli felici
Spesso trattiamo i nostri figli come se fossero degli ospiti a lungo termine. Ma chiariamo bene una cosa: non lo sono affatto. Se fanno cadere qualcosa, se rompono qualcosa o lasciano la cameretta in disordine, non bisogna rendere loro la vita semplice trovando una soluzione a ogni problema, ogni incidente o rimettendo a posto il loro disordine.
I nostri bambini non sono ospiti, sono creature che necessitano delle nostre cure, ma che hanno anche bisogno dei nostri insegnamenti per poter affrontare al meglio la sfida della crescita. Compito che richiede a noi di essere ben più che al loro servizio; dobbiamo essere guide, facilitatori, figure sempre presenti a cui possono rivolgersi con fiducia.
Tutti concetti che ci riportano inevitabilmente ai principi educativi delle teorie di Lev Vygotsky; celebre psicologo russo che sosteneva che ogni genitore o educatore debba essere un facilitatore e non un mero trasmettitore di contenuti.
Anche i bambini devono avere responsabilità proprie, perché è solo cosi che possono acquisire le abilità per conoscere se stessi e scoprire ciò di cui sono capaci. L’apprendimento è come un edificio che va costruito pezzo per pezzo a partire da solide fondamenta.
Chiarito ciò, vediamo in che modo possiamo responsabilizzare i bambini. Diamo qualche suggerimento nelle righe che seguono.
Le responsabilità vanno normalizzate il prima possibile
L’educazione dei figli inizia quasi subito dopo il primo minuto di vita. Avviene attraverso le routine, le abitudini e i costumi a cui i nostri figli si abituano fin dalla nascita.
Anche la nostra voce educa; il nostro atteggiamento, il nostro esempio. Per responsabilizzare i figli non bisogna attendere che compiano otto, nove o dodici anni.
Per esempio, chiedere al bambino di svolgere alcune faccende domestiche di tanto in tanto finirà per generare opposizione, riluttanza e resistenza da parte sua.
Se invece introduciamo piccole responsabilità di base nella sua routine quotidiana già a partire dai 3 – 4 anni, in un ambiente in cui ogni membro familiare dà il suo contributo, gli risulteranno presto del tutto normali.
Quali responsabilità affidare al bambino in funzione dell’età?
Ora sappiamo che anche i bambini devono assumersi delle responsabilità, ma a quali ci riferiamo esattamente? Quali possono assumere e quali no? Sono indubbiamente domanda lecite, a cui spesso si risponde con una lista di cose da fare in funzione della loro età.
Tuttavia, c’è ancora un aspetto da chiarire: l’età anagrafica del bambino non è un riferimento del tutto oggettivo, ma solo un punto di partenza.
Alcuni bambini a 6 anni sono più maturi di altri. Così come alcuni adolescenti non sono ancora in grado di assumere determinati compiti per diversi motivi.
Il modo più sicuro è usare la logica e osservare i progressi del bambino. Man mano che dimostra la sua competenza, gli si possono affidare nuovi compiti – purché sia fatto in piena sicurezza – in modo tale da promuovere lo sviluppo della sua autostima e maturità.
Responsabilizzare i bambini con il rinforzo positivo
Prima di assegnare una responsabilità al bambino, bisogna tenere a mente che può sempre sbagliare, fare errori, trascurare qualche dettaglio. L’ultima cosa da fare, in questi casi, è punirlo, criticarlo o addirittura arrabbiarsi.
Il piccolo deve affrontare un percorso di crescita che ha un valore immenso. La cosa migliore da fare, dunque, è usare il rinforzo positivo, essere pazienti, fidarsi di lui e dare l’esempio.
Alzare l’asticella: le sfide fanno bene ai bambini
Quando è possibile, è bene alzare l’asticella di tanto in tanto per vedere come reagiscono i nostri figli. Farlo dà essi l’opportunità di mettersi alla prova e di provare a noi (ma soprattutto a loro) che sono in grado di ottenere risultati.
Le sfide possono essere fonte di grande motivazione per il bambino, portandolo a mettere in pratica processi importanti come la pianificazione, l’immaginazione, l’apprendimento per tentativi ed errori, ecc.
Un esempio di sfida potrebbe essere quello di incoraggiarli a creare il proprio orto in casa oppure di aiutare i nonni per una settimana, vedere cosa manca in casa e fare la lista della spesa, ecc…
Esempi di semplici azioni che possono risultare interessanti per i bambini e che li aiuteranno ad acquisire in fiducia in se stessi, maturità e responsabilità. Non esitiamo, dunque, a insegnare il prima possibile queste abilità essenziali alla vita.
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- Daniels, H. (2016). Vygotsky and Pedagogy. Vygotsky and Pedagogy (pp. 1–198). Taylor and Francis Inc. https://doi.org/10.4324/9781315617602