Riconoscere i bambini più intelligenti?

Grande curiosità, sguardo attento e persino tentativi di comunicare fin dalle prime settimane di vita? Questi e altri tratti sono quelli che possono definire i bambini con alte capacità intellettuali.
Riconoscere i bambini più intelligenti?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

È possibile riconoscere i bambini più intelligenti? Sembra che a volte siano presenti indizi, fatti e anche meccanismi sorprendenti.

Uno dei casi più significativi degli ultimi anni è quello di Heidi Hankins. All’ età di 4 anni, il suo QI fu valutato a 159, un punto in meno di quello di Albert Einstein. Tuttavia, questa bambina del Wisconsin dimostrava doti interessanti già pochi mesi dopo la sua nascita.

Matthew Hankins, il padre della ragazza, spiegò agli psicologi che poche settimane dopo la sua nascita provava già a comunicare, anche se ovviamente non riusciva ancora a verbalizzare nulla.

Prima del primo anno di età Heidi cominciò a comunicare in frasi complete e ben articolate. All’età di due anni, era in grado di leggere normalmente i libri per bambini.

Il genio o le elevate abilità cognitive  possono essere rivelate in certi casi. Tuttavia, come tutti sappiamo, spesso ci vogliono molti anni per riconoscere i bambini più intelligenti, il che ha un grande impatto a livello accademico e affettivo.

Neonato sull'erba.

Come riconoscere i bambini più intelligenti

Per molto tempo più che il bisogno di riconoscere i bambini più intelligenti, si è aspirato a crescere dei geni. John Protzko, psicologo dell’Università della California, per esempio, ha pubblicato un documento in collaborazione con i suoi colleghi. Lo scopo era quello dimostrare quali dinamiche nella genitorialità possono aumentare le competenze intellettuali dei bambini.

I dati hanno dimostrato che può essere significativo offrire ai neonati acidi grassi polinsaturi a catena lunga, così come iscriverli a interventi educativi precoci. Come ben sappiamo, ogni bambino segue il proprio sviluppo, ci sono molte differenze individuali e anche un altro fattore.

Mentre è sempre positivo offrire a ogni bambino un ambiente stimolante per sviluppare le sue capacità, è anche cruciale identificare il bambino altamente capace in una fase iniziale. Oggi non possiamo testare un neonato, ma disponiamo di alcune strategie per riconoscere i bambini più intelligenti.

Metodo di assuefazione e disassuefazione visiva

La tecnica di assuefazione e disassuefazione visiva valorizza la curiosità del bambino. In ogni caso, più che la curiosità, si tratta dell’interesse precoce per stimoli diversi.

Molti bambini mostrano disagio quando vedono un volto diverso da quello dei genitori. Percepire o entrare in contatto con uno stimolo diverso dalla loro routine quotidiana può a volte provocare il pianto. Tale risorsa prevede quanto segue:

  • A un bambino di pochi mesi viene presentato un volto (per mezzo di una fotografia). Glielo si mostra ripetutamente finché non perde interesse (assuefazione).
  • In seguito, lasciamo passare qualche giorno e lo esponiamo di nuovo a quella faccia, ma insieme ad un’altra. Per identificare i bambini più intelligenti, facciamo attenzione a quanto segue: il loro interesse nei confronti del viso che è diverso da quello familiare. Questo dimostra due cose. La prima è la capacità precoce di differenziare i volti e ricordare quelli già visti. La seconda è la curiosità naturale e istintiva per tutto ciò che è nuovo.

Questo sviluppo precoce della memoria e della capacità di discriminare gli stimoli è un tratto caratteristico di un’elevata competenza.

Se il bimbo raggiunge presto le pietre miliari dello sviluppo infantile

Sappiamo che la questione dei percentili nello sviluppo infantile è talvolta controversa. Ci sono bambini che iniziano a dire le loro prime parole prima dei 12 mesi e altri più tardi. Queste piccole lacune non sempre rivelano un talento o un ritardo.

Tuttavia, per identificare i bambini più intelligenti, dobbiamo prestare attenzione a quelle pietre miliari che risultano eccezionalmente fuori dall’ordinario. Un esempio concreto è ad esempio che prima dell’età di un anno possano pronunciare frasi complete senza errori di concordanza o di pronuncia.

Allo stesso modo, per quanto riguarda la psicomotricità, è frequente che riescano a stare seduti prima dei tre mesi o che le loro abilità motorie fini siano quasi perfette prima dell’età di un anno.

Attenzione sostenuta: la chiave per identificare i bambini più intelligenti

Un’altra caratteristica determinante per riconoscere i bambini più intelligenti è la loro attenzione sostenuta.

Per esempio, i genitori dichiarano che i figli a 5 o 6 mesi rimanevano concentrati su un compito per molto tempo senza divagare. Le costruzioni, per esempio, sono i più coinvolgenti per questi bambini.

Bambina con lente di ingrandimento.

La solitudine nei neonati e nei bambini con alte capacità

Pochi bambini amano essere lasciati soli o addirittura giocare da soli. Tuttavia, spesso vediamo bambini di 9 o 12 mesi che si godono questi momenti di gioco solitario.

Non sono esigenti e non mostrano un attaccamento eccessivo ai loro genitori. Nella maggior parte dei casi, si divertono facilmente con cose che attirano la loro attenzione, esplorando nuovi scenari, stimoli e giochi.

Questo grado di indipendenza precoce o di preferenza per la solitudine è qualcosa che non dovrebbe essere rafforzato. Tutti i bambini, e specialmente quelli che dimostrano alte competenze, hanno bisogno di passare del tempo con i loro coetanei e di socializzare. Lo sviluppo delle abilità sociali e la corretta gestione delle emozioni non possono essere trascurati.

Ogni bambino è unico ed eccezionale, tutti hanno i loro talenti, la loro personalità, il loro temperamento, che è già evidente poche settimane dopo la nascita. La cosa più importante è saper assistere e rispondere a ogni bisogno. I bambini con grandi capacità non fanno eccezione.


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  •  Protzko J, Aronson J, Blair C. How to Make a Young Child Smarter: Evidence From the Database of Raising Intelligence. Perspectives on Psychological Science. 2013;8(1):25-40. doi:10.1177/1745691612462585

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