Scala dell'inferenza di Argyris: non fatevi film!

Non c'è peggior disastro di quello che ci costruiamo nella nostra mente. Per quale motivo a volte siamo i registi più crudeli e pessimisti del film immaginario sul nostro futuro? Ce lo spiega un'interessante teoria.
Scala dell'inferenza di Argyris: non fatevi film!
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Capita a tutti: ci facciamo veri e propri film mentali degni di un Oscar. Pensare a scenari futuri catastrofici, immaginare dei drammi, divagare su strane storie che potrebbero accadere… Tutte queste deduzioni senza fondamenta e a volte senza alcun senso sono spiegati da un’interessante teoria: la scala dell’inferenza di Chris Argyris.

Per coloro che non hanno mai sentito questo nome, potremmo dire che si è trattato di un esponente della teoria del comportamento umano all’interno delle aziende. Psicologo, economista e professore di Harvard, è stato un vero e proprio punto di riferimento per capire i meccanismi che connettono le persone le une alle altre, il modo in cui prendiamo decisioni e come queste influiscono sui diversi contesti sociali che ci riguardano.

Uno dei contributi più interessanti del dottor Argyris è stata la sua teoria dell’inferenza. Ci spiega in che modo attribuiamo un significato alle cose nella nostra mente e come queste influiscono sulle nostre azioni. E questo perché, ammettiamolo, al volte facciamo delle interpretazioni del tutto erronee che alimentano il nostro malessere e ci portano a prendere decisioni sbagliate.

Film mentali, come immaginare che il nostro partner ci menta, che i colleghi di lavoro ci odino o che verremo bocciati a quell’esame perché facciamo antipatia al professore, ecc.

Tutto ciò ha due effetti su di noi: limita la qualità della nostra vita a causa dell’inferenza generata e che non sempre si basa su dati fondati; ci fa cadere in cicli di vera e propria sofferenza, perché diamo credito a idee che non partono da fatti obiettivi. 

Cinepresa e film mentali.

Scala dell’inferenza di Chris Argyris, di cosa si tratta?

Le persone risentono di una tendenza diffusa: credere che due più due faccia cinque. Lo facciamo quando vediamo uscire la vicina di casa in lacrime e pensiamo che il fidanzato l’abbia lasciata, quando il nostro capo discute con qualcuno in ufficio e ci ripetiamo che le cose non vanno bene e che dovremmo cercarci un altro lavoro.

Inferire, trarre le nostre conclusioni e farci veri e propri film mentali è un aspetto profondamente insito nell’essere umano. C’è chi si impegna così a fondo e possiede così tanta immaginazione da ideare veri e propri capolavori cinematografici. E questo si deve a diversi motivi:

  • Il nostro cervello non ama l’incertezza, non ama “non sapere qualcosa”. Per giungere a una conclusione ricorre a un turbinio di osservazioni obiettive, a una buona dose di immaginazione e a inferenze che non sono del tutto logiche.
  • Al tempo stesso è doveroso dire che il mondo si muove sempre più in fretta. Riceviamo molti stimoli, informazioni, siamo sotto pressione e dobbiamo trarre conclusioni rapide per poter agire. E proprio questo è il punto di partenza dei nostri più grandi problemi.

Questo provoca malintesi, deduzioni errate su persone e situazioni. Per poter essere maggiormente consapevoli e avere il controllo sul modo in cui giungiamo a certe conclusioni è utile conoscere gli approcci teorici al riguardo, come la scala dell’inferenza di Chris Argyris.

Grazie a questo punto di vista, riusciremo a capire meglio il funzionamento del nostro cervello quando dobbiamo prendere determinate decisioni.

Cosa ci dice la scala dell’inferenza?

Questa teoria venne presentata nello studio di ricerca degli psicologici Chris Argyris e Peter Senge, dal titolo The Fifth Discipline: The Art and Practice of the Learning Organization. L’approccio era volto al contesto aziendale; lo scopo era cercare di capire perché a volte si prendono decisioni sbagliate o persino folli nell’ambiente di lavoro.

A tale scopo, gli autori si sono serviti della metafora della scala per descrivere il  meccanismo per cui giungiamo a determinate conclusioni. I passaggi sono i seguenti:

  • Osserviamo quello che ci circonda.
  • Selezioniamo determinati dati o informazioni riguardo ciò che vediamo.
  • Attribuiamo essi un significato.
  • Elaboriamo supposizioni.
  • Traiamo conclusioni sulla base delle nostre supposizioni.
  • Agiamo sulla base dell’idea di fondo.

Le nostre convinzioni fungono da mediatore in questa successione di passaggi. Ci spingono a selezionare un’informazione piuttosto che un’altra, ovvero a filtrare la nostra realtà. A volte, tra l’altro, ci spingono a passare dall’osservazione alle conclusioni in un millesimo di secondo.

Come elaborare inferenze migliori per non “farci film” che si discostano dalla realtà?

Sappiamo che il cervello umano non tollera l’incertezza e proprio per questo motivo tende a giungere a conclusioni sbagliate e a farlo velocemente. Ciò ci danneggia, perché ci induce a prendere decisioni che alla lunga ci fanno male e che potrebbero far scaturire dei conflitti.

La scala dell’inferenza di Chris Argys ci aiuta a mettere in campo alcune strategie per agire sentendoci più sicuri, obiettivi e riflessivi.

I 6 gradini per prendere decisioni più sagge

La teoria della scala dell’inferenza necessita di una certa dose di responsabilità e di impegno mentale da parte nostra. Tirare il freno prima di consolidare determinate idee e ampliare un po’ i nostri orizzonti per scavare oltre la superficie è senz’altro un consiglio da tenere a mente. Ecco i passi da compiere per inferire con maggiore saggezza.

  • Primo gradino: osservare tutti i fatti con sguardo obiettivo senza aggiungere le proprie convinzioni. Vietato fare supposizioni.
  • Secondo gradino: non scartare alcun dato. A volte tendiamo a eliminare determinate informazioni perché non rispecchiano il nostro specifico punto di vista sulle cose. Bisogna rimanere obiettivi.
  • Terzo gradino. Alla vista di determinate cose vogliamo attribuire esse un senso. Quando lo fate, domandatevi perché attribuite questo significato e non altri. Siate critici con voi stessi.
  • Quarto gradino. Una volta attribuito un significato a qualcosa, ecco arrivare le nostre supposizioni. Chiedetevi: questa supposizione si basa su fatti che ho visto e in cui credo?
  • Quinto scalino. Se siete giunti a una determinata conclusione, filtratela. Eliminate da essa le vostre convinzioni, le vostre emozioni, e analizzatela sotto la lente dell’obiettività. Pensate ancora che sia giusta?
  • Sesto gradino: comportamento. Agite spinti dalle vostre emozioni oppure tenete conto delle informazioni obiettive a vostra disposizione? Agite sempre adattandovi alla realtà che percepite. A volte, lasciandoci trascinare dalle emozioni, finiamo per dire qualcosa di cui poi ci pentiamo. Siate riflessivi.

È chiaro che a tutti noi è capitato di farci un film mentale che poco aveva a che fare con la realtà, portandoci a stare male (e persino a provare imbarazzo).

Possiamo evitarlo facendo uso di un approccio mentale più riflessivo, obiettivo e privo di supposizioni,  pregiudizi o inferenze prive di senso.


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  • Argyris Chris, Senge Peter (2006) The Fifth Discipline: The Art & Practice of The Learning Organization. Doubleda

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.