Scomporre gli oggetti: potente tecnica creativa

La creatività non si acuisce solo costruendo e assemblando oggetti come i classici Lego. A volte andare a ritroso e scomporre gli oggetti per scoprire ogni loro parte si rivela una strategia altrettanto interessante.
Scomporre gli oggetti: potente tecnica creativa
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Quando diamo un giocattolo a un bambino, l’ultima cosa che ci aspettiamo è che lo rompa. Tuttavia, c’è sempre una probabilità pari al 90% che ciò accada. In realtà, i piccoli più intelligenti e brillanti hanno l’abitudine di scomporre gli oggetti. Vale a dire, smantelleranno quel veicolo, quella bambola o quel gioco per “sapere cosa c’è dentro” e capire com’è fatto.

A volte il semplice atto di tornare alle origini, smontare o decostruire funge da straordinario strumento di creatività. E questo è un passaggio di cui non sempre teniamo conto. Per esempio, quando pensiamo ai classici LEGO e ai tanti mattoncini colorati, è comune pensare che pochi giochi incoraggino così tanto il pensiero creativo.

Tuttavia, negli ultimi anni si è scoperto che non è esattamente così. Un articolo di ricerca pubblicato sul Journal of Marketing Research rivela che dover costruire un kit LEGO secondo istruzioni specifiche e fisse ridurrebbe di fatto la capacità di innovazione.

È quindi tempo di vedere le cose in modo diverso. La creatività viene meno se dobbiamo seguire linee guida specifiche. Oltre a ciò, la costruzione non è all’altezza dell’originalità e del pensiero laterale. A volte scomponendo possiamo scoprire processi e possibilità sorprendenti.

Cervello colorato che rappresenta il processo di scomposizione degli oggetti.

Perché è utile scomporre gli oggetti?

Quando pensiamo alla creatività, lo facciamo sempre verso una direzione: in avanti. Questo movimento si traduce in processi come relazionarsi, collegare, costruire e, a poco a poco, dare forma a qualcosa di nuovo e innovativo. A volte, tuttavia, anche tornare indietro ci permette di fare scoperte e acquisire preziosi insegnamenti.

Conosciamo tutti qualcuno che chiamiamo “tuttofare”. Sono persone capaci di aggiustare le cose, uomini e donne che riescono a ripristinare il funzionamento di dispositivi, macchine e gadget che consideriamo perduti. Bene, per ottenere questa magia, hanno prima imparato a scomporre gli oggetti, a capire quale funzione ha ogni pezzo e come ogni parte forma un tutto che lavora in armonia.

Il problema delle menti fisse

La maggior parte di noi dà per scontato di essere persone estremamente creative. E, senza dubbio, lo siamo. Perché veniamo tutti al mondo con incredibili capacità di innovare, immaginare, sfidare la realtà e vedere le cose da più punti di vista.

Queste facoltà sono tipiche dell’infanzia, quando il pensiero laterale è al 100% della capacità. Tuttavia, l’istruzione formale e i metodi di insegnamento classici presentano un difetto: incoraggiano tutti a pensare allo stesso modo.

Quasi senza rendercene conto, sviluppiamo menti fisse che filtrano tutto attraverso ciò che  in psicologia è noto come “fissazione funzionale”. In cosa consiste questa dimensione?

La fissazione funzionale definisce quei momenti in cui ci limitiamo a pensare secondo schemi prestabiliti. Per esempio, quando ci viene chiesto a cosa serve una molletta di legno, la prima risposta che diamo è che il suo uso ovvio è stendere i panni ad asciugare.

Una mente fissa ha imparato a vedere le cose come sono e non è in grado di intravedere altre possibilità, altri mondi. L’arte di scomporre gli oggetti rende questi approcci più flessibili.

Il Cappello de Il Piccolo Principe.

Scomporre gli oggetti, mollette che si trasformano in gioielli

Tony McCaffrey è un rinomato ricercatore di innovazione e creatività. Consapevole del grande problema della fissazione funzionale nella mente umana, ha sviluppato una nuova tecnica per disattivare questo approccio e permetterci di acquisire originalità, flessibilità e, soprattutto, pensiero laterale.

La sua ricerca risulta determinante perché rivela che per superare la fissazione funzionale non c’è niente di meglio che imparare a scomporre gli oggetti.

Pensiamo a una molletta; per valutare tutti gli usi che questo oggetto di uso quotidiano può avere, l’ideale è scomporlo. In altre parole, sapere come è fatto e quali parti lo compongono. Scopriremo subito tre parti: due parti in legno e un elemento in metallo per tenerle unite.

Ora non abbiamo più un oggetto, bensì tre. Grazie a ciò, non solo scopriamo come funziona una molletta, ma possiamo anche valutare quali altri usi può avere.

Per esempio, il gancio centrale può essere utilizzato per realizzare un gioiello con un po’ di fantasia. Il legno può essere utilizzato per creare qualsiasi oggetto fai-da-te.

Elefanti mangiati da un boa

Pensiamo alla classica immagine del cappello de Il Piccolo Principe. La tecnica di scomporre gli oggetti trova la sua utilità anche in questo caso.

Basta andare oltre l’immagine apparente e immaginare quali altri oggetti o realtà possono costituirla. Perché non un elefante e un boa? Le possibilità sono infinite.

Conclusioni

Al fine di ottimizzare la nostra scintilla creativa e il pensiero laterale, non dobbiamo trascurare questa tecnica. Scomporre gli oggetti in singole parti può essere un approccio molto utile. Teniamolo a mente.


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  • McCaffrey (2012) Innovation Relies on the Obscure. A Key to Overcoming the Classic Problem of Functional Fixedness. Psychological Science; 23(8).

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