Sentirsi soli: possibili cause
Quante volte è capitato di sentirsi soli nella propria vita? Sicuramente in più di un’occasione, perché questa sensazione dal sapore amaro può presentarsi in qualsiasi momento della infanzia, adolescenza o maturità.
Sentirsi soli di tanto in tanto è normale, non lo è provare questa sensazione per mesi o anni. Secondo i dati dell’ONU, ci sono ormai circa 7,5 miliardi di persone nel mondo, più connesse che mai grazie alle nuove tecnologie, eppure ci sentiamo tremendamente soli. La solitudine ci fa male come non era mai successo prima.
Questa realtà non è solo sofferta a livello emotivo attraverso la tristezza, la disperazione o l’angoscia. La solitudine ha un grave impatto anche sulla salute fisica, già in aumento come una vera epidemia dai costi elevati. Potremmo dunque dire che è tempo di chiarire un aspetto: la solitudine uccide e lo fa in molti modi diversi.
Lo studio svolto presso il dipartimento di psicologia dell’Università di Chicago ci ricorda che questa dimensione aumenta il rischio di morte prematura. In che modo? Attraverso infarti del miocardio, obesità, dipendenze e purtroppo anche suicidi. Sentirsi soli spezza a poco a poco, finché non sopraggiunge l’indifesa più assoluta.
L’essere umano ha bisogno di una connessione sociale di qualità, in cui prevalga il sentimento di sicurezza e fiducia, quello stimolo costante in cui fluiscono affetto, reciprocità e sostegno. L’assenza di questo diritto vitale può essere devastante.
La solitudine è molto bella… quando si ha vicino qualcuno a cui dirlo.
-Gustavo Adolfo Becquer-
Sentirsi soli: possibili cause
La rivista Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology presenta un aspetto decisivo sulla solitudine.
Fino a non molto tempo fa si intendeva questo termine in modo unidimensionale, ovvero una persona si sente sola quando è isolata, quando non ha interazioni. Tuttavia, un simile approccio ci induce a cadere in errore.
Tanto per cominciare, la solitudine non è sempre sinonimo di isolamento. Essere soli non è come sentirsi soli. In altre parole, molte persone hanno un partner, una famiglia e degli amici, tuttavia avvertono una solitudine profonda e devastante.
Cosa c’è che non va allora? Perché capita di sentirsi soli nonostante la vasta rete di persone di fiducia intorno a sé? Nelle righe che seguono presentiamo i principali motivi che oggi alimentano, delineano e spiegano questo complesso sentimento.
Stagnazione
Ci sono momenti nel nostro ciclo di vita in cui ci troviamo letteralmente bloccati. Niente avanza, niente di ciò che ci circonda è significativo per noi e, quel che è peggio, all’orizzonte non brilla il luccichio dell’entusiasmo o della motivazione.
Immersi nella routine soffocante, è normale che la mente cada in uno stato di introspezione e riflessione continua in cui cresce con facilità la sensazione di solitudine.
Quando la vita smette di avere un significato, si inizia a costruire una corazza intorno a sé. È come se, a poco a poco, tutte le relazioni perdessero valore e significato.
Famiglia e amici, ma relazioni poco significative
Capita di sentirsi soli a causa della scarsa accessibilità dei rapporti interpersonali. Cosa intendiamo con “accessibilità”:
- Non fidarsi della famiglia e non sentirsi supportati.
- Gli amici sono persone con sui si esce a fare baldoria, ma non con cui poter condividere le proprie preoccupazioni; il legame è superficiale.
- Assenza di figure con cui esprimermi, condividere hobby, gusti, confidenze, etc.
La solitudine emotiva è oggi una delle forme più comuni. Più della solitudine sociale, ovvero quella in cui la persona non gode di una fitta rete di sostegno.
Dare tutto agli altri e sentirsi soli
Questo fatto è comune tra i caregiver o le persone abituate a farsi carico di un gran numero di responsabilità. Quando si dedicano attenzioni 24 ore al giorno, arriva il momento in cui i propri bisogni passano in secondo piano.
Ciò provoca, a breve o lungo termine, la sensazione di solitudine. Il caregiver percepisce di essere ignorato, di essere visto solo come qualcuno che dà, ma non riceve.
Sentirsi soli a causa di un’avversità non superata
Una perdita, una rottura emotiva, il peso di un’infanzia traumatica… Ci sono eventi per i quali nessuno è preparato, eventi dolorosi che non sempre riusciamo a superare e che lasciano zavorre, segni profondi e crepe interne molto difficili riparare.
Non aver superato simili avversità fa nascere spesso una costante e angosciante sensazione di solitudine. Le relazioni affettive non sempre durano molto, ogni legame è instabile, nessuna amicizia o partner sembra soddisfare tutti i propri bisogni.
Le ferite del passato sono un ostacolo alla creazione e al mantenimento di una rete stabile e sicura di persone su cui poter contare nel futuro giorno per giorno
Quando la solitudine si trasforma in abuso
C’è un tipo di solitudine che merita la nostra attenzione ed è legato all’età avanzata. Oggi questa realtà rappresenta una vera e propria epidemia, un allarme sociale che richiede consapevolezza e strategie.
Al giorno d’oggi, un gran numero di anziani (per lo più donne) vivono in una condizione di isolamento e di solitudine non scelta. A volte hanno parenti, vicini e servizi sociali interessati alla loro situazione. Tuttavia, nulla sembra sufficiente, valido o significativo per queste persone.
Perché la giornata ha molte ore in una casa nella quale abita solo il silenzio. Situazioni che lasciano il segno, che accelerano il declino cognitivo e malattie pregresse.
In questo contesto, è necessario adottare abitudini più attivi per affrontare l’isolamento dell’anziano. L’aspettativa di vita si allunga sempre più, motivo per cuci risultano necessarie nuove strategie di intervento e cura.
Conclusioni
La solitudine non scelta e sentita come dolorosa è uno dei più grandi nemici dei nostri tempi. Richiede non solo maggiore sensibilità, ma anche concrete azioni di emergenza.
La solitudine è sinonimo di esclusione sociale e questa può manifestarsi a qualsiasi età e ha, come spiegato in questo articolo, gravi conseguenze. Ricordiamo, dunque, di agire, essere più sensibili e chiedere aiuto se ne abbiamo bisogno.
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- Cacioppo, J. T., Hawkley, L. C., Crawford, L. E., Ernst, J. M., Burleson, M. H., Kowalewski, R. B., … Berntson, G. G. (2002). Loneliness and health: Potential mechanisms. Psychosomatic Medicine, 64(3), 407–417. https://doi.org/10.1097/00006842-200205000-00005